“In un ristorante si cerca un luogo per trascorrere alcune ore, ove il cibo sia il gustare delle cose buone servite con garbo in un ambiente piacevole e non semplicemente il posto per mangiare qualcosa”. Questa frase da ventuno anni accompagna all’ingresso gli ospiti del ristorante Corteinfiore e il suo proprietario, Michele Matera tutti i giorni la ripete a se stesso, come se fosse un mantra, ormai che ha tatuato sulla pelle. L’arte del ristoratore non è una professione che si può improvvisare e questo lo sa bene Michele, che prima di aprire il suo ristorante ha collezionato esperienze lavorative, tra notti insonne, opportunità colte e tanta voglia di arrivare. Sono gli anni ’90 che lo vedono protagonista nella vita notturna di una delle discoteche più famose d’Italia, il Divine Follie di Bisceglie, qui si ferma dal 1995 al 1997 per poi approdare alla gestione del ristorante “La Vetta dei Divi”, proprio all’interno della stessa discoteca. Nel ‘98 si trasferisce all’Hotel Regia di Trani e all’inizio del nuovo millennio nel 2000 apre il suo Corteinfiore. Voleva un ristorante dove si potesse mangiare all’interno senza tavoli dislocati sulla strada, così quel giardino storico all’interno di una corte cinta dalla pietra di Trani è sembrato da subito il luogo perfetto dove iniziare a far crescere il suo sogno e il suo voler essere a tutti i costi un ristoratore. Un ristoratore così ama definirsi Michele Matera, un uomo devoto alla propria famiglia, consapevole che il lavoro scelto, gli ha rubato tempo come padre e marito, ma che lui è riuscito ad arginare riuscendo a rendere proprio il suo Corteinfiore una famiglia allargata.
Ventuno anni nel mondo della ristorazione senza mai sbagliare, com’è possibile?
Bisogna sempre mettersi in discussione perché se pensassi a un piatto mio di due anni fa già mi risulterebbe anacronistico, capire dove va il mondo della ristorazione e seguirlo senza mai cullarsi o sentirsi arrivati.
Il mondo della ristorazione in questi anni è cambiato, ora a quale punto siamo?
Alla ristorazione troppo social e questo è un male. Il mio augurio è che davvero il periodo difficile che stiamo vivendo possa farci comprendere quanto nella vita conti solo la sostanza delle cose. Tutto ora si consuma troppo velocemente, ricordo quando nel 1995 iniziai a scrivere a Carlo Cambi, giornalista, dei “Viaggi di Repubblica”. Gli raccontavo del ristorante che gestivo all’epoca e lo invitavo a venirci a trovare, alla fine venne e quando scrisse l’articolo su di noi posso dire che ebbi un migliaio di coperti in più, oggi non funziona così.
Sei un ristoratore convinto, che significa per te?
Quando ho aperto a Trani credo che fossi l’unico ad avere un diploma all’alberghiero. A me piace fare il ristoratore, che è colui che compra ciò che alla fine vende, amo coordinarmi e parlare con la cucina, sono un ristoratore e me ne vanto. Al Sud i ristoranti hanno un’insegna ma quello che conta è chi c’è dietro, infatti, quando i miei clienti vengono a Corteinfiore dicono sempre “Vado a mangiare da Michele”.
Chi vuoi ringraziare per questo ventennio d’attività?
La famiglia Mastrogiacomo che mi ha dato la possibilità di diventare ristoratore, ha creduto in me dall’inizio, dandomi l’opportunità di crescere e lavorare. Loro sono stati i primi a vedere in me delle capacità di gestione, che forse neanch’io pensavo di avere.
Tu e tua moglie Loredana siete una coppia nella vita e sul lavoro, come si concilia famiglia e affari?
Questo ristorante è una famiglia allargata qui c’è gente che lavora con me da quindici anni, ognuno con il proprio ruolo. Mia moglie è quella che mette di più in discussione le mie scelte è la prima che mi aiuta a capire qual è la strada giusta da seguire. Mi fido di lei e devo dire che non ha mai sbagliato.
Qual è stata l’evoluzione della cucina di Corteinfiore in questi anni?
Il nostro punto fermo è la genuinità, che definisco come nostro punto di arrivo, la nostra è una cucina mediterranea senza eccessi. Cuciniamo mantenendo saldo l’equilibrio tra la tradizione e le novità.
Quest’estate c’è stata la ripresa del settore ristorativo?
Si, c’è stata la ripresa e quest’anno anche gli ultimi che non erano mai stati in Puglia ci sono venuti. Sono stato il primo a nominare Trani “Capitale della ristorazione pugliese”, per l’offerta eterogenea e qualitativa che ha. È l’unica città pugliese ad avere due ristoranti stellati, qui la ristorazione si pone come attrattiva turistica, insieme alla naturale bellezza sia paesaggistica che architettonica. I ristoranti sono il biglietto da visita della nostra comunità, che ci permettono di distribuire il flusso turistico sull’intero anno.
Non hai mai pensato ad aprire un’altra sede di Corteinfiore?
No, al momento non ho questo progetto.
Gli obiettivi futuri?
Ci sono un paio di cose ma per scaramanzia non le dico. Prossime aperture nessuna, ma il mio desiderio è avere un Corteinfiore vista mare.
Che papà sei?
Come tutti i ristoratori sono un tantino assente ma come padre cerco di essere generoso con le mie figlie. Quando sono con loro provo a dilatare il tempo, rendendolo infinito, così percepiscono meno la mia assenza.
Se ti dico Pugliosità a cosa pensi?
La prima sensazione è legata al cibo, è un nome che mi rievoca la golosità, il nostro essere pugliesi così legati ai piaceri della tavola.
Foto Credits: Danilo Giaffreda