Manoomin o riso selvaggio, il cereale dei Nativi americani

Mai sentito parlare del Manoomin? No? E se dicessi riso selvaggio, neppure? O wild rice? O riso silvestre? Probabilmente molti non conoscono questo cereale, certamente non pugliese, ma in grado di allietare e rinfrescare le nostre tavole estive e non.

Viene chiamato riso ma, in realtà, non lo è? Ne esistono più specie, le più note sono la Zizania palustris o Zizania acquatica e si tratta di una graminacea che cresce spontaneamente nelle zone paludose del Nord America e del Canada, che i Nativi Americani considerano cibo sacro da centinaia di anni.

È proprio studiando le abitudini alimentari degli Indiani d’America che conobbi, una trentina di anni fa, questo straordinario alimento, che tutt’oggi si raccoglie con le canoe, piegando gli steli e scuotendoli in modo da far cadere i semi che, in parte, finiscono in acqua dando vita a nuove piantine.

Proprio per questo metodo di raccolta è molto costoso, 200grammi possono costare anche oltre € 15, ma vale la pena assaggiarlo, per il suo sapore nocciolato e per le sue proprietà.

In lingua algonchina Manoomin significa bacca buona e, infatti, è un cereale privo di glutine e contiene Calcio, Magnesio, Potassio, Fosforo e Zinco oltre ad essere biologico proprio grazie al metodo di raccolta e di propagazione, che le autorità canadesi hanno voluto si facessero come una volta, in modo da evitare lo sfruttamento intensivo.

È ricchissimo di proteine e povero di carboidrati, ha un indice glicemico molto basso ed è un alimento utilizzabile con successo nelle diete ipocaloriche e in quelle degli sportivi.

Si sta provando a coltivarlo anche in Europa e un tentativo si sta facendo anche in Italia, ma non è facile, in quanto per crescere bene ha bisogno di clima molto freddo e umido, perché l’acqua delle paludi possa addirittura ghiacciare.

La tribù indiana di Nativi che tuttora raccoglie il manoomin con l’antico sistema della canoa è quella degli Anishinaabeg nei laghi della Riserva della Terra Bianca nel Minnesota del Nord e Slow Food ne ha fatto un Presidio.

Nella canoa a prua si mette il “falciatore” che con un lungo bastone sospinge in avanti la canoa lungo le distese di zizania, mentre a poppa siede il “battitore” che raccoglie le spighe in fasci e le batte con un bastone chiamato “bussatore”, permettendo così ai semi, che sono di colore verde, fulvo o bruno di cadere nell’imbarcazione. Una volta a riva i semi affusolati, lunghi fino a due centimetri e stretti circa due millimetri, vengono fatti asciugare al fuoco di legna prendendo la definitiva colorazione nera.

La prima volta li ho assaggiati in una strepitosa zuppa di gamberi che feci preparare in occasione di una serata dedicata ai Nativi Americani, ma si prestano a svariati utilizzi e abbinamenti anche con gli ingredienti della nostra Puglia, sia ortaggi che pesce o carne.

Basta lessarli partendo da acqua fredda per circa 50 minuti, finché il chicco non si spacca facendo intravedere l’interno bianco e poi potranno essere usati in tanti modi.

Può essere mescolato con del riso bianco nella classica insalata che spesso si porta al mare o nelle scampagnate, insieme a ortaggi, tonno, mozzarella e olio extravergine, oppure essere usato in una vellutata per arricchirla di sapore e consistenza.

Ma, se volete fare un gran bella figura con un piatto che potrete tenere pronto e servire sia caldo che freddo, ecco a voi una ricetta buonissima per almeno 6/8 persone.

Sgusciate un chilo di gamberi e cuocete prima le teste in padella con tanta cipolla a piacere, schiacciatele per far fuoruscire tutti gli umori.

Togliete le teste schiacciate e sostituitele con le code, poi aggiungete del buon curry e create una bella salsina con un vasetto di yogurt greco al naturale o, meglio, con del latte di cocco, facilmente reperibile nei negozi di cibo etnico.

Regolate di sale e, in un largo vassoio, create una corona mescolando il wild rice già cotto a del profumato riso basmati precedentemente lessato.

La proporzione sarà circa 100 grammi di riso selvaggio per 400/500 di basmati. per creare anche un bel contrasto estetico tra il riso bianco e quello nero.

All’interno di questo anello versate i gamberi con la loro salsina e servite in modo che i vostri commensali possano servirsene prendendo il riso scondito da insaporire con i gamberi e la loro saporita e profumata crema al curry.

Inoltre, se raccontate ai vostri ospiti, incuriositi da questo strano e gustoso cereale, l’affascinante storia del Manoomin, il successo è assicurato. Provare per credere.

 

 

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