La vita ci impone di vivere per ruoli, come se dovessimo interpretarli sul palcoscenico di uno spettacolo teatrale, appena si apre il sipario si va in scena. I ruoli da protagonista sono interpretati assecondando le naturali propensione, insite in ognuno. Una parte da protagonista è quella che la vita ha ritagliato per Nancy Dell’Olio, oggi ambasciatrice della Puglia nel Mondo, con un passato importante, che la vede divisa tra New York, Londra e Bisceglie, dove la sua famiglia ha origine. Ha sempre esercitato fascino e carisma, catalizzando intorno a sé fama e invidia, malcostume “di manifattura italiana”, come lei stessa definisce, che da sempre cerca di arginare dimostrando nel concreto che si può essere donne belle, indipendenti e professioniste ringraziando solo se stesse. Il ruolo istituzionale che oggi ricopre le è stato conferito dal presidente della Regione, Michele Emiliano, dopo che la stessa Nancy ha partecipato ed ha vinto un bando, indetto da Pugliapromozione, per promuovere la Regione all’estero. Di lei si conosce molto della sua vita privata e dei suoi famosi amori, come l’ex allenatore dell’Inghilterra e della Lazio, Sven-Göran Eriksson, i tabloid inglesi l’hanno inseguita per anni, mettendo in ombra i suoi successi professionali, che la vedono da anni impegnata come avvocato e dal 2014 insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica.
Una vita divisa tra New York, Londra e Roma, poi il ritorno in Puglia come ambasciatrice, cosa l’ha spinta a fare questo?
«L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante». Questa frase di Cesare Pavese l’ho fatta mia perché una delle cose più belle della vita è proprio quella di cominciare. Pensiamo di essere noi a fare le scelte nella nostra vita, ma è lei che interviene a scompaginarne i piani. La mia formazione è tutta anglosassone, da sempre in viaggio, gli ultimi venti anni li ho trascorsi a Londra, intervallandoli con tanta Puglia, perché le origini si fanno sempre sentire. Poi due anni fa ho deciso di rientrarci, in pianta più stabile, anche per stare vicina a mio padre, che era molto malato. La nomina è arrivata direttamente dal presidente Emiliano, anche se di fatto mi sentivo già ambasciatrice di Puglia, avendo nel 2014 ricevuto il titolo di Cavaliere della Repubblica italiana proprio per il mio impegno continuo nella valorizzazione dell’Italia e soprattutto della Puglia all’estero. Ho deciso di partecipare al bando di Pugliapromozione, sinceramente consapevole che con il mio curriculum fosse difficile competere, e la nomina del presidente è stata la sintesi perfetta. Nonostante il periodo difficile causato dal Covid sto e stiamo portando avanti in modo concreto parecchi progetti di valorizzazione per la Puglia.
Nel concreto questo compito come la vede impegnata?
Utilizzo i miei contatti in ambito internazionale, gestendone le pubbliche relazioni, focalizzandomi sull’arrivo di nomi importanti, concentrandomi sulla loro capacità d’investimento. Sono stata io a far scoprire la Puglia al mio amico e albergatore, Rocco Forte, e non solo a lui, che ha realizzato qui il suo resort “Torre Maizza”, che come lui stesso ha affermato non sarà l’unico. Mi occupo di strategie, che vengono discusse e messe in atto, avendo una visione aperta al mondo, mi è stato chiesto di vedere le cose con un’altra prospettiva. Un po’ come è successo ai primi astronauti sbarcati sulla luna, per la prima volta videro la Terra sotto una prospettiva diversa.
Com’è vista oggi la Puglia all’estero?
La Puglia oggi è vista molto bene, parola anche del National Geographic, che la colloca come prima regione per destinazione al mondo. Trent’anni fa quando dicevi Puglia dovevi precisare che si trovava a sud di Roma, vicino Napoli, oggi, invece, tutti la conoscono e sanno esattamente dove si trova e aspirano a venirci. È una terra che attrae, visibile anche nel successo ottenuto dalla Valle D’Itria, della Puglia piace la sua autenticità, questo è uno dei valori da tutelare, riusciamo a trasmettere il nostro stile di vita.
