In Puglia, terra di antiche tradizioni e vigneti che raccontano storie secolari, una varietà di vite senza identità genetica precisa è tornata alla luce grazie al lavoro congiunto dell’Azienda Agricola Bufano di Locorotondo e del Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura “Basile Caramia”. Una scoperta che unisce scienza, tradizione e la capacità di custodire ciò che rischiava di andare perduto, arricchendo ulteriormente il già vasto patrimonio enologico pugliese.
La riscoperta: tra abbandono e rinascita
Tutto è iniziato con il ritrovamento di un ceppo dimenticato, nascosto all’interno di un antico muretto a secco, simbolo del paesaggio rurale pugliese. Questo vitigno, sopravvissuto all’abbandono e persino alla filossera, la devastante malattia che colpì i vigneti europei nell’Ottocento, ha trovato nuova vita grazie all’intervento dell’Azienda Agricola Bufano. L’azienda, custode silenziosa di questa risorsa, ne ha permesso il recupero e la moltiplicazione attraverso innesti fatti sugli storici terrazzamenti di Locorotondo. Dalle analisi del Centro di Ricerca, guidato dal Responsabile della Biodiversità Pasquale Venerito, è emerso che il vitigno presenta caratteristiche genetiche simili al Minutolo, varietà autoctona pugliese. Tuttavia, l’acino non aromatico e il grappolo differente lo rendono una varietà a sé, probabilmente un semenzale nato da un seme di Minutolo, che ha dato vita a un genotipo unico nel suo genere. Un aspetto affascinante della vicenda riguarda la presunta connessione storica con Federico II, il grande imperatore medievale legato alla Puglia. Secondo un documento d’epoca, questo vitigno potrebbe risalire al suo tempo. Tuttavia, gli studiosi del Centro invitano alla cautela: si tratta di ipotesi non verificabili. Ciò che è certo, però, è che questo ceppo sopravvive come testimone silenzioso di una storia agricola che si perde nei secoli.
L’Azienda Agricola Bufano: custodi del passato e produttori d’eccellenza
Grazie a una lunga tradizione e a un’esperienza consolidata nel settore, l’Azienda Agricola Bufano ha saputo trasformare questo vitigno in una risorsa di grande valore, dando vita a tre vini che ne esaltano le peculiarità: un vino fermo, uno spumante metodo classico e uno spumante metodo Charmat. L’azienda, con i suoi circa 50 ettari coltivati, si estende in alcune delle aree più rappresentative della Puglia: dalla suggestiva Valle d’Itria alla Murgia dei Trulli, dal Parco Naturale Terra delle Gravine fino alla Terra del Salento. Tra le varietà coltivate spiccano il Primitivo, il Minutolo, la Verdeca, il Bianco d’Alessano, il Negroamaro, il Susumaniello, l’Uva di Troia e, oltre i confini regionali, il Glera per la produzione del Prosecco DOC e il Pinot Grigio per la produzione del DOC Pinot Grigio delle Venezie.
Elemento distintivo dell’Azienda Bufano è l’utilizzo della rosa in vigna, una pratica tradizionale che non solo funge da sentinella per attacchi parassitari e crittogamici, ma contribuisce a impreziosire il vigneto urbano con profumi delicati.
Fiore all’occhiello dell’azienda resta il vigneto situato sui terrazzamenti storici di Locorotondo, dove le uve di Primitivo, Minutolo, Verdeca E Bianco d’Alessano crescono in perfetta armonia con il paesaggio circostante. Qui, tradizione, natura e innovazione si fondono, regalando un’esperienza visiva e sensoriale unica, che racconta tutta la bellezza e l’autenticità della viticoltura pugliese.
Il ruolo del Centro di Ricerca e le prospettive future
Il Centro di Ricerca Regionale gioca un ruolo fondamentale nella tutela e valorizzazione del patrimonio agricolo pugliese. La sua missione si concentra sul recupero, la conservazione e la caratterizzazione di vitigni, frutti e olivi autoctoni, con l’obiettivo di preservare e dare nuova vita a risorse uniche del territorio.
Nel caso di questo vitigno straordinario, gli esperti stanno approfondendo ogni dettaglio per integrarlo nel centro regionale per la conservazione ex situ di fruttiferi, vite e olivo. Il suo valore è innegabile, non solo dal punto di vista enologico, ma anche narrativo: rappresenta un’opportunità rara per intrecciare un prodotto alla ricca storia e tradizione pugliese.
Questa scoperta è una delle tante sfide che la viticoltura pugliese affronta, un patrimonio vivo che, oggi come ieri, racconta storie, ispira e porta alla luce eccellenze. E forse un giorno questo vitigno, con un nome e un’etichetta, troverà il suo posto d’onore sulle tavole, diventando simbolo della capacità di questa terra di sorprendere e custodire tesori inaspettati.