Il cambio epocale che sta riguardando un alimento come l’olio extra vergine di oliva richiede la piena collaborazione di tutti, da chi produce a chi consuma. “Ci vuole più consapevolezza”, dichiara Nicola Pantaleo, l’amministratore delegato di Nicola Pantaleo Spa
Niente sarà più come prima, con ogni probabilità. Il cambiamento climatico ha messo in seria crisi il settore olivicolo internazionale. Manca l’olio, ed è un dato di fatto incontrovertibile. La produzione delle ultime due campagne olearie ha registrato un sensibile calo come non si era mai verificato nella storia contemporanea. Nulla a che vedere con il fenomeno fisiologico dell’alternanza di produzione, che vuole un anno di carica contrapposto a un anno con un minor raccolto. Purtroppo, vi sono areali produttivi in cui non si vedono olive da diversi anni.
“La Puglia, per come è strutturata, per fortuna regge il colpo” – chiarisce Nicola Pantaleo, ad della Nicola Pantaleo Spa, storica impresa olearia con sede a Fasano, in provincia di Brindisi. “Il timore che si possa compromettere la tenuta del comparto è reale. Non si tratta di una speculazione, né tanto meno di un fenomeno transitorio. Il quadro che si è delineato riflette una situazione che ha spiazzato tutti gli operatori. Gli effetti si notano osservando l’andamento dei prezzi sugli scaffali”. Sono due anni ormai che sul mercato c’è carenza di oli extra vergini di oliva, i prezzi sono lievitati, i consumi si riducono. La complessità attuale del mercato per un alimento come l’olio extra vergine di oliva merita una seria riflessione da parte di tutti. Infatti sono molti gli incontri tra gli addetti al settore alla ricerca di soluzioni efficaci.
Se da un lato si sta tentando di fronteggiare un fenomeno climatico complesso e incerto, rendendo necessario un nuovo approccio agronomico, più resiliente, nella speranza che si possa gestire al meglio l’andamento della produzione, dall’altro resta il problema dei prezzi più elevati sugli scaffali, dovuti alla carenza di prodotto. Il consumatore, nel frattempo, non ne ha compreso bene le ragioni e c’è il rischio che si diriga verso altri grassi alimentari, non certamente dello stesso valore nutrizionale, salutistico e sensoriale. “La strada da percorrere – ha dichiarato Nicola Pantaleo – è quella della consapevolezza. Ogni consumatore va educato a riflettere e a compiere scelte più responsabili ed etiche. Oggi più che mai, si deve cercare di capire perché e come mai si deve spendere una certa cifra per un olio extra vergine di oliva che sia di acclarata qualità”.
La ricchezza in biodiversità rende l’olio italiano più caratterizzante e versatile, aperto a molteplici impieghi. Così, se da un lato si sta assistendo a una contrazione del 9,7% in volume, il rovescio della medaglia è l’incremento del 27% in valore, segno che nonostante la grande crisi, gli italiani non stanno rinunciando all’olio extra vergine di oliva di qualità. Pur nella preoccupazione generale dovuta al netto calo della produzione, gli extra vergini 100% italiano, a differenza dei generici extra vergini da “primo prezzo”, sono cresciuti nel 2023 di circa il 3%.
I consumatori italiani non hanno affatto abbandonato l’extra vergine ma solo ridotto il consumo e differenziato l’impiego. Questa nuova tendenza offre molti spunti di riflessione sulla natura poliedrica del prodotto. “Occorre aprirsi a una nuova visione dell’olio extra vergine di oliva”, precisa Nicola Pantaleo. “Deve passare il concetto che un cucchiaino di extra vergine di buona qualità permette di assumere la giusta dose di sostanze antiossidanti, utili per la nostra salute e per il benessere. Questo approccio la Nicola Pantaleo Spa lo segue da anni, attraverso l’adesione al Ceq, il Consorzio extra vergine di qualità, e a Unifol, l’Unione italiana famiglie olearie. Queste due realtà associative si propongono infatti di affiancare la grande distribuzione organizzata nel compiere le scelte non più solo in funzione della logica del prezzo ma di una alta qualità accertata.
“L’impegno nel cambiare prospettiva deve essere di tutti”, sostiene l’ad di Nicola Pantaleo Spa. “Ci vuole una intesa tra le parti per dare valore al prodotto e comunicarlo nel modo migliore, puntando a far diventare il consumatore sempre più consapevole delle proprie scelte, finalizzate ai diversi impieghi dell’extra vergine, aprendo così a un acquisto modulato in base agli utilizzi in cucina, a crudo o in cottura.
Qual è la situazione in Puglia?
Sicuramente la Puglia regge il colpo con 320 mila tonnellate in media, superiore rispetto all’anno scorso, più del 60% dell’olio italiano è stato prodotto in Puglia. Da Ostuni in su la produzione è migliore. È una situazione nuova per tutti perché livelli di prezzi così alti non erano mai stati ottenuti, la domanda dell’olio extra vergine 7’% export. Dopo un momento iniziale in cui il consumatore era confuso dall’aumento, ha continuato a utilizzarlo, domanda calata ma non tanto. Il consumatore guarda altri aspetti che non sono solo legati al prezzo, all’origine al marchio. Il prodotto italiano ha aumentato del 5% le vendite.
Mi parli della sua realtà?
È un’azienda olearia storica, inizia nel 1890 con il mio bisnonno Antonio, che lo commercializzava durante la campagna olearia insieme ad altri prodotti pomodori, pesce. L’olio lampante in Inghilterra per accendere le lampade. Nel 1930 mio nonno si dedicò all’olio commercializzandolo e con mio padre donato sul finire degli anni 50 facciamo l’imbottigliamento. In quell’anno ci fu una gelata e la produzione fu ridotta e questo diede il via per il confezionamento. 160 ettari di proprietà recuperando terreni di uliveti abbandonati, lavoriamo in biologico. Per l’olio biologico siamo chiusi.
Spesso gli oli venduti nella grande distribuzione non godono di una fama di qualità?
Non è ovviamente così anche nella Gdo [grande distribuzione organizzata n.d.r] si fa qualità, cercando di promuovere la cultura dell’olio. La forbice degli oli extra vergine è ampia. Ci sono oli ossidati e oli di estrema qualità. L’errore è stato inserire a scaffale prodotti a 2,99 euro. Unifol, unione famiglie oleari italiane, raccoglie tutte le aziende del settore come: Monini, De Sanctis, Fracchioni, tramite loro facciamo un autocontrollo della qualità del prodotto durante il periodo di permanenza a scaffale. Nella grande distribuzione oggi è possibile trovare vini di alto pregio e lo stesso vale per l’olio.