Produrre vino è un’attività affascinante ma allo stesso tempo complicata, poi se non è una professione tramandata dalla propria famiglia l’impresa diventa più ardua. Questo di certo non è stato un limite per Michela Manduano, che insieme al fratello Vito ha deciso nel 2021 di dare il via alla propria realtà vitivinicola, la “Mandwinery”, entrando in punta di piedi in un settore nuovo per entrambi. Il vino ha accompagnato le estati spensierate della loro infanzia grazie al nonno che si dilettava a produrlo in garage, una costante comune a molti pugliesi. La famiglia Manduano opera a Cerignola nel settore dei rifiuti, Michela e Vito, nonostante i rispettivi impegni lavorativi nell’azienda del papà hanno deciso di costruire qualcosa che fosse loro, rendendo realtà quella passione per la terra ereditata dai nonni. Michela è una donna determinata dalle idee chiare che persegue con tenacia gli obiettivi prefissati. In questa nuova sfida non è sola, ma ha sempre al suo fianco il fratello e anche Giuseppe Colopi, il loro enologo, che ha deciso di abbracciare a pieno questo progetto, diventandone parte integrante. Il Nero di Troia è il vitigno principe di questa zona della Puglia, che hanno deciso di produrre per raccontare attraverso le bottiglie il forte spirito d’appartenenza che li lega all’agro di Cerignola.
Come nasce la vostra avventura nel mondo del vino?
La società agricola è stata fondata dieci anni fa da parte della mia famiglia, io e mio fratello Vito nel 2021 decidiamo di investire in 35 ettari tra vigneti e ulivi. La passione per il mondo del vino ci è stata trasmessa dai nostri nonni, uno era agricoltore e l’altro si dilettava durante le estati a produrre il proprio vino, ne era così orgoglioso. L’incontro fortunato con il nostro enologo Giuseppe Colopi ha permesso alle nostre idee di trasformarsi in bottiglie in grado di raccontare il nostro territorio.
Lo scrittore francese Jules Verne scrisse il romanzo “Il giro del Mondo in ottanta giorni”. Voi nello stesso tempo avete realizzato un vino a cui siete particolarmente legati. Ci racconti come nasce?
Volevamo imbottigliare a dicembre del 2021, l’anno della nostra prima vendemmia, così nasce la nostra prima etichetta, “Ottantadì”, vino preparato in ottanta giorni che grazie alla sapienza del nostro enologo è riuscito da subito a regalarci tante soddisfazioni. L’etichetta riproduce una sequenza di fosse granarie, tipiche della zona, che durante la seconda guerra mondiale fungevano da rifugio e venivano utilizzate per conservare le scorte alimentari. Dopo un leggero appassimento dell’uva nasce un vino dal colore rubino contornato da riflessi violacei, al naso intriga grazie alle note di frutti rossi e a quell’intenso profumo di violette, in sottofondo note speziate di cardamomo e noce moscata definiscono il quadro aromatico. L’assaggio conferma le buone percezioni del naso regalando equilibro e buona bevibilità. Questo vino è un omaggio al nostro Sud e i riscontri positivi ottenuti ci hanno spinto a produrre un rosato sempre da Nero di Troia, il nostro “Bisciù”, e il “Marì”, il vino bianco da uva Chardonnay. Ad Aprile vorremmo realizzare altre due etichette, una da Negroamaro e l’altra da Nero di Troia, al momento non siamo certi di riuscire a imbottigliare ma siamo sicuri che questi altri due vini andranno ad ampliare la nostra selezione.
Qual è l’anima bella di Cerignola che spesso non viene raccontata?
Le nostre antiche fosse granarie che si trovano al centro del paese e sono davvero ben conservate. Siamo talmente legati a questo luogo da aver deciso di realizzare un’etichetta dedicata a loro.
Essere imprenditori vi ha facilitato in questa nuova esperienza?
Secondo me è importante avere un’esperienza alle spalle, noi rischiamo e investiamo, questo è quello che si chiede anche nel mondo del vino.
Quali ruoli ricoprite tu e tuo fratello nell’attività vinicola?
Vito si occupa delle mansioni legate alla campagna, io invece mi interesso degli aspetti amministrativi, Giuseppe Colopi realizza il vino e Federica Cecchi è la nostra fidata collaboratrice che ci ha aiutato a realizzare tutte le etichette.
Perché hai deciso di far parte dell’associazione Le Donne del Vino Puglia?
Dal 2022 ne faccio parte perché credo tanto nella validità di questa associazione e sono onorata di essere una Donna del vino di Puglia.
Da poco è arrivata anche una produzione limitata di bottiglie d’olio?
Si, sono delle bottiglie dal numero limitato di olio extra vergine d’oliva da Coratina 100% di grande qualità. Ho deciso di chiamarlo “Addurè” che nel nostro dialetto significa “odorare”, è un olio dal sapore piccante ed erbaceo, produrlo era un mio desiderio e sono fiera della squadra che mi accompagna.
Per il futuro a cosa mirate?
Pianteremo degli alberelli di Nero di Troia e amplieremo la gamma di bottiglie d’olio, il percorso sarà sicuramente in salita, ma io sono molto decisa nel volerlo percorrere.
Hai incontrato un ambiente collaborativo con gli altri vostri colleghi?
Devo dire che siamo stati accolti bene e oggi insieme all’ATS, l’associazione che si occupa della realizzazione della Doc Rosso di Cerignola, siamo una bella squadra che lavora condividendo un obiettivo comune.
Che donna sei?
Fino a qualche anno fa il mondo del vino sembrava un settore solo per uomini, io mi ritengo una donna determinata che sa ciò che vuole e la mia intraprendenza credo sia il mio punto di forza.
Come ti vedi fra dieci anni?
Mi vedo sempre più impegnata in questo settore e darò il massimo per realizzare gli obiettivi imposti.
Se chiudi gli occhi e pensi alla Puglia che immagine ti appare alla mente?
Il mare.