Ottavio Giulio Surico, lo chef che nella sua “Osteria del Borgo Antico” propone piatti della tradizione con un tocco personale

A Gioia del Colle troviamo l’Osteria del Borgo Antico, è qui che ha preso forma il sogno di Ottavio Giulio Surico, un sogno che ha radici già nella sua infanzia. Decidiamo di farci catturare ed avvolgere per un viaggio multisensoriale tra i suoi piatti. Le sue creazioni sono ricche di colore e di passione, tra i suoi ingredienti principali ci sono fantasia e semplicità, senza mai dimenticare le origini e le tradizioni pugliesi.

 

Ottavio Giulio raccontaci quando inizia il tuo incontro con la cucina pugliese?

Ho 42 anni ed ho iniziato questo percorso già all’età di 14 anni lavorando a cena in un ristorante del mio paese. Già allora pensavo che nella vita non avrei voluto fare altro che lo Chef.  Le radici della mia cucina affondano nella terra in cui sono nato. Sono nato a Gioia del Colle, qui sono cresciuto tra i vicoletti di questo piccolo borgo, avvolto da mille colori e profumi che ancora oggi chiamo casa.  Finiti gli studi alla scuola alberghiera ho deciso di rincorrere il mio sogno di avere un ristorante tutto mio.

Come nasce l’Osteria del Borgo Antico?

Nell’anno 2001, dopo un giro di esperienze in diverse strutture nazionali ed internazionali, decisi di rientrare nella mia terra e di entrare in società con un mio amico, avviando quello che attualmente è il ristorante mio e di mia moglie Miriam Milano. Devo a mia moglie l’inizio di questa avventura professionale, partita nel 2009, grazie a lei il ristorante ha intrapreso un percorso differente, che asseconda la mia costante voglia di ricerca e stile. Miriam è laureata in scienze politiche, poi ha deciso di iniziare un percorso di formazione nel mondo del vino e oggi è la sommelier del ristorante. Ho iniziato a rivisitare le ricette della mia mamma, creando sempre piatti nuovi, legati alle mie origini e alla tradizione con un mio tocco personale.

Qual è “il piatto forte” dell’Osteria del Borgo Antico?

Il piatto forte del mio ristorante è lo “Spaghettone alla Poveraccia”, che si ispira alla nostra tradizione pugliese e meglio rappresenta le origini della mia famiglia. Questo piatto infatti è un’esplosione di sei semplici ingredienti: olio cipollotto, capperi, acciughe, pomodoro, rucola e pan fritto, che raccontano la storia della cucina pugliese, un intreccio di sapori autentici che esprimono il territorio in cui sono nato.

Quali sono le peculiarità della tua cucina, i tratti che la contraddistinguono?

Il legame con le nostre radici vibra nei colori e nelle forme che danno vita ai miei piatti. Per me la cucina è sentimento e fantasia. Amo la tradizione e i prodotti della mia terra, l’ingrediente principale delle mie ricette è la semplicità e dentro di esse trovate anche un pochino di me, in fondo ciò che cuciniamo rappresenta anche quello che siamo.

La famiglia nella quale nasciamo è importante per ognuno di noi, nel tuo caso ha rappresentato anche la tua fonte di ispirazione per quello che sarebbe stato poi il tuo lavoro, ma non solo.

É grazie ai miei genitori se sono diventato quello che sono oggi, con valori saldi e regole di vita che mi hanno indicato la strada da percorrere e su cui ho costruito tutto quello che ho.

Il tuo sogno continua, si evolve col trascorrere del tempo, cosa vorresti per il prossimo futuro?

Il mio sogno è quello di diventare un punto di riferimento per tanti viaggiatori gourmet e potermi esprimere sempre più liberamente nella mia terra.

 

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