Qualche settimana fa vi ho parlato di un autoctono abitante dei nostri mari, il granchio favollo più comunemente chiamato pelosa, oggi voglio, invece, parlarvi di un alieno, un altro granchio che, da alcuni anni ha colonizzato i nostri mari: il granchio blu. Si tratta di un tipetto poco socievole che arriva dall’Atlantico e si è adattato e stabilito in Adriatico, specialmente nelle lagune dove trova i fondali sabbiosi e fangosi che predilige.
Questo vorace predatore costituisce una grave minaccia per l’ecosistema, perché si nutre massicciamente di molluschi gasteropodi e bivalvi, di crostacei e di piccoli pesci senza essere contrastato dal suo predatore principale che è la tartaruga.
In Messico e Stati Uniti viene pescato ed utilizzato moltissimo, ma ormai ciò accade anche nella nostra laguna di Lesina, dove è diventato un vero terrore dei pescatori, in quanto con le sue potenti chele strappa le reti e uccide i pesci in esse intrappolati. Facile riconoscerlo, i maschi sono molto grandi, fino anche a 25 cm, con chele e zampe di colore blu, mentre le femmine sono più piccole con chele di colore rosso. Dalle sue chele bisogna stare lontani, sono molto forti e, se riescono a prenderti, fanno davvero molto male. Le sue carni, invece, sono molto buone, motivo per cui si sta pensando di rendere più redditizia la sua pesca che, al momento rende molto poco.
Se vi capita di andare dalle parti di Lesina sarà facile acquistarli per pochi euro e, in effetti, proprio la pesca massiccia potrà essere, in futuro, un modo per contrastare la sua espansione e renderlo una nuova fonte di reddito.
In cucina, infatti, il granchio blu può essere cucinato in vari modi, ottimo al vapore, lessato con olio e limone o con la pasta, ma ci si può sbizzarrire ad inventarne altri, un risotto ad esempio, serve soltanto tanta pazienza nel pulirlo per liberare le sue pregiate carni dal carapace.
Per fare il sugo si consiglia di dividerlo in pezzi, rosolarlo in olio extravergine con un po’ di aglio, sfumare con del vino bianco secco e poi continuare la cottura con dei buoni pomodorini per almeno una mezz’ora.
Quando il profumato sughetto sarà cotto, versare gli spaghetti oppure una pasta corta come paccheri o calamarata, precedentemente lessati al dente, dare un’ultima rimescolata e finire il piatto con una generosa spolverata di pepe bianco e prezzemolo tritato.
Impiattare e, se vi piace, decorare con le sue chele.
Mi piace l’idea di accompagnarlo con un rosato da Nero di Troia oppure azzardare con un rosso giovane servito fresco.
Foto Credits: Sandro Romano