La Barca di Ciro, il ristorante che dagli anni’80 naviga a Marina di Pulsano

“Nomen omen” recita una nota locuzione latina, e sta a significare che a volte un nome può essere una sorta di presagio di un preciso destino professionale. È certamente il caso dello storico ristorante La Barca di Ciro a Marina di Pulsano, dolcemente adagiato sugli scogli in uno dei tratti più pittoreschi della costa ionica, quella che da Taranto si allunga verso il Salento. Un ristorante inaugurato negli anni ottanta del secolo scorso da Ciro Galeone, evidentemente capace di presagire un brillante futuro per la sua creatura, tanto da chiamarla La Barca, con la certezza che sarebbe diventata un indirizzo di culto per gli amanti della gastronomia ittica. E tanto da abbandonare la sua arte di pizzaiolo per iniziare l’attività di ristorazione insieme alla sua famiglia, interamente impegnata nel lavoro di squadra, sebbene con differenti compiti. Tra l’onore dei fornelli assegnato alla moglie Giuseppina Lorè, con la collaborazione del figlio Davide, e il rigoroso controllo della sala da parte dello stesso Ciro, poi affiancato dall’alto figlio Saverio.

Così è iniziata la lunga storia di questo mitico locale, oggi condotto proprio dall’impareggiabile Saverio Galeone, proiettato nella sua realtà fino all’identificazione assoluta. Si occupa infatti di tutto, a partire dalla selezione delle (tantissime) etichette e delle (eccellenti) materie prime, per poi accogliere gli ospiti con un tono di festosa e mai invadente cordialità, e senza smettere di sorvegliare con occhio vigile tutto il personale. Un personale giovane, attento e ben coordinato, sempre pronto ad intuire i gusti dei numerosissimi clienti (abituali e occasionali) che entrano nei luminosi ambienti con vista mare, o prendono posto nel dehors direttamente affacciato su un’ampia distesa d’azzurro. Mentre lo staff di cucina, con a capo Oronzo Dimitri, affronta preparazioni che si mantengono volutamente lontane da ogni forma di artificio o di virtuosismo culinario, e pensate per esaltare la freschezza degli stagionali prodotti autoctoni e i loro fascinosi sentori mediterranei. Il tutto quindi si risolve in una puntuale dimostrazione di profondo rispetto per i sapori autentici degli ingredienti impiegati. Lo dimostrano in modo particolarmente eloquente le cozze gratinate, umide e croccanti allo stesso tempo, e i magistrali totani ripieni eseguiti secondo la ricetta della nonna dello chef. Ma è soltanto l’inizio, perché subito dopo arriva in tavola una lunga sere di delizie, che vanno dalle meravigliose alici marinate con olive, pomodori e puntarelle, e dal morbido polpo alla brace con zucchine, pomodorini e cavolo viola; fino ai gamberi viola con le pesche, e alla cernia marinata e cotta alla brace con un’ottima giardiniera fatta in casa. Se al momento degli antipasti il porto incontra sistematicamente l’orto, tra i primi e i secondi domina incontrastata la disponibilità del pescato giornaliero. Tra le diverse proposte sono da applauso gli spaghetti con la cicala greca, magari in alternativa ai paccheri allo scorfano, o alle linguine con la pescatrice.

 

 

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