Le misure della focaccia barese, ecco il vademecum per veri intenditori

Un barese verace non si sognerebbe mai di entrare in un panificio e chiedere una fetta di focaccia. Chi chiede una fetta di focaccia viene immediatamente sgamato, di certo non è di Bari, perché il vero barese utilizza unità di misura completamente diverse.
La più comunemente usata è certamente “u stèzze”, il pezzo di focaccia, ma ce ne sono ben altre 5.
E allora, in questo simpatico vademecum voglio farvi conoscere quelle che sono le unità di misura più usate da chi si reca in un panificio per acquistare la mitica, gustosissima, profumatissima e fumante focaccia barese.
A chi si rivolge questa divertente guida? Il vero barese non potrà non riconoscere i termini utilizzati, ma anche il turista ne potrà trarre un grande vantaggio, esprimendosi come previsto dalla consuetudine e approcciandosi nella maniera corretta alla conoscenza di questo prodotto simbolo della nostra gastronomia.
E allora che ne dite di vedere insieme quali sono le dimensioni e i giusti termini da utilizzare?

1) U MUÈZZECHE. Quando il barese chiede all’amico se vuole favorire e l’amico accetta “tirando un morso” (ovviamente è il pezzettino che manca).

2) U STEZZARÌDDE. È il pezzo che rimane sul tagliere del panificio dopo i vari tagli dati alla ruota e che, di solito, è ad appannaggio dell’ultimo cliente o di quello che nell’attesa della sfornata della focaccia calda, si concede un assaggino. Oppure è l’amico del panettiere che, stazionando nel locale, appena si accorge che sul tagliere di legno è rimasto quel pezzetto solitario, chiede:”Meh, dammìue cudde stezzaridde, tande va scettàte! ” (Dammelo quel pezzettino tanto lo devi buttare!).

3) U STEZZE. È la misura più usata. Il vero barese non chiederà mai una fetta di focaccia. Chiederà un pezzo (nu stezze), che non ha una dimensione prestabilita, ma dipende dalla richiesta del cliente che guida idealmente con indicazioni precise il panettiere, il quale, a sua volta, muove il coltello sulla focaccia per tagliarla a seconda delle dimensioni richieste. E’ lui, il cliente, che, con ordine perentorio blocca la mano dell’addetto al banco, decretandone le dimensioni. Può essere poco più o poco meno di un quarto.

4) U QUARTE. È un quarto di ruota, la misura più usata dai single, dai ragazzi, dagli universitari, dal bancario in intervallo e dagli impiegati in genere, dai professionisti durante la pausa pranzo.

5) LA MENZA ROTE. La mezza ruota è, invece, la misura richiesta da operai, muratori, da chi fa lavori fisicamente usuranti e da chi, in genere, ha grande appetito. E’ usata anche dalle famiglie di dimensioni medie alle quali non basta una ruota e, quindi, ne ordinano una e mezza.

6) LA ROTE. La ruota è semplicemente la focaccia intera, così come si presenta appena sfornata. A Bari si dice così, la ròte, la ruota della focaccia, perché la focaccia barese si fa nelle teglie tonde di ferro e quindi la sua forma è tonda, proprio come una ruota. La famiglia compra, ad esempio, a seconda del numero dei componenti e della fame di ognuno, na ròte, na ròte e menze, du ròte e così via. E’ la misura utilizzata nelle feste in casa ma anche dai gruppi di amici che si riuniscono per assistere alle partite di calcio in tv.

Una volta si usava anche chiedere la focaccia indicando al panettiere la cifra che si voleva spendere. Infatti anni addietro capitava sovente di sentire qualcuno chiedere 50/100 lire di focaccia, oppure, in tempi un po’ meno lontani 500/600/700…1000 lire di focaccia. Da quando c’è la moneta unica è più raro che si usi questo sistema, al massimo può succedere che qualcuno chieda, ad esempio, 1 euro di focaccia.
E voi che misura chiedete al vostro focacciaro di fiducia?

Foto Credits: Sandro Romano

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