Suo papà era ufficiale di Marina e a New York creò una catena con oltre 60 ristoranti di cucina pugliese, il cibo è sempre stata una questione importante per la sua famiglia?
Il cibo è cultura, è la nostra prima risorsa, il vero ambasciatore è stato mio padre, arrivato per caso negli Stati Uniti, di lì ha iniziato il suo percorso grazie anche a delle persone che hanno creduto in lui, e ce l’ha fatta. Negli anni ’50 ha realizzato la sua start up, creare un ristorante di vera cucina italiana, soprattutto pugliese, con piatti autentici proprio come quelli preparati a casa, rispettando le tradizioni, facendo arrivare direttamente dall’Italia pacchi carichi di materie prime. Il mio legame con il cibo lo porto dietro e cerco sempre di veicolarlo come valore culturale.
Sulla sua nomina ci sono state polemiche: che cosa non le viene perdonato, che è una donna bella e indipendente?
Mi fa piacere ricevere questa domanda, il mondo è ancora molto maschilista e questo lo sappiamo, noi donne protagoniste spesso siamo viste con timore. Il Sud è molto maschilista e a una donna è difficile che venga riconosciuto ciò che merita. L’invidia è un sentimento che percepisco sin da quando sono nata, spesso legato a una mentalità provinciale, per me è difficile accettarla, mi era stata prospettata ma viverla sulla propria pelle non è facile. Credo nella competenza e a questo punto il problema resta di chi prova invidia, con me contano i fatti e i numeri. Nel mondo anglosassone chi raggiunge dei risultati meglio di qualcun altro viene visto come stimolo per migliorare, in Puglia, invece, su questo si deve ancora lavorare. Per me questa è una terra geniale, siamo la vera Lombardia del Sud, di solito sono le montagne che possono chiudere le persone, noi viviamo fra due mari e dobbiamo essere aperti. Uno dei lussi più grandi di essere indipendenti è il poter dire le cose come stanno e non averlo fatto è stato uno dei motivi che ha ritardato la crescita al Sud. Non bisogna essere miopi e si deve vedere oltre, solo così si cambia la mentalità.
Turismo e cibo possono essere le strade da perseguire per accrescere l’appeal della Puglia?
La Puglia è stata presa d’assalto con Il 26% in più di presenze straniere. Io per conto mio non ho mai smesso di progettare e il Covid ha favorito quest’aspetto. L’obiettivo è destagionalizzare la presenza turistica, grazie proprio all’enogastronomia, il nostro cibo è una terapia per il fisico e per l’anima. La Puglia dovrebbe puntare su un turismo del benessere da diluire per tutto l’anno.
Se dico Pugliosità a cosa pensa?
Mi lega alle curiosità con una connotazione precisa e allegra, la Puglia è una terra femmina, che attrae, mi rievoca l’eccellenza, vi faccio i miei auguri.
Dove si vede fra dieci anni?
Non lo so, ogni decennio mi sembra volato. Il lockdown mi ha fermato fisicamente, ma non ha spento la mia testa, sono inquieta e irrequieta vivo a tutta velocità. Il mio weekend preferito lo trascorro leggendo e guardando il tempo passare, amo la notte e la sua apparente lentezza. Dormo poche ore ma fa parte della mia natura. Fra dieci anni dove sarò? Chissà.
Quali caratteristiche hanno le donne del Sud?
Hanno una marcia in più e questo non sono solo io a dirlo, le donne del sud del Mondo hanno una marcia in più, se penso alle nostre sorelline di Kabul, ho una tristezza che mi stringe lo stomaco, chi non lo riconosce non lo considero, forse perché gli fa paura. Le donne sono imprenditrici e passionali, ancore di riferimento.