Il Rosone, il ristorante di Locorotondo nato dalla voglia di cambiare vita

Ho conosciuto Peppino Ferrara e Margherita Curri tanti anni fa quando rilevarono, a Locorotondo, il ristorante “U Curdunn”, posto molto carino e storico punto di riferimento nella ristorazione della Valle d’Itria.

Ricordo che all’epoca, pur avendo mangiato molto bene, mi fermai a chiacchierare con loro perché avevo notato alcune imperfezioni dovute a quella che era solo inesperienza.

C’era però tanta buona volontà e tanta voglia di crescere per cui mi ascoltarono con curiosità e – lo ricordo come fosse ieri – presero appunti per potersi migliorare e ampliare la gamma dei prodotti e dei fornitori.

Tornai dopo qualche mese e la crescita si toccava con mano, la cucina di Margherita era davvero gustosa e Peppino, che comunque veniva dall’esperienza del rapporto col pubblico avendo lavorato per tanti anni in un negozio di abbigliamento, era diventato un bravissimo direttore di sala.

In pochissimo tempo erano entrati appieno nel loro nuovo lavoro, e quel posto mi piaceva per la sua semplicità e per la genuina accoglienza, ma anche per una cucina per nulla scontata di tradizione di quel particolare territorio.

Oltre ai tanti antipasti e alla buona scelta di primi piatti, apprezzavo in particolar modo la scelta dei secondi, molto più varia rispetto alla classica grigliata mista proposta in tanti ristoranti e osterie della zona.

Margherita preparava i tradizionali “gnemerìidde suffuchète”, ma anche stufati di carne, brasciòle di asino, coniglio ripieno e galletto al forno, insomma sui secondi c’era davvero da divertirsi.

Qualche anno fa Peppino e Margherita hanno deciso di chiudere quell’avventura e di aprire un nuovo ristorante, sempre nel centro storico della bellissima Locorotondo, a pochi passi dalla porta d’ingresso che si affaccia sulla villa, vicino alla Chiesa Madre.

Lo hanno chiamato “Il Rosone” ed è caratterizzato da un ambiente caldo e accogliente, con muri e soffitti a crociera che alternano il bianco dell’intonaco con il colore naturale della pietra, in uno stile molto caratteristico e tipico della zona ed in particolare della bella cittadina di Locorotondo, uno dei borghi più belli di Puglia e d’Italia.

A fare da divertente contrasto le poltroncine colorate e le piccole luminarie alle pareti, che richiamano l’atmosfera delle sagre di paese, ma ciò che piace di più di questo ristorante è la cordialità dei titolari e la cucina, che si è ulteriormente evoluta negli anni rispetto all’offerta del precedente locale.

Ho pranzato assaggiando diversi piatti, tutti di ottima fattura, partendo da una serie di antipasti sfiziosi e molto ben presentati: Flan di bietoline selvatiche, filetto lardellato Santoro, cipolla rossa in agrodolce e gocce di vincotto; Millefoglie di patate, carciofi scottati, girello cotto a bassa temperatura, verdure in carpione; Polpette di vitello, crema di topinambur e polvere di olive; Baccalà mantecato, polenta alla piastra e cime di rapa saltate; Alici fritte ripiene di caciocavallo e olive nere su cavolo cappuccio viola stufato e salsa allo yogurt.

 A seguire due assaggi di primi piatti, i Tagliolini all’uovo con burro salato al tartufo nero e lamelle di tartufo bianchetto, e i Troccoli di grano arso con battuto di baccalà, ceci e peperoni cruschi, soprattutto quest’ultimo davvero notevole.

I secondi del Rosone continuano ad essere, a mio parere, il principale motivo per cui, trovandosi in Valle d’Itria, un pranzo o una cena in questo ristorante va fatta.

Io ne ho assaggiati due, il Fagotto di pollo ruspante c.b.t. farcito di caciocavallo podolico e capocollo, con patata fondente e bietoline selvatiche, e lo Stinco di agnello brasato, con salsa al vino Primitivo e verdure, patata schiacciata al limone e cicorie, molto ben pensati e altrettanto ben eseguiti.

Chiusura affidata a due golosi dessert, la Namelaka alla gianduia su sablè di pasta frolla al cacao, frutti di bosco e nocciole e il Frangipane farcito di cioccolato fondente, con crema inglese calda e frutta di stagione, ma Margherita prepara anche degli ottimi sporcamùsse e le tradizionali Dita degli Apostoli.

Io non l’ho fatto, mi sono “accontentato” di un caffè, ma volendo si può finire con un buon distillato o altri liquori, mentre una discreta carta di vini permette di scegliere una buona bottiglia per accompagnare queste prelibatezze.

Non vi è venuta voglia di andare a trovare Peppino e Margherita presso Il Rosone? Tutti questi piatti io li ho assaggiati ma non ero solo, non ci sarei riuscito anche perché le porzioni sono generose e, oltretutto, a centro tavola, in un grazioso scolapasta di alluminio, viene servito dell’ottimo pane e degli sfiziosissimi tarallini che – è matematico – si esauriscono nell’attesa delle varie portate e si è “costretti” a chiederne altri.

Siamo stati davvero bene e, dulcis in fundo, chiacchierando con Peppino, abbiamo pure scoperto che, oltre 40 anni fa – a me era proprio passato di mente – abbiamo giocato insieme nella stessa squadra di calcio.

Ma quando me lo ha detto, mi sono ricordato di quel ragazzotto che giocava sempre a testa alta ed era uno dei punti di forza di quella squadra!

 

 

 

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