Raffaello Tullo è, a mio modesto parere, il più geniale tra gli attori comici di teatro, pugliesi e non, un modernissimo Charlie Chaplin che guida da anni il progetto della Rimbamband, un’esilarante “banda di matti” – in realtà tutti musicisti straordinari – che, con la loro comicità e originalità, riescono a farti slogare la mascella per le tante risate.
Oltre a Raffaello, voce ma capace di suonare qualsiasi oggetto comune come fosse uno strumento musicale, la band è formata da Renato Ciardo al rullante, Francesco Pagliarulo detto “Il Rosso” al pianoforte, Vittorio Bruno al contrabbasso e Nicolò Pantaleo al sassofono.
Ultimamente Raffaello ha portato in scena due spettacoli di cui è autore e protagonista, che hanno avuto un meritato successo di pubblico e unanime consenso dalla critica, “Contrattempi moderni” da one man show e “Sconcerto” insieme all’Orchestra Filarmonica Pugliese.
In occasione della mia manifestazione “Sindaci ai fornelli” dello scorso 8 luglio, dal comitato organizzativo gli è stato assegnato il premio Mario Giorgio Lombardi.
Il premio, dedicato al gastronomo umbro/toscano già Governatore dell’Accademia Italiana Gastronomia, viene assegnato ogni anno a quelle personalità che hanno dato lustro alla Puglia in vari campi e, infatti negli anni passati lo hanno ricevuto due politici, Michele Emiliano e Antonio Decaro, il ricercatore Antonio Moschetta, il gastronomo Alex Revelli Sorini, lo stilista Angelo Inglese e, lo scorso anno, la giornalista conduttrice di Linea verde e Camper Monica Caradonna.
In questa amichevole intervista, a tratti anche divertente, Raffaello mi ha raccontato alcuni aspetti della sua carriera e qualche curiosità, anche gastronomica, della sua vita.
Qualche giorno fa hai ricevuto il premio Mario Giorgio Lombardi in occasione di Sindaci ai fornelli. Un premio che negli anni precedenti non è mai andato ad un attore, ma che ha nell’albo d’oro due politici, Perché ritieni sia stato dato a te per quest’anno?
In realtà me lo sto ancora chiedendo. Forse qualcuno si è accorto che da sempre mi impegno un sacco per raccontare qualcosa in maniera originale. Leggo di Antonio Moschetta, amico e compaesano. Mi onora sapere che anche lui da qualche parte in casa conservi il mio stesso premio. In fondo i nostri mestieri non sono così diversi. Entrambi ricerchiamo cose con l’obiettivo di far star meglio la gente.
La motivazione parla di estro, innato talento e verve comica. Ritieni che queste qualità ti rappresentino?
Non saprei. Voi avete deciso di darlo a me. Probabilmente io non me lo sarei mai dato perché non riesco a guardarmi coi vostri occhi, anche se spesso vorrei. Troppo spesso ciò che scrivo e produco non mi piace, ecco perché provo sempre a fare cose nuove. Sono tutti tentativi di creare la migliore versione di me.
Parliamo di Raffaello. Come ti definiresti?
Un’anima inquieta e sempre in fermento. Un ottimo affare per il mio psicoterapeuta.
Da tanti anni sei il leader della Rimbanband, gruppo comico che ha portato una ventata di innovazione nel panorama teatrale pugliese. Ma da un paio di anni ti sei messo in evidenza anche come solista in Sconcerto e Contrattempi moderni. Quali sono le prossime idee e spettacoli del Tullo solista e del Tullo Rimbamband?
Sto scrivendo uno spettacolo sull’intelligenza artificiale insieme ad un altro bravo autore che si chiama Andrea Delfino. Il tema della tecnologia è sempre di grande ispirazione. Sarà come una specie di sequel di Contrattempi Moderni e lo porterò in scena con mia moglie, debuttando a maggio 2025. Lo show avrà una distribuzione, una produzione e una regia molto importante. Non vediamo l’ora.
In Contrattempi moderni sei un moderno Charlie Chaplin alle prese con le diavolerie della nostra vita quotidiana. Come nasce l’idea?
L’idea nasce dal dramma autentico che vivo tutte le volte che devo interagire con una “macchina”. Puntualmente mi si rivolta contro. La tecnologia sembra essere il mio più grande nemico, quello che promette di migliorarti la vita ma poi la vita te la distrugge. Ecco. E mi piaceva l’idea di raccontarlo in un linguaggio slapstick, come fossi un clown moderno a cui va tutto storto. Ho approfittato dello stop della pandemia per dedicarmici insieme ad altri due autori, Alessandro Clemente e Alberto Dirisio, con la giusta calma e la giusta attenzione. Senza la pandemia non sarei mai riuscito a scriverlo, né a provarlo. Non sono mai stato così tanti mesi senza salire sul palco e dovevo impegnare le mie giornate.
