A Leporano la terra si adotta: così funziona Orto Family

Leporano è un piccolo comune della provincia di Taranto, adagiato tra le campagne e il mare, dove la terra ha sempre avuto qualcosa da raccontare. Lo sapevano bene già Virgilio e Orazio, che ne celebravano il clima mite, le fonti naturali e la generosità del paesaggio. E lo suggeriscono ancora oggi i resti dell’antica Satyrion, insediamento più antico di Taranto, affacciato sulla costa frastagliata della Marina di Leporano, proprio sotto la Torre Saturo. Un luogo che da secoli parla di agricoltura, di vita lenta, di stagioni che scorrono. E che oggi ritrova una nuova voce grazie a Orto Family, il progetto ideato da Antonluca Antonante, classe 1992, nato e cresciuto in città, lontano da ogni tradizione contadina.

Nel 2017, ispirato da un’esperienza vista in Calabria, Antonluca ha deciso di provarci anche lui. “Mi piaceva l’idea di avvicinare la gente alla campagna — racconta — così ho cominciato, un po’ alla cieca, ma con convinzione”. Senza esperienza agricola, ma con tanta voglia di fare, ha dato vita a un orto partecipato che in poche settimane ha attirato l’attenzione di una trentina di famiglie.

Ogni lotto, circa 100 metri quadrati, viene “adottato” da uno o due nuclei familiari, che partecipano attivamente alla raccolta e alla cura della terra, seppur in misura minima. “Il grosso del lavoro lo facciamo noi — dice Antonluca — ma a loro resta la parte più bella: raccogliere, imparare, stare insieme”. Ed è così che, da sette anni, le campagne si riempiono di bambini, genitori, amici. Un ritorno alla terra che diventa anche ritorno alla relazione, alla stagionalità, al senso del tempo. Perché coltivare non è solo produrre: è imparare a saper aspettare, conoscere le difficoltà legate al clima, alla scarsità d’acqua, ai ritmi che la natura impone. “Chi partecipa ai nostri orti inizia a capire che i pomodori non ci sono a gennaio e che le rape hanno bisogno del freddo. È una piccola rivoluzione culturale, silenziosa, ma concreta”.Oggi sono circa 50-60 i lotti assegnati ogni anno. Alcuni vengono condivisi da famiglie con bambini, altri da coppie di amici, e in molti casi si tratta di persone che non avevano mai avuto a che fare con l’agricoltura. “Anche chi non ha nessuna esperienza trova il modo di fare la sua parte. E quando portano a casa il raccolto, è tutta un’altra storia”.

Con il tempo, il progetto si è allargato. Oltre agli orti partecipati, l’azienda coltiva circa 12-13 ettari con ortaggi stagionali, cereali, legumi, ulivi e grano. Si vendono prodotti freschi direttamente in azienda, raccolti all’alba e distribuiti la mattina stessa. “Un chilometro zero che è meno di zero”, sorride Antonluca. E infatti, c’è chi ormai non riesce più a tornare ai prodotti del supermercato. “Quando siamo chiusi per ferie o per cambio di stagione, c’è chi ci chiama disperato”.

L’attenzione alla terra, qui, è concreta: niente trattamenti chimici, solo concimi organici e macerati naturali. E una selezione attenta di quello che si coltiva, sempre seguendo il ritmo della stagione e il potenziale del terreno. Per l’estate è in cantiere un nuovo progetto: eventi in orto, con aperitivi, laboratori e incontri tra i filari, per avvicinare ancora di più le persone alla terra, anche attraverso il piacere di ritrovarsi.

Quello che colpisce, nella storia di Antonluca, non è solo la determinazione con cui ha costruito tutto questo senza esperienza né tradizione agricola alle spalle. È la sua capacità di creare comunità attorno a un pezzo di terra, in un territorio che spesso fa notizia per ben altri motivi. “Siamo giovani, siamo di città, e proviamo a fare qualcosa di diverso in una realtà difficile come Taranto. Ma ci sono tante piccole esperienze che stanno nascendo. Forse è il momento di raccontarle di più”.

In fondo, da Satyrion a oggi, la terra di Leporano non ha mai smesso di parlare. Bisognava solo tornare ad ascoltarla.

 

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