Il gelato al limone dei Benemerito, un solo gusto dal 1940

È Cosimo ad anticiparti, spiazzandoti: “Sì, proprio come quella canzone famosa che parla dell’uomo che gridava: “gelati”. Solo che il carretto in realtà oggi è un tre ruote, imbottito di gelato al limone. Un Ape della Piaggio, proviamo ad anticipare. Macché! Spiega Cosimo, prendendoti nuovamente in contropiede: “È un Empolini. Vede? C’è la scritta proprio là, sulla fiancata. Li producevano a Milano, sono più eleganti dell’Ape”. Poi, negli anni Ottanta, la genovese Piaggio acquisì la fabbrica meneghina negli anni Ottanta.

I due motocarri sono diventati una sorta di monumento al gusto nel cuore di Acquaviva delle Fonti, 23 mila abitanti, 25 chilometri da Bari, famosa anche per la cipolla rossa e per il cece nero. Fino all’estate scorsa presidiavano le due porzioni dei giardini pubblici, piazza Garibaldi e piazza Vittorio Emanuele II, a due passi da palazzo De Mari, sede del palazzo di Città e del museo archeologico. Poi, con i lavori di ristrutturazione (da qui all’eternità, in puro stile opera pubblica all’italiana), un “carretto” ha dovuto migrare sotto le mura imperiose della scuola elementare De Amicis. Una sorta di delocalizzazione forzata che invero sta funzionando, vista l’affluenza di clienti, lenta ma costante.

Quando ci fermiamo a chiacchierare con Cosimo, la controra è passata da poco. E da queste parti, anche se non siamo ancora in estate, questo frangente della giornata è per certi versi ancora sacro.

Cosimo è oggi il grande capo della premiata ditta Benemerito, fabbrica di gelati al limone. L’attività venne inaugurata nel 1940 da Giovanni, il capostipite. La guerra del duce era imminente. Giusto 85 anni fa, Giovanni compose la sua prima limonata e la sua prima granita di limone. Fu sin da subito un successo in un paese molto diverso dalla Acquaviva di oggi. Quando la guerra diventò un terribile ricordo, il gelato al limone acquisì un ruolo importante nei momenti di relax, anche per il prezzo al consumatore relativamente basso: la panchina, lo struscio, il dopo pranzo e il dopo cena. Giovanni, il capostipite, usava la biciletta, beninteso. Tutti lo chiamavano “Giuann ué gelat”, che poi era il riferimento al classico luccare, urlato fino allo sfinimento. I trerruote arrivarono col tempo. Fino a quando il colore verde celadon, combinandosi con gli arabesque della capotina, non divenne una “macchia” indelebile nel contesto della villa cittadina.

Il gelato, la granita, la limonata, il sorbetto, la cremolata non hanno segreti: i limoni sono gli Igp di Sorrento e quelli di Rocca Imperiale, racconta Cosimo, in un effluvio di parole, di ricordi, di emozioni; poi lo zucchero, l’acqua, la caldaia la paglia, il ghiaccio e il sale, la tempistica e la passione, le macchine Carpigiani, le migliori in assoluto in questo campo. Una passione trasfusa ai figli: Giovanni, il nome del nonno, 27 anni, sempre al suo fianco; Alessio, il figlio maggiore, 34 anni, nella “sede distaccata”. Dove si coccola il piccolo Gabriele. Che, “ne stia certo – assicura il primogenito – farà questo mestiere, il gelataio”. Troppo piccolo per averne conferma dall’interessato…

Intanto, al carretto sotto le mura imponenti dell’edificio scolastico, si appressa un signore di mezza età. Il quale ordina gelati e limonate per sei. Ci invita a non fotografarlo e afferma senza tentennamenti, a risposta di una precisa quanto imbarazzante domanda: mai una volta che il gelato non è venuto bene?, chessò, troppo dolce, troppo poco dolce, troppo liquido, troppo ghiacciato… Macché: “Sempre buonissimo: e il bello è che non lascia neppure quel senso di sete. Pensi che spesso, veniamo apposta da un paese vicino per assaggiarlo”. E magari, se i due vigili che hanno sanzionato un piazzista che aveva parcheggiato come se il suo furgone fosse padrone della strada, avessero gustato il gelato dei Benemerito, beh, magari sarebbero risultati persino più simpatici.

I Benemerito hanno intanto pensato bene di diversificare l’attività. Sempre gelati, ma di tutti i gusti e di tutte le fogge. E poi c’è il sogno che si sta avverando. Una persona si avvicina a Giovanni e lo implora: il pallone del bambino è finito nel recinto del cantiere, potrebbe recuperarlo? Il cantiere, proprio al centro di piazza Garibaldi, è in realtà la recinzione del punto vendita prossimo venturo dei Benemerito, un grande chiosco in forma di pagoda che, dopo la ristrutturazione, dispenserà dolcezze urbi et orbi, proprio come a pochi metri, la cassarmonica monumentale in cemento armato dispensa (tornerà a dispensare, dopo i lavori) delizie musicali. Diversificazione significa anche collaborazione con Borgo Egnatia, la partecipazione alla sfilata di Dolce e Gabbana a Alberobello o alla pubblicità della Grande Panda a Mola di Bari.

In attesa che l’attività si allarghi, le temperature sempre più estive impongono la sosta ai trerruote: trecento, anche quattrocento fra gelati (al “cartuccio” o in coppetta) e limonate. Servite, queste ultime, in un bicchiere che Cosimo  mostracon malcelato orgoglio: il contenitore è in realtà un veicolo di marketing, un vero e proprio giornale aziendale.

E qui, allora pare proprio di ascoltarla la canzone che diventa un inno. No, non quella di Lucio Battisti, con le parole di Giulio Rapetti, in arte Mogol. Bensì quella immortale di Paolo Conte, magari nella interpretazione di Dalle e De Gregori: un gelato al limon…, magari sprofondati in una città, trascinando una valigia di perplessità e facendosi luce con l’intelligenza degli elettricisti.

 

 

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