In Sconcerto sei uno strano direttore d’orchestra che prende il posto di un direttore serio nel guidare un’orchestra di musicisti sinfonici. Come sei riuscito a convincere chi è abituato a fare musica classica come mestiere, a giocare con te in un surreale (s)concerto?
Sconcerto è un progetto bellissimo su cui sto investendo parecchie energie in queste ultime settimane. Ho sempre lavorato coi contenuti comico musicali e sono molto a mio agio con l’orchestra. Sono proprio nella mia comfort zone e non mi sento nemmeno in colpa per questo. Anzi, me la godo alla grandissima. L’orchestra è un giocattolo stupendo e tutto ciò che costruisci sulla musica classica, suonata peraltro da bravissimi orchestrali, acquista una dignità incredibile. Ecco perché è stato semplice per me scrivere “Sconcerto”. L’ho scritto di getto, in 3 giorni, nel giardino di casa e, mentre scrivevo, ridevo, cosa che non mi capita spesso. Non è stato difficile convincere gli orchestrali, perché l’Orchestra Filarmonica Pugliese è un’orchestra viva, che ha intelligenza e apertura mentale. Spesso, paradossalmente, li devo arginare, più che convincere.
Ed è una sensazione bellissima, perché tutta quella partecipazione, che non mi aspettavo, mi fa davvero sentire uno di loro e mi rende felice. Ultimamente ho scritto dei pezzi nuovi che abbiamo già sperimentato dal vivo e che hanno funzionato tantissimo. Quando porto in scena Sconcerto mi diverto davvero come un bambino.
Durante la pandemia ci hai tenuti allegri con i tuoi video divertenti, dissacranti, persino geniali, realizzati con la Rimbamband e con tua moglie, che sono stati mandati anche a Striscia la notizia con grande successo televisivo e social. Li avresti fatti comunque o sono stati dettati dalla frustrazione del non poter lavorare e rimanere bloccato in casa?
I video che scrivevo durante la pandemia per la Rimbamband funzionavano un sacco. La Rimbamband ha avuto il suo picco di notorietà proprio durante la pandemia. I nostri video diventavano virali in tutto il mondo e sui nostri canali si iscrivevano migliaia di persone, anche straniere. I nostri video finivano nei Tg spagnoli, giravano in Argentina, in Brasile, in Francia, persino il Ministro della Salute della Romania condivise un nostro video. Problema mondiale, linguaggio mondiale, risultato mondiale. Poi la situazione pandemica si è aggravata, non potevamo più incontrarci e ho cominciato a fare video da solo. Anche questi giravano parecchio e molti sono finiti anche a “Striscia la notizia”. Insomma, durante la pandemia non mi sono affatto fermato, anzi ho gettato le basi per il nuovo me che oggi sono diventato.
A proposito, in quel periodo, come tutti, ti sei chiuso in casa. Ma tu sei andato oltre, ti sei sposato. Ponderazione o un pizzico di follia?
In realtà, durante la pandemia ho preso contatti virtuali con Marty, che solo un anno dopo sarebbe diventata mia moglie. Sposarmi è stata una delle poche cose sensate che ho fatto in vita mia. La vera follia è stata non averlo fatto prima, ma lei non mi cagava. Mi ha fatto attendere 43 anni, ma oggi siamo inseparabili. Mia moglie è ispirazione, sostegno, bellezza.
Parliamo di Raffaello nel quotidiano. Ti piace la cucina? Cucini o fruisci di quello che ti preparano?
Sempre durante la pandemia ho imparato a cucinare. Prima mi nutrivo solo di pasta e pesto, ora mi piace cucinare per mia moglie e per i miei amici. Non sono uno chef stellato ma ogni tanto qualcosa di commestibile riesco a crearla.
Quali sono i tuoi cibi preferiti?
Tutto ciò che ha a che fare col pesce. E la pizza. Quanto è buona la pizza!
Da te mi aspetto quanto prima un video sul tormentone della gastronomia barese: gli spaghetti all’assassina. Lo farai?
Appena avrò l’ispirazione. Quella comanda.
Nella tua carriera artistica hai un maestro, un punto di riferimento o un collega che ritieni giusto ringraziare?
Ho avuto tanti maestri e muse ispiratrici. Chaplin, Buscaglione, Victor Borge, Arbore, Fiorello, Carosone, Totó, Michael Jackson, Homer Simpson, Dickie Anderson. E poi ci sono maestri con cui ho avuto l’onore di lavorare: Paolo Nani e Gioele Dix su tutti.
Ti va di promuovere i tuoi spettacoli? Spiega ai lettori perché devono venire a vederti a teatro.
Su raffaellotullo.com ci sono tutte le date dei miei spettacoli. Venite, perché ho pur sempre un mutuo da pagare.