I contadini fanno impresa e a Bari nasce un nuovo mercato coperto

I contadini che fecero l’impresa. Perché tale è la partecipazione ad un’avventura così complessa e per certi versi rischiosa: l’apertura del mercato coperto di Campagna amica. In una traversa di via Amendola, una delle principali arterie di accesso al cuore della città, ventisei operatori agricoli aderenti alla Coldiretti hanno aperto un banco di vendita in un edificio di proprietà comunale. Un vero e proprio hub metropolitano dedicato interamente al cibo locale, alla stagionalità e alla cultura contadina. A un mese dall’inaugurazione, il primo bilancio non può che essere positivo, a parere dei dirigenti delle donne e degli uomini “in giallo”. L’undicesimo mercato coperto di Bari si sviluppa su una superficie di 1.500 metri quadrati in piena città e dispone anche di 800 metri quadri di parcheggio interrato a disposizione dei consumatori. Il mercato intende valorizzare l’agricoltura del territorio, promuovere la filiera corta e offrire ai consumatori un punto di riferimento per una spesa sana, consapevole e a chilometro zero. All’interno e nelle due zone esterne (l’orto sociale e l’orto didattico) saranno organizzati anche eventi, feste a tema, presentazioni di libri, laboratori didattici e momenti di formazione.

Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia, ha detto che si tratta di «un luogo di vendita e promozione del meglio della produzione agricola della Terra di Bari e di altre zone della Puglia, nonché un punto di incontro e aggregazione rivolto a tutte le realtà economiche, sociali e culturali della città».

“Ciò che il cielo vede non si butta”. Giuseppe Dibenedetto ha 19 anni e la saggezza antica di un giovane uomo che rappresenta la quarta generazione di contadini che vivono dei prodotti della terra che coltivano. Alla Selva, nel caso della piccola ma dinamica azienda di Altamura: “Del finocchio si possono utilizzare tutte le guaine fogliari, dalla prima all’ultima. E non si butta neppure la ‘barbetta’, che si può cucinare con la pasta, come se fosse cicoria o bietola”. Una vera e propria pillola di lectio magistralis sulla cucina di recupero. Lo stand della Dibenedetto al mercato coperto di via Amendola è uno scrigno: dalle cime di rapa fuori stagione all’aglio rosso di Altamura, dalle cime di zucchina (i siciliani tenerumi) alla bietola e ai cavoli ‘colorati’, dall’ascarola fino alla rapa di Chioggia (dagli accenti cromatici violacei), dalla barbabietola gialla fino al broccoletto mugnolicchio (variante murgiana del mugnolo salentino), per la coltivazione del quale la Dibenedetto sta lavorando in partenariato con l’Università di Bari.

Famiglia Dibenedetto

Da un banco all’altro è come fare un viaggio immaginario nella campagna di un pezzo di Puglia. In contrada San Martino, tra Minervino e Spinazzola, l’azienda guidata da Michele Miscioscia è un punto di riferimento storico nel territorio. I legumi sono la specialità. Ma è prodotto anche grano, olio su terreni che s’estendono sino a Castel del Mone. Angelo Fucci ci spiega come il capocollo buono pugliese non sia solo quello prodotto in Valle d’Itria: “Noi della Miscioscia lo facciamo in modo diverso, come ci hanno insegnato i nonni di Michele e i nonni dei nonni, sin dal 1860, quando esisteva la Pantone: non lo bagnamo nel vino né lo affumichiamo, il salame viene solo stagionato con le spezie. E la carne proviene da suini allevati allo stato brado e senza antibiotici. Per esempio, i maiali bevono siero di latte smaltito da aziende casearie pugliesi”. L’economia circolare.

La Pugliaolive reca come data di nascita il 2014. È una OP monstre, forte di quindicimila soci, con frantoio a Palo del Colle e Savino Muraglia leader. L’olio extra vergine ha prezzi al pubblico con forchetta molto ampia, da 9,80 a 39 euro: c’entrano, ovviamente la varietà delle olive, il prodotto fatto con denocciolato, la qualità organolettica, il packaging. “Guardi che esiste anche un consumo, come dire, chiccoso – afferma Valentina Pellegrini -. Eppoi, la nuova frontiera, oltre al normale consumo domestico, è il regalo, la confezione utilizzata come gadget”. Anche per questo la organizzazione produttori sono nate etichette come ‘Acqua’, ‘Aria’ e ‘Fuoco’.

Mariangela Netti ha 51 anni, è impegnata ad alti livelli nella Coldiretti, fa l’allevatrice ed è una slavina di parole, di entusiasmo e di coinvolgimento. “Dopo nonna Angela e mamma Tonia, eccomi ad allevare brune”. L’azienda produce salumi e prodotti caseari. Ed è un agriturismo molto apprezzato. “La nostra mission è garantire la sicurezza alimentare, ad ogni livello. Questo mercato? Una scommessa dal punto di vista imprenditoriale. Ma non potevamo non esserci perché crediamo nello stare insieme, nel lavoro comune, nel rafforzamento di una filiera alimentare senza crepe”. Il filo rosso che cuce l’esperienza delle aziende è il trasferimento di esperienze e professionalità attraverso le generazioni. Mariangela conferma la tesi, parlando dei tre figli: “Catiana è biotecnologo alimentare, Francesco è veterinario, Valentina studia Economia. Ecco, la quarta generazione sarà quella decisiva, quella che alzerà la soglia della qualità non solo della carne, ma anche del latte intero pastorizzato e dello yogurt intero fruttato”.

Mariangela Netti

Con quello aperto a giugno in via Amendola, diventano dieci i mercati coperti di Bari che offrono soprattutto prodotti alimentari e, in misura minore, merci varie. Al San Nicola-Murat c’è il Mercato San Nicola, a piazza del Ferrarese; al Madonnella c’è il Mercato Sant’Antonio, in piazza Balenzano; al Libertà, il Don Bosco, tra le vie Nicolai, Crisanzio e Sagarriga Visconti, nell’edificio della ex Manifattura Tabacchi; a Carrassi-San Pasquale il San Marcello, in via Fortunato; a Japigia, in via Caldarola, il Mercato San Pio da Pietrelcina; a Picone-Poggiofranco, il Mercato Santa Scolastica, già collocato in via Montegrappa, nello stabile ex Palmiotto, in viale Concilio Vaticano II; al San Paolo c’è il Santi Pietro e Paolo in viale Lazio. Nelle ex frazioni, l’Immacolata dei Pescatori serve Santo Spirito e Palese; il San Filippo Neri Carbonara e Ceglie del Campo.

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