Le cucine delle Puglie, scopriamo chi sono i nuovi giovani talenti pugliesi

La globalizzazione sarà standardizzazione? Sarà indifferente vivere a Los Angeles, Delhi o Bagnolo?

So bene che la schiera degli “ugualizzatori” è sempre più folta. Conoscevo uno che amava viaggiare e regolava le sue tappe sulla presenza dei MacDonald. Che “grazie ai MacDonald posso mangiare sempre uguale e spendere sempre poco”.

Un genio vero del futuro che non mi piace. Poveraccio, è morto. Ma mi sarebbe tanto piaciuto chiedergli la differenza tra il pollo fritto a Pechino e quello a Giza, o meglio tra Chicken McNuggets® in Asia e in Africa. Ho usato il marchio altrimenti McDonald mi fa causa.

E, a tal proposito, chiederei che cosa ha capito della Grande Muraglia e delle Grandi Piramidi.

Immagino che mi risponderebbe che, essendo opere visibili dallo spazio e inspiegabilmente edificate, potrebbero essere solo opere di extraterrestri identici. Come le crocchette di pollo.

Si ci sto girando intorno, ma solo per avere quell’effetto che aveva il cotone idrofilo sul gluteo quando la mamma ti faceva la siringa. Che il tutto è avvenuto per un pensiero inespresso ma captato da lontano da Angelo Silibello, uno dei silos di memoria della gastronomia planetaria. Ad un mio articolo nella quale provavo a rappresentare la differenza tra “Cucina IN Puglia” e “Cucina DI Puglia”, il buon Lillino commentava “delle Puglie!”

Ignaro del fatto che questo articolo su “Le Cucine delle Puglie” era già in preparazione.

Un articolo con l’ambizione di tracciare alcuni punti fermi delle cucine che verranno, non di quelle che abbiamo, delle quali parlano in tanti. A volte a ragion veduta, altre a rinverdire il mio hashtag più che ventennale: #macomesifa.

Ho scelto di principiare da interpreti, giovani abbastanza da poter vedere il futuro, adulti abbastanza da poterlo plasmare. Almeno nelle loro cucine.

Giovani di formazione molto particolare. Soggetti ai maestri più arcigni che si possano immaginare (i genitori ed anche di più), e soggetti al giudizio dei magistrati più severi (i clienti).

E siccome per i clienti dei loro ristoranti la “leggenda” è la norma, vale la pena investigare su come pensano di serbare le loro cucine e, insieme, come aspirano a reinterpretarle. Ché il mondo cambia ed è giusto che i giovani siano “eretici” e, dunque, sfoderino “nuove proposte”. Per parte mia resta immutata la speranza di continuare la rappresentazione di una terra che, pur cambiando, sa comunque farsi riconoscere. E che la loro cucina sia così forte da non temere paragoni nemmeno con quella che la ha preceduta. Per quanto quest’ultima, assai spesso, sia consegnata al mito.

I nomi? Uno per settimana li leggerete. A ciascuno sarà dovuto parlare di come vede la sua cucina negli anni a venire e, magari, se ha già qualche piatto pronto, per quanto celato.

Una sorta di prototyping che ci faccia immaginare le cucine di Puglia che ci saranno quando noi non ci saremo. E magari gustarlo o provare un abbinamento. Che il vino continua ad appassionarmi, nonostante viva tempi difficili nelle bocche unte e nelle menti bisunte di inutili Maître à penser de noantri

Ci saranno giovani più bravi? Assolutamente sì, alcuni bravissimi ed eccelsi. Quando sceglieranno di raccontare il loro pezzetto di Puglia in un piatto ce ne occuperemo. E se saranno “eretici” ancora meglio, purché siano in grado di far capire in cosa l’innovazione ha migliorato l’ortodossìa. Che il progresso così va avanti, i “ribellismi”, in ogni campo, hanno solo effetti boomerang e “restaurazioni peggiorative”.

Adoro la Pizza Napoletana, ma sarei felice se qualcuno mi raccontasse di volersi cimentare con la Pizza di Noicattaro o quella di Ginosa. Il mio piatto forte? Il brasato alla Bresciana ma mi piacerebbe tanto ragionare con un giovane affascinato dalle brasciole alla barese o dal pancotto di Gravina.

Per il sushi, che amiamo, la Crêpes Suzette che tanto ci appassiona, il filetto alla Voronoff che ci fa sbavare e le meravigliose Andouilles, non è questo il posto giusto. Qui è più facile trovarci il ragù di gallo che le coq au vin!

E chissà se un giorno verrà da noi Yasuhiro Yamato e potrà dire: “Oh perdinci! Pensavo di essere da solo a portare nel futuro la storia della cucina di Kyoto … lo avete fatto anche voi!”

Ci vediamo la prossima settimana con … beh lo saprete la prossima settimana.

Foto credits: maria.prudenza.photos

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