“Tutto è iniziato dalla classica alternanza scuola lavoro conclusa con una tesina presentata all’esame di maturità dal titolo Perbacco”. Così Massimo Striano racconta come è entrato nel mondo del vino grazie a suo figlio Samuele e come poi, in punta di piedi, sia nata Autnotaut, impresa sociale alimentata con l’entusiasmo di ragazzi con disturbo dello spettro autistico, parte attiva nell’attività quotidiana.
Autnotaut non è la classica e onorevole iniziativa associativa, è molto di più. Nasce nel 2023 a Brindisi con la collaborazione con l’azienda vinicola salentina Cantine Risveglio: due realtà sotto la bandiera “WineAut”. È un modo nuovo in grado di impiegare persone che, fino ad oggi, non hanno trovato la loro dimensione lavorativa, quindi restando ai margini perché non c’è tempo e voglia di investire su di loro. Di età differente, dai 20 ai 47 anni, tutti loro hanno un unico obiettivo: essere parte attiva della società. Non si tratta della classica cantina vinicola, ma è una realtà coinvolgente che integra, in ogni fase della lavorazione, dall’uva al vino, tutti in base alle loro declinazioni. “Al momento ci sono cinque ragazzi pronti a partecipare all’intero processo produttivo – Spiega Massimo – Possono trovarsi in fase di vendemmia, oppure di imbottigliamento o all’etichettatura, comprese consegne e attività di magazzino”. C’è poi un secondo gruppo che, in futuro, si occuperà di laboratori finalizzati alla creazione di gadget e packaging creativi. “Stiamo creando da zero, grazie anche all’aiuto delle famiglie coinvolte, uno spazio da dedicare esclusivamente a questo e alla vendita delle bottiglie”.
La parte di produzione che va sotto il nome di Wineaut cela un messaggio. Basta guardare bene l’etichetta per capire quanto l’imperfezione possa divenire un’opportunità, a patto che sia ben indirizzata. La parole wine e aut capovolte stanno a testimoniare anche uno stato di rabbia generale dei genitori che non vedono uno sbocco per questi ragazzi, che sono costretti a non potersi interfacciare con il mondo del lavoro in cui non c’è spazio per loro. “La disabilità viene percepita ancora come disagio sociale”. Lo afferma Massimo amareggiato nell’ambito di Spiritosa Festival tenutosi a Cogliano d’Otranto (LE) a fine settembre, in cui è stato dato spazio – Tra tutti gli eventi satellite – alla new generation del vino pugliese e salentina. “Sta a noi creare un futuro migliore per loro, mettendoci in gioco anche ora, quando non siamo più così giovani. Siamo genitori prestati all’attività imprenditoriale, vorremmo solo il meglio per i nostri figli, che avessero un futuro in un contesto in cui esprimersi non è difficile, e che l’ambiente sia sempre stimolante per loro”.
Perché mettere in piedi un processo più complesso rispetto all’associativo è presto detto. “Creare un’impresa con persone affette da DSA significa urlare un messaggio molto più forte rispetto a quell’associativo che, inevitabilmente, andrebbe a perdersi con il passare del tempo e il solito disinteresse sociale. Ciò che vogliamo è produrre valore, essere costantemente impegnati sul territorio. Certo, abbiamo investito anche in progetti dedicati ad altre associazioni o a noi, però non vogliamo presentare il solito piatto alla società, piuttosto vogliamo esserne parte attiva e contribuirne con oneri e onori. Questo sì che è un messaggio forte”.
Il cammino di Autnotaut oggi, porta avanti tre etichette, per un totale di 1500 bottiglie all’anno, ma solo per ora. “Siamo ancora molto piccoli, quasi neonati, ma vogliamo crescere. Siamo partiti da uno Chardonnay bianco frizzante, mentre quest’anno abbiamo lanciato un rosato da Negroamaro che, grazie a partnership territoriali, è stato venduto presso il lido sito nella riserva naturale di Torre Guaceto. Ora siamo fuori con un rosso, una scommessa, un Susumaniello in purezza chiamato 3 Sensi, che ci proietta in una nuova dimensione, quella che i nostri figli vivono giornalmente”.
Crescere si può e abbiamo il dovere di pensarci, portando un modo nuovo di vedere le cose. “Dobbiamo scommettere su tutti questi ragazzi che hanno dimostrato di voler e saper far bene. Pensiamo e puntiamo a crescere con il numero di bottiglie e magari, anche con le etichette. Però un passo per volta” dice Massimo. Quella di Autnotaut è una realtà che si va ad unire ad altre iniziative regionali che stanno raccogliendo consenso. È solo un inizio certo, Massimo ne è consapevole, però è necessario iniziare a pensare e ad agire con concretezza, in modo che il vino possa fare da connettore sociale, senza dimentica di pensare e ragionare da imprenditori, perché questo è ciò che si aspetta il mondo, anche da questi ragazzi. “C’è bisogno di insistere, puntare sulla continuità. È per questo che il brand Winaut e il progetto Autnotaut deve continuare in questa direzione. Dobbiamo mostrare e, se serve, insegnare a chi ancora non lo sa, che la disabilità è una risorsa anche per il nostro territorio. I nostri non possono essere solo delle comparse in questo mondo, piuttosto necessitano di essere parte attiva rendendo questo il miglior mondo possibile”.