La voglia di ripartire è tanta. Entusiasmo, passione, ma anche la volontà concreta di rendere questa parte di Puglia, tra l’Alto Salento e la Valle D’Itria, sempre più una meta di livello internazionale. L’estate del 2022 è pronta a partire nella nostra regione. Pianificare il futuro la prossima mission anche per non vanificare l’appeal di un territorio che ha tutto per competere con rinomate località nazionali e internazionali. Intanto le spiagge ed i lidi extra-lusso tra Savelletri, Rosa Marina e Costa Merlata, o le antiche masserie nell’entroterra della Valle D’Itria, sono già divenute mete abituali di facoltosi stranieri. Ed anche la holding Louis Vuitton e il gruppo internazionale legato al lusso Fours Seasons hanno già annunciato la volontà d’investire tra gi ulivi della Città Bianca. Consolidare e rafforzare questa tendenza il prossimo step.
«Ritengo che la destinazione Ostuni e Valle d’Itria, con riferimento al settore turistico, stia vivendo il miglior periodo di sempre. Le scelte localizzative compiute dai grandi gruppi turistici, hanno evidentemente il sapore di un futuro prospero e di grande sviluppo per l’intero territorio. Lo sforzo congiunto che amministrazioni pubbliche e operatori del settore devono fare è quello di trovare forme e modalità di dialogo sempre più efficaci, perché turismo è territorio, è comunità». Michele Carriero è amministratore unico di Sole in Me, un resort extra-lusso che si trova a Costa Merlata, sul litorale sud di Ostuni. «Atteso che è ormai patrimonio comune l’attrattività della Puglia e della Valle D’Itria in particolare, l’obiettivo finale deve essere quello di consolidare e crescere in questa direzione, facilitando i processi: il che vuol dire ascoltare gli operatori, accogliere gli investitori, facilitare il dialogo con la Pubblica Amministrazione, orientarli nell’accesso ai fondi europei, mai ricchi di opportunità come in questo periodo, il tutto sempre all’insegna della sostenibilità. Elementi questi che rappresentano la giusta premessa per elevare il livello qualitativo della nostra offerta turistica, rispondendo correttamente a quello che è il trend che manifesta la domanda che guarda al nostro territorio come potenziale destinazione, non dimenticando – conclude Carriero – che non ci sono rendite di posizione possibili, in un mondo così dinamico e veloce, e che anche i territori competono, anche le destinazioni si confrontano».
Resta, però, uno scoglio ancora duro da affrontare e legato principalmente alla burocrazia, come riferisce Piero Roma, manager turistico, ma anche esperto in finanza europea, specializzato in pianificazione e valutazione dei piani d’investimento. «Il macro-settore “Turismo, Arte e Cultura” contribuisce in maniera estremamente significativa all’economia del nostro Paese, generando, indotto incluso circa il 13% del Pil. La Puglia conferma che il turismo è uno dei principali motori per l’economia locale: la filiera del turismo – che coinvolge oltre al settore ricettivo anche la ristorazione, i trasporti, i servizi culturali e museali – vale quasi il 10% del Pil». Roma sottolinea un altro aspetto: «Pur essendo un settore in crescita, il nostro Paese non sfrutta appieno le proprie potenzialità. Questa condizione ha comportato un’erosione significativa della quota di mercato, l’Italia è cresciuta meno dei principali concorrenti del Mediterraneo. La pandemia Covid-19 e le relative contromisure prese in tutto il mondo hanno causato una riduzione drammatica del giro d’affari complessivo. In assenza di azioni tempestive ed efficaci – qui più che in altri comparti dell’economia – è probabile che la capacità economica del settore venga compromessa per anni». Da qui la necessità di lavorare in prospettiva, non adagiandosi sui risultati del breve periodo. «Per contro, in questo momento storico, grazie alle risorse europee, è possibile realizzare un volume di investimenti molto significativo al fine di creare le giuste premesse per attrarre gli investitori del settore.
La Puglia è la prima regione italiana, superando Lazio e Toscana, nella scelta di brand internazionali che vogliono investire in questa regione ma ci sono temi – aggiunge Piero Roma- su cui lavorare come le infrastrutture e gli interventi urbani di recupero, che sono ancora al di sotto della media nazionale. La Pubblica Amministrazione soffre da tempo di una situazione di inefficienza, soprattutto al confronto con gli altri paesi europei. Ciò, in primo luogo, a causa di una cultura che privilegia le procedure rispetto ai risultati e contribuisce ad un rallentamento dell’azione amministrativa e a una qualità dei servizi al di sotto dei migliori standard internazionali. «Inoltre, la PA fa un uso ancora limitato di strumenti digitali e si ritrova con una forza lavoro più anziana, meno istruita rispetto alla media europea e sbilanciata verso le competenze giuridiche. Infine, le strutture soffrono di una limitata capacità di rinnovamento di competenze anche a causa di una spesa in formazione estremamente ridotta e di una scarsa valorizzazione di merito e competenze. Per questo la PA ha l’imperativo di trasformarsi per essere finalmente vista come un vero alleato. Tale trasformazione non è più rinviabile ed è ora possibile anche grazie alla disponibilità di ingenti risorse economiche provenienti dall’Unione Europea, da investire in interventi di modernizzazione nel prossimo quadriennio. L’obiettivo ultimo è rendere le amministrazioni pubbliche forti, competenti e motivate, dotate di un capitale umano di alta qualità. Vicine ai cittadini, alla società civile e alle imprese, capaci di raccoglierne i bisogni e le domande traducendole in azioni semplificate, veloci, comprensibili e trasparenti».
Foto Credits: Cristian Manieri