Chi percorre la costa ionica che da Gallipoli scende lentamente verso Santa Maria di Leuca, incontra presto la marina di Torre Suda. E a poca distanza, in territorio di Racale, può scoprire il prodigio di un’antica masseria torre che sorge vicino al mare, e sembra voler dominare con fierezza il magnifico paesaggio rurale tutt’intorno. Si tratta di Masseria Samenti, e il nome (espressione dialettale che fa pensare ai semi) è un primo indizio del rapporto simbiotico con le radici e con il territorio, insieme al largo impiego di materiali rispettosi della natura circostante. E così, a partire dalla vezzosa corte d’ingresso, si può entrare nel maestoso corpo principale, che ospita il bar e due suite; oppure si può procedere in direzione della piscina a sfioro con acqua salata. Fino a raggiungere le camere di più recente costruzione, tutte allineate in bell’ordine nel verde con il loro terrazzino panoramico, e concepite in modo da creare un effetto di totale armonia con la complessiva atmosfera di pace e di silenzio.
Evidentemente Masseria Samenti è il luogo ideale per concedersi una vacanza di assoluto relax, come dimostrano i numerosi ospiti (soprattutto stranieri), e come promettono i padroni di casa, Jacopo Maria Dossena, Sinibaldo Della Fonte e Matteo Normanno. Anche grazie alle capacità organizzative dell’efficientissima Barbara Fontana, e grazie all’interessante proposta gastronomica curata in prima persona dallo chef Matteo Normanno. Completamente autodidatta, Matteo dopo il liceo scientifico si è trasferito a Londra, dove è maturata la sua inclinazione per i fornelli, e dove ha lavorato in diverse cucine, anche stellate. Compresa quella singolare e prestigiosa della sede centrale della Banca Barclays. Per poi rientrare nel Salento e intraprendere una nuova avventura, concretizzatasi nello scorso anno con l’apertura della Masseria Samenti.
Si entra dunque nella fascinosa sala da pranzo del ristorante, dove dominano le calde note d’arredo del legno grezzo e della pietra viva, e il cui luminoso dehors appaga ampiamente la vista prima di gustare le originali rivisitazioni dello stesso Matteo Normanno. A partire dalla geniale tagliatella di calamaro cotto a bassa temperatura su ragù di ventricina, con olio al prezzemolo e polvere di cappero. Geniale e fortemente caratterizzata dai sentori erbacei (dell’orto della masseria), che rappresentano un valido motivo conduttore, e ritornano puntualmente nel superbo risotto con crema di barbabietole, panna acida, polvere di menta e tartare di manzo affumicato all’olivo. Magari in alternativa all’ironico “Mi ricordi il sushi”, che in realtà è un salmone marinato alle erbe, con panatura di riso nero croccante, edamame, e gel al lime; e al tentacolo di polpo fritto con emulsione di erbette e cipolla croccante. Discorso a parte merita “Is not paella”, e cioè alla fregola sarda con datterino giallo, cozze, seppie e polpo; mantecata con burro di gamberi, e tirata con brodo di ombrina. Un capolavoro! La degustazione degli oli locali viene valorizzata dall’eccellente pane fatto in casa, e non manca una ricca selezione enologica.