Francesca Barra è giornalista, scrittrice, opinionista tv, ma anche tanto altro. La libertà è il suo tratto distintivo, forse quello di cui è più fiera. Una libertà che non sfocia mai nell’egoismo, ma che al contrario le permette di essere se stessa sia a casa che sul lavoro. Se la libertà rende liberi allora Francesca è una donna libera. Mamma di quattro figli, l’ultima, Luce, è nata dal matrimonio con l’attore Claudio Santamaria, insieme sono la dimostrazione che l’amore può tutto. Vivono a Milano e d’estate prima di raggiungere la loro Basilicata, terra d’origine di entrambi, non possono rinunciare a una tappa in Puglia, un luogo che ha rapito il cuore di Francesca, regalandole esperienze e sentimenti che ama condividere con la sua famiglia.
Francesca, in questi giorni vediamo tramite i social che sei con tutta la tua famiglia in Puglia. Ormai è una tappa fissa per le vostre vacanze?
Per me e mio marito ogni anno partendo da Milano, prima di raggiungere la nostra Basilicata, la Puglia è la nostra tappa del cuore. Amiamo tutto di questa regione, dal cibo alle persone, ai borghi, al mare, qui c’è un’atmosfera e una luce di cui sentiamo la necessità durante l’anno. Noi abbiamo dei posti del cuore, uno è la Basilicata dove sono nata e cresciuta, luogo dove io e Claudio ci siamo conosciuti e ci siamo sposati, poi c’è la Puglia e poi c’è Pantelleria dove abbiamo comprato un damuso e quindi da qualche anno è il nostro buon ritiro. Alla Puglia non rinunciamo mai e non è detto che anche qui un giorno non ci sarà un piccolo sogno da realizzare.
La tua passione per la cucina è ben nota e sei stata tu a trasmetterla anche a tua figlia Emma Angelina? Il libro “Cuciniamo Insieme” scritto da voi cosa rappresenta?
Sì, la cucina è sempre stata la mia passione, devo dire che quando ero piccolina non sapevo di avere un’alternativa alla collaborazione in casa. Mia madre e mia nonna hanno sempre lavorato e si sono sempre prese cura personalmente di noi a iniziare proprio dal cibo. Diciamo che è stato un modo per tramandare in maniera naturale e semplice una liturgia così cara per me, un modo di prendersi cura con pazienza degli altri e dedicarsi a qualcosa che possa allontanare dalla dipendenza dalla tecnologia e dai social. Mi sono chiesta durante il periodo del lockdown, anche se ho sempre cucinato anche con mio figlio più grande, cosa avrei potuto fare per poterli distrarre verso un’attività che definirei “buona”, che potesse insegnare loro a rispettare gli altri, la pazienza, la generosità, il rispetto verso il cibo, partendo dalla sua preparazione e nel rendere felici gli altri e sentirsi in qualche modo indimenticabile per quelle persone. Allora per tutto questo mi è sembrato semplice e spontaneo poter tramandare questa mia passione che è per me una declinazione della mia vita.
Hai assaggiato friselle, pucce e tanto altro, qual è il tuo piatto pugliese preferito?
Non posso dire che esiste un mio piatto preferito. Amo assaggiare le frise, le pucce, le bombette a Cisternino, i calzoni, i formaggi, i panzerotti fritti, i taralli, la pasta fatta in casa e le orecchiette che ho insegnato a preparare anche alle mie figlie quando un anno abbiamo soggiornato in una masseria.
Che tipo di vacanza ami fare con la tua famiglia in Puglia?
Mi piace moltissimo stare in campagna, ma anche andare al mare e fare delle piccole gite ed escursioni, le mie figlie qui ridono, perché io ogni anno voglio andare a Cisternino, dove ho i miei posticini del cuore, così passo di lì per salutare le signore, mi piace molto coltivare le piccole abitudini che ogni anno aspetti di rifare.
Avete fatto anche una lezione con il maestro scultore Renzo Buttazzo, com’è andata?
Siamo andati da Renzo Buttazzo ed ho fatto vedere alle bambine come si lavora la pietra a mano, senza tecnologie ma proprio in maniera naturale e loro sono impazzite e mi hanno chiesto di ritornare. bello far vedere ai bambini gli antichi mestieri, lui è fantastico, io e mio marito già lo conoscevamo e gli abbiamo chiesto alcune informazioni su alcune sculture che vogliamo portare con noi a Milano. La nostra casa è piena di pezzi d’artigianato presi nei nostri posti del cuore.
Sei molto attiva sui social, postando foto anche dei tuoi figli, come cerchi di spiegare loro questo mondo? Qual è il modo corretto per usare i social senza degenerare in situazioni che ultimamente riempiono la cronaca nera?
