Il Pizzarello molfettese, simbolo della Settimana Santa

Il Pizzarello, altrimenti detto U Pizzarèdde, è più di un panino. Per gli abitanti di Molfetta, in provincia di Bari, è un simbolo di tradizione, spiritualità e radici. Si tratta di un pane realizzato anticamente con la semola e oggi fatto anche con la farina. È croccante e di forma allungata alle due estremità. Al centro ha molta mollica ed è tradizionalmente imbottito con tonno sott’olio. Oggi se ne servono diverse varianti, che includono pomodorino e capperi.

Un pane “matematicamente” santo

 Le origini storiche del Pizzarello sono state tramandate sempre e solo oralmente. Le donne più anziane della città raccontano che questo panino era il pasto dei confratelli in processione, impossibilitati a tornare a casa per colazione o pranzo.

Il nome Pizzarello deriva dal termine dialettale pìzzele, che significa punte. La forma di questo panino è simile a quella di un pesce, il che richiama la vesica piscis. Si tratta di una forma ogivale ottenuto da due cerchi dello stesso raggio, intersecantisi in modo tale che il centro di ogni cerchio si trovi sulla circonferenza dell’altro. Il nome significa letteralmente vescica di pesce in latino ed è una forma studiata in geometria sacra. “Questo simbolo richiama il miracolo dei pani e dei pesci raccontati nel Vangelo”, spiega il professor Corrado Simone Binetti, autore del libro Matematica e cucina. Formule e ricetta in Puglia (Giazira Scritture).

Il simbolo ha una radice indoeuropea antichissima e legata alla Dea Madre. La forma ricorda una vulva, porta verso la vita, costruito con un’unione degli opposti, analoghi al concetto di Yin e Yang. Lo si rintraccia su megaliti e grotte preistoriche, nelle prime civilizzazioni della Mesopotamia, in Egitto, in Cina, In India, tra i popoli celti e in Africa. Per gli Ebrei era il simbolo della Creazione dell’Universo. I Cristiani lo associano a Cristo.

Nella sua dettaglia analisi geometrico-matematica riportata nel volume, il professor Binetti focalizza l’attenzione sulla dimensione della vescica piscis. Tra i dati messi in evidenza dal matematico, c’è il numero 153. Questa cifra è citata anche nel Vangelo da Giovanni (21:11), come numero di pesci catturati nella rete in seguito al miracolo operato da Gesù, dopo la sua resurrezione. L’importanza del numero è in      quadrata da Sant’Agostino nel suo De Diversis Quaestionibus Octoginta Tribus. Qui spiega che il Signore aveva donato all’umanità i Dieci Comandamenti e i sette doni dello Spirito Santo. Insieme, formano il numero 17, di cui 153 è un multiplo di origine, dunque, divina.

Variazioni contemporanee del Pizzarello

 Ancora oggi il Pizzarello scandisce il tempo pasquale della città di Molfetta. Fa la sua comparsa durante la Settimana Santa. «Da noi, a La Chiazzòdde, il Giovedì Santo, da pranzo a cena, si consuma il Pizzarello in attesa dell’uscita del Cristo Morto, che avviene di notte – spiega Fabrizio De Palo, proprietario della locale sito nel centro storico molfettese – Negli anni c’è chi si è inventato forme diverse, chi ha aggiunto la cipolla al tonno. Noi lo abbiamo reinventato, farcendolo con tonno crudo, olive nere o verdi, capperi, pomodori secchi e stracciatella». Che sia tradizionale o in versione gourmet, ricordatevi di santificare le feste soprattutto a tavola.

 

 

 

 

 

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