Lo ammetto, sono un “tarallinodipendente”. Se i tarallini sono buoni non riesco a smettere di mangiarli, posso finire una busta quasi senza accorgermene. Ce ne sono di tanti tipi, ormai se ne fanno pure di tanti gusti, ma preferisco quelli friabili che si mettono direttamente in forno, mentre quelli scaldati vengono formati e passati preventivamente in acqua bollente. Quelli friabili no, una volta cotti, se ben fatti, in bocca si dissolvono in una fragrante nuvola. Quando trovo quelli friabili, cosa non sempre facile dalle mie parti essendo io barese, non posso fare a meno di acquistarli e, solo pochi giorni fa, ne ho assaggiati di strepitosi in un panificio molto gettonato di Corato, realizzati con farina di qualità e ottimo olio extravergine d’oliva.
Il primo segreto perché siano buonissimi è che gli ingredienti debbano esser assolutamente di alto livello, regola che funziona in tutte quelle cose che appaiono semplici, come potrebbe sembrare, appunto, un tarallino. È infatti, una regola imprescindibile quando si fa un piatto apparentemente semplice. Mi spiego meglio. Fare gli spaghetti al pomodoro sembrerebbe facilissimo e, invece, così non è.
Questo perché se un piatto è fatto di pochi ingredienti, a maggior ragione quei pochi devono essere di qualità. Per fare un buon piatto di spaghetti al pomodoro serve pasta di livello, pomodori saporiti, olio extravergine eccellente, aglio buono e basilico profumato. Non basta, però, perché questi ingredienti devono essere rispettati nelle cotture e non rovinati, cosa che può accadere se il cuoco non ha la sensibilità giusta. Bisogna essere millimetrici, il pomodoro deve essere scottato, l’aglio non deve bruciare, gli spaghetti devono essere al dente, il basilico non deve cuocere e l’olio va usato facendo attenzione, meno calore prende e meglio è, in modo che mantenga il suo profumo.
Magari in un futuro articolo potrò spiegare come fare degli spaghetti al pomodoro da sballo, ma oggi mi è servito questo esempio per spiegare che, per fare i tarallini buoni, non si può fare a meno di ingredienti buoni. E non bisogna rovinarli, ovviamente. Quindi, io da buon “tarallinodipendente” non potevo evitare di imparare a farmeli da solo e, se seguirete la ricetta che sto per dare, li farete spesso anche voi. Non è difficile e saranno buoni per la vostra salute e per quella dei vostri familiari. Provateci.
Ingredienti
1 Kg di farina 0 di grano tenero (ma potete usare anche altre farine o semola rimacinata di grano duro. (In quest’ultimo caso ci sarà un maggiore assorbimento di liquidi, quindi bisognerà leggermente aumentarli).
300 ml di olio extravergine
350 vino bianco
20 gr di sale fino
Procedimento
impastare bene la farina con l’olio, il sale, ottenendo un composto alquanto grumoso.
Riscaldare il vino e aggiungerlo all’impasto fino ad ottenere una bella palla liscia da far riposare un’oretta.
Ricavare prima delle strisce e poi formare i tarallini su una placca. Infornarli a 180°/200° in forno già caldo per 35/40 minuti; i tempi saranno dettati dalle dimensioni e spessore dei tarallini e dal forno.
In ogni caso, indipendentemente dai tempi, basta guardare la doratura della superficie.
Lasciateli raffreddare bene prima di riporli in una scatola di latta o nelle buste.
È importante cercare di farli tutti più o meno dello stesso spessore e dimensione, in modo da ottenere una cottura pressoché uniforme.
Su questa base è possibile fare qualche variante aggiungendo semi di finocchio, sesamo, peperoncino, pepe nero, pomodori secchi o altro.
Molto gustosi sono quelli al gusto calzone, cioè con aggiunta di cipolla, pomodoro e uvetta sultanina, ma considerate che dovrete prima cuocere questi ingredienti in padella con poco olio, facendoli asciugare il più possibile e, consiglio importante, dovrete ridurre leggermente sia il vino che l’olio nell’impasto, per fare in modo che non rimangano troppo morbidi.
In ogni caso, come sempre, l’esperienza vi farà migliorare sempre e, eventualmente, anche personalizzare le dosi, in modo da adattarle al vostro gusto.