Masseria Amodio: la vita rurale raccontata sui social

“Ragazzi, benvenuti in masseria!” Con queste parole, Michele Amodio accoglie i suoi follower su Instagram, portandoli nel cuore della vita rurale pugliese. Il suo accento, che mescola le inflessioni di Fasano e Mottola, accompagna il racconto della storia familiare e delle antiche tradizioni contadine, trasformando la quotidianità della Masseria Amodio in un affascinante racconto digitale che continua a conquistare un pubblico sempre più vasto.

Dalla mezzadria alla modernità

La storia di Michele inizia a Fasano, nel brindisino, dove la sua famiglia lavorava attraverso un contratto di mezzadria, un sistema agricolo in cui il proprietario di un terreno cedeva una porzione di terra a un contadino, o alla sua famiglia, in cambio della metà del raccolto. Nel 1985, grazie a un’offerta vantaggiosa, suo nonno riuscì ad acquistare una masseria abbandonata a Mottola, nella provincia di Taranto, dando inizio a un lungo lavoro di recupero e ristrutturazione. Dieci anni dopo, suo padre iniziò a ripristinare le varie strutture della masseria, come la stanza dedicata alla produzione del formaggio, quella per la panificazione, il frantoio e la cantina, mentre Michele e i suoi due fratelli crescevano immersi in questo ambiente. Terminati gli studi, hanno scelto di dedicarsi a tempo pieno alla gestione della masseria. Michele, in particolare, ha saputo unire la tradizione agricola con l’innovazione della comunicazione attuale, trovando un modo unico per raccontare la vita in campagna.

Un diario digitale dalla masseria

Nel novembre scorso, Michele ha aperto il profilo Instagram @masserie_amodio, trasformando la quotidianità della masseria in un diario visivo. Attraverso foto e video, racconta la raccolta delle olive, la produzione di formaggi, la cura degli animali e la gestione dei campi. Tanti i contenuti dedicati all’approfondimento e alle curiosità, come la differenza tra fico e fiorone: il primo è il frutto estivo dell’albero, più grande e meno dolce, mentre il fiorone, che matura più tardi, è più piccolo e saporito. Dal suo campo di grano Michele spiega come riconoscere il Senatore Cappelli, caratterizzato da spighe alte e un colore scuro, mentre in un altro video racconta la funzione del buco della frisella, pensato per facilitare il trasporto durante il pascolo. Ogni post è un invito a scoprire il fascino di una vita lontana dallo stress cittadino, dove il tempo sembra scorrere seguendo i ritmi della natura.

Gli eventi e la tradizione

Le giornate di Michele iniziano all’alba nel caseificio, dove si occupa del caglio del latte e dell’intera produzione casearia. Successivamente, si dedica alle consegne, mentre il pomeriggio è riservato al lavoro nei campi e, quando il tempo lo permette, alla preparazione di contenuti per i social media. Durante l’estate, Michele è anche impegnato nell’organizzazione di eventi, tra cui sagre private e degustazioni all’aperto di prodotti tipici. Un evento particolarmente significativo è la festa della trebbiatura, un’importante celebrazione delle tradizioni agricole che segna la conclusione del lavoro di mietitura del grano. Primavera e autunno, invece, sono le stagioni ideali per accogliere gli ospiti in masseria, grazie alle temperature più miti. In questi periodi, Michele propone diverse esperienze, tra cui l’aperitivo al pascolo: con zaino e calice in mano, guida una passeggiata nei pascoli, con due soste per piccole degustazioni, sempre accompagnati dal gregge.

Dalla terra al mondo digitale

Mentre la famiglia Amodio lavora per rendere l’azienda agricola sempre più sostenibile, Michele continua a realizzare contenuti e proporre esperienze a contatto con la natura, rispondendo alla crescente domanda di attività autentiche. Con il suo progetto è riuscito a creare un ponte tra passato e futuro, dimostrando che la passione per la terra può trovare nuovi spazi nel mondo digitale. La sua autenticità ha attratto migliaia di follower, curiosi di scoprire la vita in masseria e desiderosi di sostenere la realtà agricola pugliese. Il suo racconto conferma che le storie genuine, profondamente radicate nel territorio, possono avere una forte risonanza anche nel panorama digitale.

 

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