La Settimana Santa di Noicattaro divisa tra ritualità e spiritualità

Mai come in questa circostanza è appropriato parlare di “rinascita”. Dopo gli anni bui del distanziamento fisico (divenuto poi “sociale”), il timido ritorno alla normalità dell’anno passato, ecco che la Settimana Santa si fa nuovamente rito di socialità. In cui la celebrazione della passione, del sacrificio e della resurrezione di Gesù Cristo diventano rivisitazione storica, narrazione della fede popolare, crisma della socialità, vissuta sia nella intimità della persona che nel contesto del territorio e della comunità che ci vive.

Tra gli eventi più noti in Puglia e non solo, vi sono i riti della Settimana Santa di Noicattaro. Da giovedì 6 aprile a sabato 8, organizzato dalla Parrocchia di Santa Maria della Pace di Noicattaro e dai padri agostiniani, con il patrocinio del Comune, Noicattaro si chiude attorno alla fede e si apre al mondo, attraverso un marketing territoriale che quest’anno si giova anche di una comunicazione spinta ed efficace.

I riti nojani prendono il via il Giovedì Santo, con l’accensione del grande fuoco a cura della Confraternita della Passione e si concludono il sabato di Pasqua.

Si comincia dunque il 6 aprile. Il rispetto della tradizione è fondamentale. E dunque, ecco la visita alle 7 chiese del centro agricolo a poco più di una decina di chilometri a sud-est da Bari. In ciascun luogo sacro sono allestiti gli altari della reposizione, in cui si conservano le ostie consacrate. La Fanoje sarà accesa alle otto della sera, nello slargo tra il ponte che supera il tratto della Lama San Giorgio che fende il territorio di Noicattaro, fiume secco, argine alluvionale che corre verso il mare, e la chiesa della Madonna della Lama, retta dai padri agostiniani. Il grande fuoco arderà per tutto il Triduo pasquale.

Di lì a poco, compaiono i primi incappucciati. Sono i cruciferi. Sono gli uomini del mistero. Un saio bruno, un cappuccio a punta, i piedi scalzi, una catena alla caviglia e una pesante croce di legno (a crauc) da portare in spalla. E che non tocchi mai terra.

I cruciferi debbono percorrere la strada che tocca le sette chiese, dove sono allestiti i “sepolcri” (s’bbulcr). Avanzeranno in ginocchio la navata di ciascuna chiesa. Dopo aver deposto sul portale la croce “si danno la disciplina”, percuotendosi braccia e schiena con la catena di ferro.

In processione, compiranno il percorso anche sindaco, assessori e consiglieri comunali, gli adepti alla confraternita del Santissimo Sacramento e, infine, don Vito Campanelli, il parroco della collegiata Santa Maria della Pace. L’intera comunità si lascia coinvolgere nell’estenuante marcia muta, con i cruciferi assorti nel silenzio dell’espiazione.

Il Venerdì Santo (il 7 aprile) registra un altro evento focale della Settimana Santa nojana. Sempre alle otto della sera parte la processione della “Naka”. Che è poi la culla con il Cristo morto, addormentato nel sonno che per i fedeli eterno non sarà. La “Naka” è portata a spalla. Il passo dei portatori è cadenzato, lento, quasi un accenno di mesta danza dell’addio, comandata dal capo dei portatori che invita (“suozz”, parola di difficilissima traslitterazione, che più o meno significa “uguale”, riferendosi all’incedere e alle movenze). La sacra culla è portata dalla chiesa della Lama alla chiesa Madre, nel borgo antico di Noicattaro in un percorso che tocca corso Roma e piazza Umberto, illuminato da centinaia di lumini rossi accesi su balconi e finestre, a salutare il dio che s’è fatto carne e che secondo i romani e soprattutto secondo gli stessi ebrei volle farsi re. E che per questo venne messo a morte.

Non è finita. Nella notte tra venerdì e sabato, alle due precise, avvolti nel buio e nel silenzio, dalla chiesa Matrice parte il corteo con la Madonna Addolorata. La donna che, come ogni madre terrena, va in cerca del figlio, afflitta da una terribile premonizione. La processione, a cui partecipano i cruciferi (o viacroci) terminerà nel tardo pomeriggio del sabato, con lo straziante incontro tra Maria e il figlio, ormai privo di vita. La drammaturgia è potentissima, da una chiesa all’altra, dal Carmine a all’Annunziata alla barocca Maria Santissima Immacolata. Intanto, hanno preso il via i Misteri. Il falò è sempre più fioco. Il racconto per immagini della passione e della morte di Gesù assume toni drammatici, dai simulacri agli accompagnatori. Si potrà ammirare una scheggia della croce su cui morì Gesù di Nazareth.

Foto Credits: Angelo Parisi

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