Le ombrine di Aldo, un pesce allevato in mare

Una storia da raccontare, di fili diversi, una storia di anziani feriti, una storia di mare. Tutto comincia in un tempo lontano, una estate torrida in un antico palazzo. Un gruppo di matti voleva fondare una Banca. Una Banca che contenesse tesori, quelli più preziosi e nascosti. La Banca dei Gusti, dei gusti della Terra in mezzo ai mari che sono in mezzo alle terre: La Banca dei Gusti Mediterronei. Non se ne fece nulla, ognuno era troppo piccolo e troppo geloso. O forse troppo povero. Non se ne fece nulla ma alcuni matti si conobbero, e come i matti veri, serbarono memoria l’un dell’altro.

Il più matto di tutti era un giovane che era innamorato di un … pesce. Non ho sbagliato, nessuna sirena, proprio un pesce: l’ombrina boccadoro. Voleva allevarla … in mare. Poi il tempo passa, un gran signore deve scindere la sua vita dal suo lavoro. La separazione è orribile, dolorosa, mai immaginata.

Nel mondo del sud d’Italia ogni momento topico della vita si celebra a tavola. E quella tavola, nell’occasione, venne apparecchiata in un posto mitico che, prima o poi, racconteremo su questo sito. Un posto di due matti che provano a tenere aperto un ristorante di pesce usando il “pescato del giorno”. Sono bravissimi, ma i giorni sanno essere generosi ma anche avari, e la vita non si può tenere appesa al caso. E’ il tempo di unire la follia dell’amante antico con la sapienza dei giovani ambiziosi.

Il sogno di Aldo si è fatto realtà, in alto mare, nelle zone di Ugento, le correnti di Leuca spingono costantemente verso il nord dello Jonio e lì, intrappolate dalla natura, vivono le ombrine di Aldo, in un mondo meraviglioso nel quale ci si può immergere in acque chiare e profondissime, tra pesci d’ogni specie. E a Gallipoli, il governo del fato dei pesci è nelle mani di: Marna, Rosanna e Serena che, con la medesima decisione di Cloto, Lachesi e Atropo, gestiscono il destino di ogni creatura che passa dal mare alla terra per celebrare i riti che a noi piacciono tanto.

Aldo nel suo allevamento di Ombrine a Ugento

Le nostre tre meravigliose tagliatrici essenziali potrebbero essere a fianco dei migliori interpreti del tachigiri, e la cosa più goduriosa è che alle donne, in Giappone, è precluso il diventare itamae. Ma d’altra parte che cosa vuoi che venga fuori da una follia? Soltanto tante rivoluzioni che, nel nostro caso, hanno regalato ai commensali di una cena triste, momenti di grande allegria. Come si deve a quella cerimonia che chiamiamo “consòlo” e che accompagna la perdita degli affetti più cari.

Una Ombrina di circa otto chili che la sapienza di Marna trasforma in due filetti meravigliosi, la sapienza di Letizia la cucina ancora più meravigliosamente e l’apoteosi cade sui commensali quando scoprono che si tratta di un pesce allevato. Peccato che pochi sappiano la differenza tra allevare “nel mare” e allevare “In Mare”, un pochino come allevare i polli in batteria o allevarli all’aperto nei loro spazi e nelle loro libertà.

Ora viene il momento topico: si convincerà Letizia a usare il pesce di Aldo? Si convincerà Aldo ad allargare il suo sogno anche ai templi della cucina antica?

Io lo spero perché quella cena me la sono saltata, ne avevo un’altra, distante, nella quale ho goduto di un piatto irripetibile: stomaci di cefalo. Non fate gli schifiltosi, è un privilegio degno di un re. Ben 32 cefali si sono sacrificati per quella delizia. Ma questa è un’altra storia che racconteremo un’altra volta.

 

 

 

 

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