Lido “Spiaggia Verde”: un mare sostenibile nella zona di Boccadoro

In un giorno di luglio, con un caldo torrido, decido di mettermi in auto per andare a visitare il lido “Spiaggia Verde”, situato esattamente al confine fra i tratti costieri di Trani e Barletta. Così, prima di giungere a destinazione, mi imbatto nella zona della cosiddetta vasca di Boccadoro, una polla sorgiva di acqua dolce quasi in riva al mare, dove si fermano anche alcune specie di uccelli migratori. Inutile aggiungere che si tratta di un tratto di paesaggio inusuale, nel quale dominano il color marrone tabacco dei terreni coltivati, con tanti puntini rossi e verdi costituiti da pomodori e ortaggi, l’azzurro del mare ed il verde delle palme.

Prima di arrivare al lido, la mia attenzione viene attratta da un giovane contadino, di nome Francesco, che vende i suoi prodotti: in particolare, propone i famosi pomodori della c, d. Palude o Padura, sapidi e dolci, come tutto ciò cui madre natura concede il privilegio di godere contemporaneamente della presenza della salsedine sulle loro bucce e dell’irrigazione fornita dalle sorgenti di acqua dolce.

Quando arriva alla meta, il visitatore posteggia l’auto nel parcheggio privato, si trova immerso nel fragore del suono delle cicale e all’ombra delle tamerici. Si, proprio quelle “salmastre ed arse” di d’Annunzio…

Il vento dell’estate che ti accoglie ti fa subito pensare alle parole della canzone di Max Gazzè: “Vento d’estate io vado al mare, voi che fate? Non mi aspettate. Forse mi perdo”. Ecco, questa è la sensazione che ti avvolge quando si arriva alla Spiaggia Verde.

Vengo subito accolta dalla famiglia Di Teo, dal padre Matteo e da uno dei due figli, Stefano con in braccio il piccolo Matteo, di tre mesi, che rappresenta la quarta generazione dei proprietari del lido, mentre l’altro figlio Roberto era impegnato in una delle altre 3 aziende di famiglia.

Essendo interessata al bello, oltre che al buono, vengo innanzitutto rapita dalla installazione del tetto del chiringuito, fatto da tanti coni di paglia d’Africa.  È tutto al naturale, con colori che parlano di silenzi immensi e fanno venir fuori soltanto il rumore della natura: dalle distese di sabbia mista a scogli che hai davanti agli occhi al verde intenso che sai di avere alle tue spalle ai profumi delle essenze mediterranee portati dalla brezza marina fin nelle tue narici. Qui sembra che il tempo si sia fermato. È proprio così, è come se qualcuno ti dicesse: “lascia tutto e prenditi cura di Te e di ciò che davvero è importante”.

Dopo essere stata catturata dalla tanta bellezza di questo luogo, chiedo subito perché si chiami lido Spiaggia Verde.  Perché – mi rispondono – il nonno, quando acquistò negli anni 70, esattamente nel 1972, questo terreno fronte mare, notò che sulla battigia arrivavano e si arenavano una gran quantità di alghe verdi, tappezzando la riva di questo colore. Così fu deciso il nome del luogo.

Dopo aver dato in gestione la struttura a terzi a causa degli impegni assorbenti delle altre attività di famiglia, la famiglia Di Teo, grazie all’apporto della nuova generazione -che ha terminato gli studi universitari-, si occupa direttamente da cinque anni della gestione del lido. Esso è composto da 52 cabine con 100 ombrelloni e 200 lettini ed è suddiviso in varie zone: dalla trattoria di mare, al campo di beach volley, all’area dog friendly, alla zona giochi per i bimbi, alla zona lettura con una piccola dotazione di libri a disposizione sino alla boutique temporanea, i cui proventi sono destinati all’Associazione ricerca contro il cancro.

Il papà, il signor Matteo, ha coronato il sogno di realizzare un day village in grado di soddisfare le esigenze di tutti gli ospiti, ivi compreso un chiringuito della grandezza di 400mq arredato con i colori della natura, in prevalenza l’azzurro e il sabbia.

La trattoria si inserisce all’interno dell’area “chiringuito”, con un menù impostato principalmente a base di prodotti di mare, menù che varia anche a seconda della disponibilità del pescato del giorno e con una piccola cantina, rispettosa innanzitutto dei vitigni del territorio. È quanto mai bello vedere una famiglia tanto affiatata, in cui le decisioni vengono prese sempre all’unisono dal padre e dai due figli, sia che si tratti di organizzazione che di logistica che di ristorazione.

Non si tratta solo di classica accoglienza, ma di attenzione alla proposizione di iniziative nuove, dalla voglia di offrire anche contenuti culturali e di intrattenimento -anche serale- al ricorso all’economia circolare, alla ecosostenibilità, alla rassegna cinematografica che si tiene tutti i giovedì sera, al teatro della risata con il cabaret.

Non si può non apprezzare ciò che il giovane Stefano rivendica con orgoglio, quando ci spiega che tutto ciò che si spiaggia in riva al mare -dai tronchi d’albero al cordame- viene sempre riutilizzato nell’arredo del lido: così, ad esempio, i piani di appoggio dei banconi del bar o della zona trattoria sono stati realizzati con legno di recupero, preventivamente trattato per renderlo certificato ISO 22000 oppure i lampadari, ugualmente ricavati da materiale riciclato e opportunamente trattato. L’apporto e l’approccio delle nuove generazioni all’attività d’impresa è anche in questa innovativa visione del modo di fare economia.

Il progetto – ci sottolinea il signor Matteo – è attualmente al 70% della sua realizzazione, mancando ancora una serie di implementazioni ulteriori che vedranno la luce in futuro.

Un luogo che offre verde, sabbia, ciottoli, mare pulito, area giochi, spazi per i nostri fedeli amici a quattro zampe, cinema all’aperto, cabaret…eppure riesce a dare qualcosa di più. Passeggiando lungo la riva del mare, al limite della proprietà del lido, ci si imbatte in un ruscello di acqua dolce e ghiacciata, che arriva dritta dalle Murge e che sfocia a mare esattamente lì: ci arrivi, con le scarpine da mare preferibilmente, segnalato da un piccolo canneto e dalle libellule che ti salutano quando passi. Poi non resta che immergersi in quel letto refrigerante e capire ciò che Stefano intendeva quando ci diceva:” Quando vengo qui io stacco la spina e sto bene, anche se lavoro…”.

 

 

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