In realtà si trova nelle immediate vicinanze di Andria, o addirittura nell’estrema periferia cittadina. Ma una volta raggiunto l’ampio e ridente giardino che circonda la struttura, come per incanto svanisce ogni forma di presenza urbana, insieme ad ogni traccia di modernità. Inizia quindi la visita dell’ottocentesca Villa Ceci (di proprietà dell’omonima famiglia), che non a caso sul biglietto da visita dell’attività di Bed and Breakfast viene definita “dimora di storie”. Qui infatti lo charme sobrio e mai ostentato è testimonianza di un’eleganza antica e consolidata nel tempo. A partire dalla lineare e austera facciata principale, fino alle camere del primo piano, dove i mobili d’epoca, una panoramica terrazza con piscina, e le confortevoli stanze da bagno, fanno pensare ad antiche consuetudini aristocratiche.
E il tutto trova un immediato riscontro nell’atmosfera che regna nell’annesso ristorante Cucromia, articolato attraverso postazioni diverse e disposte in rapida successione. Se la prima gradevole impressione la regala il suggestivo agrumeto che funge da dehors estivo, all’interno si aprono larghe e luminose sale (compresa quella ricavata nella veranda), arredate con garbo e in assoluta sintonia con lo stile complessivo. Insieme alla signora Roberta Crocetta, ne è responsabile Sabino Carbutti, che da molti anni opera come illuminato imprenditore del settore, ed è evidentemente capace di formare e valorizzare i suoi giovani collaboratori. Lo dimostra l’impeccabile accoglienza di Denny Conte, che con professionalità sa anche misurarsi con gli abbinamenti cibo-vino. Mentre Grazia Antonini ai fornelli si misura con preparazioni tecnicamente corrette e tali da rendere omaggio alla crasi che caratterizza il nome, Cucromia appunto, che sta per cucina a colori.
Eppure le raffinate presentazioni non sono un mero esercizio di vuoto virtuosismo, al contrario vengono sempre sorrette da una precisa identità di sapori, spesso del territorio. Comincia dunque un lungo percorso di terra e di mare, che ha per esordio gli spinacini cotti a bassa temperatura, con crema pasticciera salata e funghi cardoncelli; e il salmone confit con sedano candito e crema di ricotta affumicata. Due piatti che rispettivamente registrano piccoli colpi di genio: l’utilizzo della crema pasticciera salata, e il gioco del sentore affumicato tra il salmone e la crema di ricotta. Così come il morbidissimo reale di mucca podolica su letto di spinaci, con fonduta di pecorino alle pere e pere caramellate, evoca ironicamente un popolare detto proverbiale. Per poi procedere con una sorta di degustazione delle potenzialità gastronomiche della burrata (alla quale viene dedicato anche un intero menu, grazie agli eccellenti prodotti di un noto caseificio locale), che si divide tra il il protagonismo dei cappelletti ripieni di burrata con crema di zucca e tartufo; e quello della pasta mista al ragù di polpo con stracciatella. Oppure con il superbo carciofo in oliocottura ripieno di patate e mozzarella in crema di carciofi, che merita un applauso convinto. Squisiti il pane e i grissini preparati in casa, e la finale crostatina mandorle e agrumi è una conferma del talento da pasticciera della chef.