L’arescemendare di Nonna Pina, un’esortazione al fare

Fermi tutti! Una domanda al volo: sapete quanto sono lunghe le giornate estive con tutto ciò che c’è da fare nell’agro pugliese?! No?! Beh, Nonna Pina ne sa qualcosa. Per lei non c’è un minuto da perdere. Ci si adopera senza sosta, come piccole formiche industriose. Nonostante nei mesi più caldi si possono sfiorare anche picchi di trenta gradi sin dal sorgere del sole – o forse proprio per questo motivo – Nonna Pina è abituata ad armeggiare tra la cucina e l’orto molto presto la mattina. Eh sì! Pinuccia si attiva così presto che a volte è stata capace di dare filo da torcere al gallo appollaiato in fondo al cortile, sorpreso, ancora appisolato, dal ciabattare dell’anziana proprietaria a colloquio con le sue piante preferite.

Da sempre, infatti, la bisnonna di Edoardo addolciva i suoi risvegli attraversando il suo orto e confidando a se stessa sogni, speranze e buoni propositi sotto ulivi e vigne ancora incantate dalla frescura della notte. Già! Quanti segreti potrebbe svelare il fico secolare vicino al quale era solita passeggiare e del quale aveva gran considerazione. Vero protagonista delle sue minuziose cure, questo albero ne aveva viste e sentite delle belle: una specie di amico di famiglia dalla corteccia cenerina con il quale scambiarsi opinioni disparate – in genere non richieste – che l’anziana signora elargiva con disinvoltura.

E poiché le avevano insegnato che in estate l’orto va innaffiato prima delle sei di mattina o direttamente di sera, non c’era da stupirsi se Pinuccia, oltre quei brevi attimi di svago, non concedeva a se stessa un minuto di chiacchiere in più del dovuto. Ecco perché, la sveglia senza orari di papà Alberto la sorprendeva. L’orto non andava in vacanza, e neanche lei! Perciò, mentre Alberto russava ancora alle dieci di mattina, lei aveva già alle spalle quattr’ore di fatica. Da qui la sua esclamazione “Ma questo ancora a grifuare sta?!” (se ve lo siete perso, trovate il link qui).

Quell’estate, tra Edoardo e Nonna Pina si erano instaurati alcuni rituali irrinunciabili ai quali i due non si sottraevano per nessun motivo al mondo. Non appena il ragazzino, stropicciandosi gli occhi, usciva sul patio per salutare l’anziana signora, lei subito gli commissionava qualche piccolo intervento di estirpazione di erbacce varie ed eventuali. Se, per qualche malaugurato motivo, Edo veniva beccato a bighellonare alzando gli occhi al cielo, Nonna Pina interveniva prontamente: “Men’ ad arescemendò”! Solo accorgendosi dello sguardo interrogativo del giovanissimo pronipote, Pinuccia esclamava: “Butta le mani! Su, butta le mani!”, mandandolo in totale confusione sul da farsi. Buttare le mani?! In che senso? Come? E soprattutto perché? Gli ci volle un’estate intera per capire – solo dopo aver visto la bisnonna dimenarsi tra l’orto, il casale e gli animali – che quel famoso arescemendare, voleva dire darsi da fare e quindi, per esteso, “buttare le mani avanti”. La terra è una faccenda seria. Che sia l’alba o il tramonto, c’è sempre da arescemendò. Avanti, marche!

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