L’enologo Mourad Ouada realizza un bilancio di questa vendemmia in Puglia: «Migliore qualità delle uve al sud e in Puglia sarà un’ottima annata per i vini bianchi»

La vendemmia rappresenta il momento dell’anno in cui i sacrifici economici e fisici di una cantina possono essere quantificati, alleviando le ansie e le frustrazioni di un anno passato con gli occhi rivolti verso il cielo, sperando nella clemenza del meteo. Abbiamo deciso di ascoltare da un protagonista del settore vinicolo, l’enologo Mourad Ouada, che annata dovremo aspettarci per i vini pugliesi, realizzando un bilancio che possa rendere chiaro quello che troveremo in bottiglia. La Coldiretti regionale fa sapere che per il 2024 la produzione pugliese dovrebbe risalire intorno ai 9 milioni di ettolitri, recuperando il calo del 37% avuto nel 2023 con una produzione ferma ai 6,9 milioni di ettolitri, a causa delle bizze dettate dal clima e dai forti attacchi di peronospora. Per quest’annata i vigneti sembrano aver resistito più delle altre colture alla siccità, mentre il caldo ha bloccato sul nascere il rischio peronospora, garantendo così una eccellente qualità delle uve.

Qual è la situazione della vendemmia per quanto riguarda la Puglia?

I presupposti di questa vendemmia non erano certo positivi, a causa degli oltre due mesi senza pioggia, devo ammettere che appena abbiamo iniziato la raccolta delle uve bianche, che a causa del caldo estremo, potevano subire dei danni, in quanto il caldo danneggia le bucce, provocando la perdita dei profumi, invece, ci siamo accorti che tutto questo non è avvenuto. Negli ultimi giorni con l’arrivo della pioggia e con l’abbassamento delle temperature durante le ore notturne, questo ha favorito le uve rosse come: il Susumaniello, il Negroamaro, mentre il Primitivo è stato già più o meno raccolto nella fase precedente. Tutte le uve più tardive ci stanno dando buonissimi risultati, non mi lamento per questa annata in Puglia, anche se non è ancora terminata, possiamo definirla molto buona, soprattutto per l’uva a bacca bianca, dai vitigni internazionali a quelli autoctoni.

Il caldo eccessivo impone scelte strategiche e produttive differenti per salvaguardare la vendemmia?

Le scelte e le operazioni che si facevano in passato soprattutto nei vigneti oggi non si fanno più, le defogliazioni non vengono più eseguite perché i raggi solari sono cambiati, prima il sole faceva maturare l’uva, modificandone il colore, oggi il raggio solare che colpisce la buccia dell’uva la brucia direttamente. Le alte temperature fanno sì che anche l’altra operazione del diradamento deve subire delle limitazioni e in cantina bisogna evitare le lunghe macerazioni perché portano a ottenere una chiusura del vino e un sapore più amaro sul suo finale. Sarebbe meglio realizzare sempre in cantina pochissimi rimontaggi, follature e bagnature del cappello, rendendo il vino più elegante e meno costruito.

In una panoramica più generale dello Stivale, qual è la situazione della vendemmia da nord a sud Italia?

Se facciamo un’analisi più generale dell’intero territorio italiano possiamo riscontrare delle grandi differenze tra il nord e il sud della Penisola. Dal centro nord in su hanno subito grandinate e vere e proprie bombe d’acqua per tutto il mese d’agosto, soprattutto in regioni come l’Emilia Romagna e il Veneto. In Piemonte la zona della Barbera ha subito i danni peggiori, con interi vigneti completamente distrutti. Per la zona del centro sud e del sud Italia la situazione è decisamente migliore, di solito avviene il contrario. La vendemmia si prolungherà per tutto il mese di ottobre soprattutto per la raccolta di alcuni tipi di vigneti, che hanno una maturazione più tardiva, ma da queste prime fasi posso constatare che il livello dei vini del sud e del centro Italia sarà decisamente migliore rispetto a quello del nord.

 

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