I dealcolati arrivano in Puglia e la cantina Varvaglione segue le nuove tendenze del bere

Low alcol, no alcol o vino della tradizione? Mentre il dibattito sull’argomento è nel vivo, in Puglia il titolo di innovatore tocca a Varvaglione1921. In occasione del Vinitaly appena concluso la cantina ha presentato due bevande alcohol free, Spritz e Sparkling. Le nuove etichette, dal piglio glamour e al passo con i tempi, tracciano una nuova direzione per il vino regionale e italiano che, tra polemiche e buone intenzioni, deve fare i conti con il mondo dealcolato.

 

Si tratta di due bevande che strizzano l’occhio al bere a zero rischi, indirizzate a un mercato sempre più consapevole sull’argomento e con la promessa di creare inclusione. Spritz e Sparkling sono il frutto di uno studio lungo che ha visto impiegare ingenti forze aziendali sul progetto ma che, alla fine, ha portato i risultati sperati. Intercettate le richieste dei consumatori dagli Stati Uniti alla Germania, passando per il Regno Unito, si aprono nuovi scenari legati al consumo del vino che, inevitabilmente, sta cambiando. “Ascoltiamo i mercati e proponiamo l’eccellenza”. Lo dice Marzia Varvaglione, spiegando l’esigenza di uscire con due nuove etichette così speciali.

 

“Dopo vari tentativi e prove in cantina siamo giunti alla nostra bevanda dealcolata così come la vediamo – Afferma la Varvaglione – Per creare il nostro Sparkling abbiamo utilizzato diverse varietà uve a bacca bianca che cambieranno in base all’annata. Le basi sono state dealcolizzate all’estero, utilizzando speciali tecniche in grado di preservare le caratteristiche aromatiche dell’uva”. Ciò accade poiché non è ancora possibile per le imprese italiane elaborare il prodotto negli stabilimenti vitivinicoli e non sono state fornite indicazioni agli operatori sul regime fiscale. In estrema sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l’UE), ma i produttori italiani non possono produrlo in loco. Si parla quindi, di un prodotto a zero contenuto alcolico.

 Il progetto di Sparkling e Spritz si rivolge alla GenZ. Secondo Marzia Varvaglione loro corrispondono – tra tutti gli altri – ai principali consumatori dei prodotti a basso contenuto alcolico e valgono il 36% dei consumatori potenziali italiani presenti e futuri. “Vogliamo offrire loro un concept complementare al vino, ma senza sostituirlo. In particolar modo lo spumante incuriosisce. Il blend di vini dealcolizzati a bacca bianca ricorda il vino spumante così come lo conosciamo oggi”. Sparkling, nella presentazione e anche al gusto, non destabilizza il consumatore che si approccia a un assaggio senza pregiudizi.

 A interessarsene è anche una platea di consumatori di vino e altre bevande alternative al classico alcolico e da usare in situazioni specifiche, come il mettersi alla guida. Secondo Swg, la quota di attenzione verso i vini dealcolati è stimata al 21% e si conferma nelle fasce più giovani da 18 a 34 anni. Il target a maggior contrazione dei consumi di vino che nel 79% dei casi dichiara “importante” se non “molto importante” o “fondamentale” poter ridurre i problemi legati all’abuso di alcol, mettendo a disposizione dei consumatori prodotti a zero o bassa gradazione. Chiaramente si tratta di un problema da affrontare in maniera congiunta con una buona educazione al bere responsabilmente che parte sin dalla tenera età.

 Il tema dealcolato ha acceso la platea del Vinitaly che, in momenti diversi della manifestazione, si è interrogata su cosa fare e se è arrivato il momento di pensare a una disciplina fiscale ad hoc nel Testo Unico delle accise”. A ribadirlo in diversi appuntamenti è il presidente di Unione Italiana Vini, Lamberto Frescobaldi. Stando alla bozza del decreto del Masaf, il processo di dealcolazione è autorizzato esclusivamente presso stabilimenti dotati di licenza di deposito fiscale per la produzione di alcol, che le cantine italiane ancora non hanno. Nel merito della riforma fiscale, Frescobaldi ha aggiunto quanto segue “Dobbiamo cogliere l’opportunità della delega fiscale per introdurre una semplificazione amministrativa nell’ambito della delega fiscale del governo”. Se questa sia la strada giusta non sappiamo, ma è certo che l’imprenditoria pugliese, ancora una volta, ha saputo guardare al futuro in maniera lungimirante.

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