Ed ora si può parlare, son passati quindici giorni e i neuroni si sono riallineati su una maggiore (presunta) razionalità. Sono dieci edizioni di Sindaci ai Fornelli, un format ideato da Sandro Romano che dura da oltre dieci anni ed è passato dagli scout in una piazza di Capurso, in una sera benedetta da Giove Pluvio, all’anfiteatro di Bisceglie. La differenza? Non avete mai visto il sole che si tuffa nell’Adriatico seduti sui sedili di pietra di quell’anfiteatro, altrimenti non fareste la domanda. Dalla conduzione simpaticissima di tanti presentatori e stimolatori: chi dimentica la sera con Toni Santagata e le “zingarate” di un eccelso Antonio Stornaiolo? Ci siamo sempre divertiti moltissimo con Sindaci e Chef che scherzavano sui piatti e sulla capacità di “fare il pane con la farina che tieni”. Alla fine, stremati dallo stress e dall’adrenalina, si ripartiva felici come gli universitari dei miei tempi quando facevamo la Festa della Matricola.
Insomma una intuizione di Sandro Romano che, nel momento in cui il popolo veniva abbandonato al populismo, vede lo spazio e conserva qualcosa di autenticamente popolare perché mette insieme le due cose delle quali si può parlare in ogni bar: la politica e la cucina. Serbando un minimo di rigore per evitare che tutto finisca a rutti e grugniti.
Passano gli anni, una innovazione diventare popolare e quando l’innovazione diventa popolare si trasforma in tradizione. E già nella nona edizione le parole di Vito Leccese (allora appena eletto Sindaco di Bari) furono profetiche: “Ho accettato di fare il Sindaco di Bari perché voglio vincere Sindaci ai Fornelli!”. Alla edizione decima c’è riuscito preparandosi per un anno e ingaggiando due campioni dell’Ars Coquinaria di indubbio valore e straordinaria esperienza (Domingo SCHINGARO e Massimo FEROSI) e concorrendo insieme al Sindaco di Baronissi Anna PETTA (rivoluzionaria gentile ma con una solida esperienza di cucina campana della scuola Salernitana).
C’era da attenderselo diranno in molti. Vero. Ma la sorpresa più grande è la decisione di Adriana POLI BORTONE di essere della partita e di scendere nell’agone. E bisogna dire anche lei con uno squadrone. Ecco, senza nulla togliere a tutti i Sindaci presenti, lo scontro tra Leccese e Poli Bortone è quello che, politicamente, ha assunto il ruolo centrale.
E la competizione, di colpo, prende il posto della goliardia, la gestione della organizzazione si fa complessa e solo la professionalità e la intrinseca pugliesitudine (non so se si può dire ma a me viene come attributo per chi ha la Puglia nel DNA) di Claudia CESARONI e Mauro PULPITO rendono il ritmo allegro e rapido senza ansia, riempiono l’attesa senza tracimare e mediano il “disordine organizzato” di PINUCCIO (così bravo da essere l’alternativa comica tutta pugliese alla comicità greve, spesso anche molto pugliese!)
E dunque gran divertimento, molto da fare per i controllori, molto da imparare per la giuria (competentissima ma abbastanza impacciata nel districarsi tra assaggi con restrizione di spazio, di tempo e di quantità).
La conclusione riguarda due eresie. Lo scarso appeal che hanno riscosso gli “strasc’nate” appena fatti, la presenza di un piatto eccellente (una Chevice della squadra rossa) ma invalutabile perché il regolamento prevede solo primi piatti.
E chissà una qualche eresìa non possa prender popolarità e, magari, si possa allargare l’esercizio anche ai non primi piatti. In fondo Abu al-Hasan ‘Ali Ibn Nafi ‘ (detto brevemente Al Ziryab) credo ci perdonerebbe e da Sindaci ai Fornelli potrebbe venire anche una qualche contaminazione che diventi popolare e financo tradizione.
O, magari, che Sindaci ai fornelli abbia una sede stabile e possa, da quella sede, contaminare anche altri luoghi fuori dalla Puglia che di cucina italiana buona ne abbiamo sempre più bisogno. Non fosse altro che per la sostenibilità. Un grazie a Sandro Romano per avermi coinvolto in questa avventura con il mio umilissimo contributo. Ma ad un’altra edizione senza Nazario Biscotti mi sarà difficile garantire la presenza. Mi prenoto comunque fino al 2030. Sempre se mi vorranno in giuria.