Nel cuore del centro storico di Nardò, proprio di fronte alla chiesa di Santa Chiara, è tutta da scoprire un’oasi di charme e di relax che risponde al nome di Palazzo Tafuri. La sua magnifica facciata svetta maestosa e lineare, ma agli occhi di chi la osserva con attenzione, sembra misteriosamente assumere un’aria alquanto sorniona, come se pregustasse il piacere di stupire gli ospiti con il prezioso tesoro che nasconde al suo interno. Non a caso, una voltra entrati nell’imponente struttura, risalente alla fine del settecento (o ai primi dell’ottocento), si può ampiamente ammirare il restauro conservativo voluto dall’attuale proprietario, che la ha anche trasformata in un raffinato hotel di lusso autentico e mai ostentato. Per capirlo è sufficiente inoltrarsi nel piccolo gioiello della corte centrale, curata con estremo garbo e con tocchi quasi impercettibili di raffinato gusto. Ma è soltanto il primo di una lunga serie di spazi che si aprono uno dentro l’altro, tra giardini segreti e graziosi salottini, e che culminano nell’attrezzato centro benessere, con annessa area riservata a chi desidera trascorrere qualche ora in piscina. Si sale quindi nelle camere dei piani superiori, o per meglio dire nelle suite dei piani superiori, dove la comodità si coniuga con il design dei mobili d’epoca, e il design con la sobria eleganza dell’atmosfera complessiva.

Il tutto trova riscontro nelle sale del bar (in origine una stalla) e del ristorante. Non soltanto per ciò che concerne gli ambienti e gli arredi, ma anche per la presenza di due chef che hanno imparato ad applicare sofisticate tecniche della cucina internazionale, e francese in particolare, ai prodotti stagionali che in larga misura provengono dal territorio pugliese. Si chiamano Ermanno Simone e Francesco Mameli, e non hanno mai cercato di risparmiarsi nel corso del loro (a tratti faticoso) percorso formativo. Ermanno, oltre e prima che nel Salento, ha lavorato in Svizzera e a Parigi; Francesco ha iniziato da adolescente come lavapiatti in Germania, per poi fare esperienza in diversi alberghi, tanto sulle Alpi quanto in Sicilia. Oggi tuttavia, stabili ai fornelli di Palazzo Tafuri, rifiutano per sé la definizione di chef executive, e preferiscono quella più modesta e amatoriale di cuochi. Forse perché entrambi si divertono a creare soluzioni sempre nuove, e insieme ad una limitatissima brigata si occupano di tutto in prima persona, con ammirevole entusiasmo e inesauribile energia. Mentre l’accoglienza degli ospiti e gli abbinamenti enologici, sempre appropriati, sono appannaggio di Pietro Puppi e Ornella Leone.

L’avvio è affidato all’aromatica freschezza del ceviche di pesce spada avvolto in un velo di finocchio e dragoncello, e immerso in un succo di melograno con brunoise di verdure. Oppure al gustoso carpaccio di manzo podolico con cipolla bruciata e tartufo estivo, che acquista considerevole slancio grazie all’aggiunta del classico fondo di cottura. Evidenti indizi di un’impostazione classica tornano a comparire nelle ottime preparazioni successive. Che si tratti dei tortelli ripieni di funghi con prosciutto croccante in consommé di champignon e anice stellato; o dell’ombrina in salsa beurre blanc con ratatouille di verdure ed erba cipollina. Squisito il pane fatto in casa, e notevole l’assortimento dei vini.



