Birra Iacobus, la birra inclusiva che fa bene al cuore

Se l’immagine dei frati birrai sembra evocare tempi medievali, assicuriamo che proprio nel cuore della Murgia questa è una solida e contemporanea realtà. Tutto questo si racchiude nella Birra Iacobus, l’etichetta che nasce presso il Santuario del Beato Giacomo dove lavorano in sinergia frati, e ragazzi con disabilità intellettiva, sotto il rigido occhio del mastro birraio.

Un microbirrificio in tutti i sensi, concentrato quasi in una stanza, dove c’è solo l’essenziale per creare birre che vanno a ruba perché buonissime (possiamo confermarlo all’assaggio). Una produzione limitata di soli 29,88 ettolitri all’anno, secondo i dati del 2023, traducibili in pochissime bottiglie e un’ottima prospettiva di crescita. Sei tipologie sul mercato, Pilsener, Ipa, Apa, Weiss, Lager e Stout. A a mostrare questo gioiello di inclusione è frate Vincenzo Dituri, guardiano della comunità dei frati minori e responsabile dell’Associazione Boccale Solidale.

L’avventura è iniziata nel 2022, nelle antiche cucine del Santuario dedicato al Beato Giacomo e l’obiettivo, all’inizio, era creare solo inclusione pura e perché no, divertimento. Quasi un gioco secondo Dituri. “Abbiamo iniziato con le realtà associative del territorio. I ragazzi arrivano da Adelfia, Modugno, Bari e dopo due anni di attività, nuove realtà ci contattano per far parte di questo cammino professionale che fa felice chi vi partecipa”. Una squadra di ragazzi con psicodisabilità, tutti over 30, sempre pronti ad adoperarsi per rendere reale la birra Iacobus assieme al mastro birraio Arcangelo Fazio. Con la dovuta assistenza tutti gli operatori si muovono nel laboratorio tra fermentatori, etichettatrici semi automatiche e bottiglie. Un’attività incessante che favorisce l’integrazione e restituisce bellezza.

Frate Vincenzo ci mostra l’altra finalità associativa. “Con i ricavi realizzati contribuiamo anche a preservare e recuperare beni di natura storico-artistica presenti nel nostro convento e oltre, ai quali non sono destinati finanziamenti per il mantenimento. Siamo partiti dai beni della provincia religiosa dei frati minori di Puglia e Molise”. A conferma di questo Dituri elenca il recupero di una statua in cartapesta del diciassettesimo secolo di Ecce Homo, il restauro di una pala d’altare del Duomo di Assisi e rilancia. “In occasione dei festeggiamenti per il Beato Giacomo, doneremo al Santuario una tela dedicata a firma dell’artista contemporaneo Giovanni Gasparro. La scopriremo in occasione di una messa dedicata proprio ai ragazzi protagonisti come frutto di un circolo”.

La Birra Iacobus da prodotto esclusivamente solidale e benefico, è destinata a diventare un caso di successo perché le sei tipologie, disponibili nel piccolo negozietto accanto al convento, vanno letteralmente a ruba. “La richiesta è superiore alla disponibilità ma non vogliamo esagerare, solo adottare qualche piccolo accorgimento per velocizzare il lavoro e renderlo più agevole – dice Dituri – L’anima dell’associazione Boccale Solidale non cambierà in favore dell’industrializzazione”. Di fatto però, ci sono altri fermentatori che lasciano intendere una contenuta crescita di quest’attività che fa bene ed è buona, proprio come una birra fresca. Cosa attende dietro l’angolo non è un mistero e Frate Vincenzo ce lo svela con una certa emozione. “Ci piacerebbe creare opportunità di lavoro e assumere uno o più ragazzi. Per farlo c’è bisogno di maggiore stabilità economica, perché ad oggi, ancora ci si autofinanzia. Il successo raggiunto è già per noi motivo di orgoglio, soprattutto siamo felici di poter dare uno scopo a questi ragazzi e se possibile, faremo molto di più”.

Birra Iacobus segue i dettami dell’amore che si propone nelle forme più nobili, nell’integrazione, collaborazione e recupero anche di chi vive nell’emarginazione. “Attraverso i social e il passaparola si arriva al progetto Boccale Solidale ormai, anche individualmente. Oltre ai presidenti delle associazioni di categoria, ci sono anche genitori di ragazzi con psicodisabilità che chiedono inserimento nel processo produttivo in modo da combattere la tanto temuta solitudine che, molto spesso, accompagna i ragazzi per la vita”. Questa, secondo frate Vincenzo, è una vera e propria vittoria raggiunta in nome della birra.

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