Grazie all’intraprendenza della nonna Nella, che nel 1970 inizia a realizzare in casa i suoi taralli, la famiglia Matera ha costruito una storia imprenditoriale fatta di successi e inciampi, oggi culminata nel brevetto del Barlettano
La storia del tarallificio I Primì inizia con la capacità imprenditoriale di una donna, Nella. Siamo a Barletta, in un passato non troppo lontano. Nella ha a disposizione le sue mani, un fornello e un forno: l’umile strumentazione di una casa come tante. Ma la differenza tra il fare qualche tarallo per i propri cari e il renderla un’attività redditizia sta nel coraggio e nell’impegno di questa donna, che pian piano ha iniziato a diventare famosa tra i panifici della città. Perché sprecare tempo e risorse – umane e materiali – quando c’era Nella che sfornava quei taralli meravigliosi, che facevano impazzire la città? Così, anno dopo anno le richieste aumentavano e il figlio di Nella vede una possibilità: quella di creare qualcosa di grande, di importante, che consegni il nome della famiglia Matera alla Storia, quella con la maiuscola. Dapprima la produzione si sposta in un sottano più grande, con un forno più grande. Poi la famiglia Matera decide di spiccare il salto. È il 1980. Nasce così il Tarallificio papà Mimì, il nome è in onore a Cosimo, marito della nonna Nella.
Tra successo e imprevisti
Forse il nome non dirà niente agli appassionati di taralli di oggi. La ragione è semplice. Come per tutte le grandi storie umane, anche questa si nutre di luci e ombre, di ascese e cadute. Ma ciò che non viene mai a mancare in questo racconto è il coraggio dei protagonisti. Nei primi anni di attività il Tarallificio papà Mimì diventa un’icona nazionale. Grazie a questo brand, il tarallo pugliese – anzi, barlettano per la precisione, poi capirete perché – inizia a insidiare il primato dei grissini piemontesi e a erodere fette di mercato agli altri snack da panificio. Purtroppo, come spesso capita a chi sogna in grande, una disavventura economica segna una battuta d’arresto alla grande avventura della famiglia Matera. In quegli anni i fratelli Paolo e Cosimo, nipoti della famosa Nella, sono altrove, travolti dalla voglia di esplorare che anima i ventenni. Eppure, a un certo punto Paolo e Cosimo sentono che c’è bisogno di loro, a casa, e tornano indietro.
Tra il 2006 e il 2007, preoccupati per la sorte dell’impresa di famiglia, tornano entrambi a Barletta e si mettono al fianco dei genitori per cercare di dare una mano. Pur avendo scelto altre strade, sanno tutto dei taralli e di quello stabilimento in cui, da bambini, hanno giocato e hanno sciolto parecchi “perché”. È difficile veder crollare le certezze. Il tarallificio di famiglia, la storia di riscatto e di orgoglio di tutti loro, rischiava di travolgerli tutti. Ma proprio come i grandi campioni, Paolo e la sua famiglia risalgono sulla tavola da surf della vita, pronti ad affrontare l’onda più minacciosa, determinati a raggiungere un solo obiettivo: la rinascita.
Cessata l’attività del tarallificio Papà Mimì, come la famosa fenice, la famiglia Matera torna sul mercato con i suoi taralli e un nuovo nome: I Primì. “Il cambio del marchio è ancora una ferita aperta per tutti noi – spiega Paolo Matera, oggi a capo dell’azienda – Ma quando abbiamo riaperto, nel 2015, abbiamo scelto un nome che richiamasse la fonetica di “papà mimì” per lanciare un messaggio. Siamo stati noi i primi in Puglia, anzi nel nord barese, ad avviare un tarallificio industriale, all’epoca il più grande d’Italia”.
Paolo e Cosimo si rimboccano le mani e si dicono: se sul mercato tanti grossi competitor lavorano, ci può essere spazio per tutti, anche per chi questo business ha contribuito a crearlo a livello nazionale. Ma le onde del destino a volte ti sommergono a sorpresa. La famiglia Matera si trova ad affrontare un altro duro colpo. Nel 2020 viene a mancare Cosimo. Ancora una volta Paolo sente crollargli il mondo sulle spalle. “Non eravamo solo soci, eravamo fratelli. Ci siamo spalleggiati sempre, in tutto, dentro e fuori il lavoro. Ora, anche se i nostri genitori sono sempre accanto a me, sento la grande responsabilità di guidare tutti noi”.
Primato Barlettano
Oggi il tarallificio I Primì ha tre linee di produzione e arriva a sfornare fino a 600 chili di taralli al giorno. Hanno in catalogo 18 miscele. Al centro di tutto, come allora, la ricetta della nonna Nella, all’epoca declinata solo in due versioni: quella al pepe nero e quella al seme di finocchio. Il saper fare della matriarca della famiglia Matera è alla base del prodotto più famoso: il Barlettano. Non si tratta di un modo di dire, ma di un vero e proprio marchio registrato, che indica un tarallo dalla forma allungata che termina con due “corna”. Il Barlettano ha dato vita anche a una tarallatrice ad hoc, oggi nota in tutto il settore.
“Il nostro più grande orgoglio è quello di ricevere ordini in cui ci chiedono ancora il Papà Mimì, segno che con questo tarallo abbiamo scritto una pagina di storia enogastronomica italiana”. Poi, per venire incontro alle esigenze di mercato, I Primì ha messo a punto il Pugliesino, un tarallo più piccolo, declinato in più miscele.
“Nonostante l’aumento dei volumi di produzione, teniamo sempre molto alta l’attenzione alla qualità. Si parte dalla scelta delle materie prime: niente concentrati o estratti. Per questo, anche se numerose, non accogliamo richieste di ricette speciali come ad esempio il tarallo cacio e pepe, che richiederebbe l’uso di insaporitori. In più, non utilizziamo lo strutto, che appesantisce il tarallo e lo rende più frolloso, causando acidità e pesantezza durante la tradizione. Niente conservanti. Lavoriamo, ispirati da un principio semplice: fare i taralli “come una volta”, mantenendoli naturali.
Tra insegnamenti familiari e consulenze realizzate con i tecnici della lievitazione, Paolo non dimentica la lezione più importante. “Ogni cosa ha il suo tempo, che va rispettato: dal processo di impasto alla lievitazione, senza dimenticare i tempi della vita, che ti riportano là dove c’è davvero la tua missione. Anche sulla cottura tutti gli altri cercano di fare economia sui minuti, ma noi preferiamo lavorare un’ora in più e portare sul mercato un prodotto perfetto”.
Tarallo, un simbolo di Pugliosità
Oggi il tarallo è un simbolo di Pugliosità nel mondo. “Produciamo un’icona della Puglia, cosa che mi rende orgoglioso. La patria del tarallo è qui, nel barese, anzi, nella Bat, come dimostra la storia della mia famiglia. Abbiamo aperto e chiuso, ci siamo rialzati e abbiamo scelto di lavorare e far lavorare chi ci sta attorno, senza delocalizzare, relazionandoci con mulini e frantoi di zona, producendo un tarallo quasi a chilometro zero”.
I Primì sta lavorando all’ampliamento del team, senza perdere di vista l’artigianalità. In più, per la prima volta nella storia dell’azienda, si guarda alla GDO come canale di vendita, ben attenti a non svendere un prodotto che racconta una storia di famiglia, ma anche di un territorio. “I nostri taralli sono un viaggio nel tempo, un assaggio autentico di tradizione tramandata di generazione in generazione, dal 1970. La nonna Nella sarebbe fiera nel vedere la lunga strada percorsa dal suo Barlettano”.