Con i miei figli cerco sempre di fare un’informazione che non sia censura ma che sia costruzione, soprattutto mio figlio diciasettenne è ben consapevole e sa selezionare sui social. Quando le bambine, che oggi hanno dieci anni, saranno più grandi spero che non esisterà la stessa dipendenza. Quello che mi spaventa dei social, ma questo dipende anche dalla mancanza di comunicazione che si ha con i genitori e dal fatto che molti di loro temano di dire di no perché pensano sia fisiologico, sottovalutando i rischi anche di un’eccessiva esposizione, sessualizzazione, per non parlare delle challenge che spingono sempre più in là il livello del gioco, che spesso sconfina nella presa in giro. C’è sempre una dose di cinismo che mi spaventa molto. Prima c’era più pudore e riservatezza oggi più sei cinico e più sei cool, invece, bisognerebbe insegnare ai nostri figli a non omologarsi e uscire dal coro non significa essere isolati ma è un segnale di forza. Credo che l’amicizia, il rispetto per gli altri, l’amore siano da preservare e difendere, spiegando che la vita vera è quella fuori dai social e noi genitori abbiamo il compito di mostrargliela.
Sei una donna libera che esprime sempre ciò che pensa questa è una fortuna o una conquista?
Mi ritengo una donna molto risolta e molto libera, questo non significa che io sia perfetta, non ho mai inseguito il consenso a tutti i costi sia perché non mi interessa sia perché mi spaventerebbe che tutti fossero d’accordo con me. Dalla mia famiglia ho imparato l’arte del dissenso e della criticità pur rispettandoci tutti e non capisco perché tutto si debba trasformare in una guerra: il tifo calcistico, la fede, la politica. Mi fanno ridere quelli che ti dicono: “Basta ti cancello”, forse perché non ho espresso un’opinione condivisibile e credo siano delle persone cresciute in contesti di povertà intellettuale, dove la differenza di opinioni non è considerata come una ricchezza. Mi chiedo come possano vivere determinate persone circondate soltanto da chi la pensa allo stesso modo, pensa che noia. Il dissenso e la critica devono essere ben maneggiati ed è da persone intelligenti mantenere un equilibrio nel dissenso, per questo penso che certi commentatori lasciano il tempo che trovano, infatti censuro tantissimi messaggi pieni di parolacce scritti proprio dagli odiatori. Non mi interessa il numero dei miei followers ma la qualità umana di chi mi segue, che non vuol dire essere d’accordo con me, ma vuol dire rispettare le mie stesse regole di educazione e rispetto. Questa è una cosa che ho imparato in casa mia perché sono cresciuta in una famiglia di ultra destra e io sono una donna di sinistra. Io sono juventina, mio marito è romanista, mio figlio è interista, con noi in casa vive Remon, un ragazzo arabo. Per me le differenze sono un arricchimento, è una questione di intelligenza e di apertura.
Ti rivedremo in tv? Quali sono i tuoi progetti terminate le vacanze?
L’ultimo anno per me è stato molto difficile perché è nata la mia quarta figlia è venuto a vivere con noi un altro figlio, Remon. Io ho continuato a scrivere per L’Espresso, ho realizzato due Podcast: “Vietato invecchiare” e un podcast genitori. Ho promosso un libro e sto per uscire con un nuovo libro a settembre edito da Rizzoli che riguarda il cibo e i miei racconti, il cibo e le passioni. Ho dovuto dire tanti no perché curo personalmente i miei bambini ed ho una responsabilità principale che è quella di stare accanto a tutti loro per quest’anno. Sto valutando alcune proposte che mi sono arrivate, ad alcune ho dovuto rinunciare a priori, altre le sto prendendo in considerazione, di sicuro sono più portata a scegliere dei progetti a breve termine che mi occupano un tempo stabilito per poi potermi dedicare a tutte le altre mie attività. Lo so che si pensa che se non sei in televisione non esisti, nonostante ci sia almeno una volta a settimana, esistono tante declinazioni del proprio mestiere ed esistono tanti modi per poter lavorare con felicità.
Se dovessi chiudere gli occhi e io ti dicessi Puglia a cosa pensi?
Mi vengono in mente le vocine dei miei figli che mi dicono: mamma, ma quando torna l’estate così torniamo in Puglia? Questa è una grandissima soddisfazione perché vuol dire che è una terra che ti appartiene che ti entra dentro pur non essendoci nati, è inevitabile amarla e questo è meraviglioso ed è uno stimolo in più per tornare anche l’anno prossimo.