Masseria Brancati di Ostuni ha conquistato anche Sophia Loren

C’è una storia antichissima. Così come millenari sono decine degli ulivi presenti. Storia, natura e ambiente diventano tutt’uno a Masseria Brancati, nel cuore della Piana dei Monumentali ad Ostuni. Contesto e scenario unico capace di emozionare anche una Diva del cinema mondiale come Sophia Loren, protagonista nel film ‘La vita davanti a sé’, girato nel 2020 in questa antica dimora nobiliare tra la Valle D’Itria e l’Alto Salento, oggi di proprietà di Corrado Rodio.

Rodio, Masseria Brancati nasce nel cuore della Piana dei Monumentali, qual è la sua storia?

La masseria ha origini antichissime, testimoniate da una grotta naturale, che nel corso dei secoli è stata più volte ampliata fino a diventare, nel basso medioevo, un frantoio di tipo industriale con ben 9 presse.

Alcune testimonianze, date dalle basi delle presse, e da una conca, fanno pensare ad una lavorazione delle olive in età romana e probabilmente anche messapica. Una decina di frammenti di selci, trovati casualmente a poche decine di metri dalla grotta, tra cui due diversi frammenti di raschiatoi per pelli, fanno pensare a una frequentazione umana molto più antica, dall’altra parte, a soli quattro chilometri di distanza, l’archeologo prof. Donato Coppola ha scoperto in una grotta la sepoltura della Madre più antica del mondo, i resti di una donna incinta prossima al parto e del suo feto risalente a circa 28.000 anni fa.

Il piccolo frantoio di epoca romana, in periodo imprecisato viene distrutto da un crollo, nel basso medioevo viene ristrutturato, consolidato, e vengono costruiti i primi fabbricati in superfice di cui tre olivari, una stalla e un’abitazione. Nella fine del 1.400 arriva in Ostuni dalla Calabria la nobile e ricca famiglia Brancati di origini veneziane, che acquista il frantoio e gli oliveti circostanti. Nella prima metà dell’800’ la masseria viene acquistata da Don Donato Rodio, di nobile famiglia, dottore in medicina, sindaco di Ostuni. Alla sua morte la masseria viene trasferita al figlio Francesco Rodio, anch’esso dottore e sindaco della città. Alla morte di Francesco la masseria, viene ereditata da Domenico, uno degli imprenditori più attivi sul territorio, ed è lui che costruisce, nel 1880 un moderno frantoio epigeo, e nel 1895 amplia il piano nobile della casa, oltra ad acquistare altri oliveti e seminativi. Grazie alla buona qualità dell’olio prodotto inizia un proficuo rapporto commerciale con la Francia.

Anche Sophia Loren è rimasta incantata da questi luoghi come ha avuto modo di dire durante le riprese del film “La vita davanti a sé”. Che esperienza è stata per voi quella con la Loren?

Esperienza indimenticabile. Conoscere e ospitare Donna Sophia è stata una delle più grandi gioie vissute, un sogno di cui non avevo il coraggio di sognare e invece… Una donna ancora bellissima nonostante l’età e di un fascino immutato! Nonostante la confusione del set, abbiamo parlato come vecchi amici, è rimasta molto colpita dalla cura dell’oliveto e della masseria, della quale ha apprezzato l’autenticità, e quando il Sindaco di Ostuni Guglielmo Cavallo le ha chiesto cosa pensasse della location, la risposta è stata che era una delle più belle. Ho molto apprezzato il rapporto che sa instaurare con le persone, non quello dell’attrice o del personaggio che rappresenta, bensì proprio quello della persona, con una semplicità ed umiltà che la fanno ancora più grande.

Quali sono le eccellenze della Puglia al centro delle vostre attività di produzione e trasformazione?

Ci siamo specializzati unicamente sull’olio extravergine di oliva, ma senza però trascurare l’olio Vergine. Gli extra di eccellenza sono i nostri prodotti di punta divisi per: fruttato, Leggero, Medio e Intenso. Il Leggero e il Medio vengono prodotti dall’Ogliarola Salentina, la varietà antica già citata da Catone due secoli prima di Cristo e sono differenziati dallo stato di maturazione delle olive, il leggero da olive mature in novembre/dicembre mentre per il medio le olive vengono raccolte ad ottobre al momento dell’invaiatura. Per il fruttato intenso utilizziamo la Coratina in purezza, anch’essa all’invaiatura, normalmente nei primi giorni di novembre.

L’olio extravergine di oliva, l’oro giallo dell’Alto Salento, conosciuto in tutto il mondo, oggi deve difendersi da un lato dai cambiamenti climatici dall’altro dall’emergenza Xyella. Qual è secondo lei il futuro che prevede per questo settore?

I cambiamenti climatici ci stanno mettendo in serie difficolta, i fenomeni estremi sono sempre più frequenti, come periodi esageratamente caldi o freddi, siccitosi, piogge alluvionali, nebbie primaverili, gelate. Il 2022 è stato uno degli anni più caldi di sempre, con il periodo invernale e quindi con un inizio gennaio molto caldi con temperature superiori di parecchio alla norma. La natura è stata “ingannata “ da questo clima e si è comportata come se fosse primavera e quindi alcune piante sono fiorite due/tre mesi prima del tempo, come le mimose, gli agrumi e, alcune varietà più precoci come la Coratina, hanno iniziato la mignolatura, la formazione delle gemme a fiore che normalmente vediamo ad aprile per poi fiorire a maggio.

Per quanto riguarda la Xylella, è un problema enorme, che riguarderà non solo l’olivicoltura italiana, ma probabilmente anche quella mediterranea e chissà forse mondiale. È un problema con cui dobbiamo imparare a convivere, sperando che presto la scienza trovi la risoluzione magari con dei fitofarmaci possibilmente non di sintesi e di costi accessibili che permettano di mantenere in vita le piante e di continuare a produrre olio. Tra le due scuole di pensiero, quella di eradicare le piante malate e quella di curarle, forse la soluzione sta nel mezzo, sono del parere che in zone completamente indenni si dovrebbero distruggere i focolai, mentre nelle zone infette è perfettamente inutile abbattere gli alberi, considerando anche che, nelle stesse zone, ci sono decine di piante ospiti, e che sarebbe impossibili estirparle tutte.

Per il futuro si stanno facendo inoltre nuovi impianti, oltre che di Leccino, della Favolosa ( o FS 17 )  che al momento sta dimostrando di essere la varietà più resistente. Inoltre, al fine di aumentare la biodiversità olivicola, si sta lavorando per selezionare nuove varietà da olivastri resistenti al batterio, partendo da semi di olivastri ma anche da nuovi incroci, i risultati al momento sono soddisfacenti, per avere in futuro nuove varietà autoctone e resistenti e produttive.

Quanto sarebbe importante in questo momento storico per il territorio “alimentare” il progetto della candidatura a patrimonio dell’Unesco la piana degli ulivi di Fasano, Ostuni e Carovigno?

Sono stato uno degli ideatori i di questo progetto, sarebbe stato di importanza fondamentale per la nostra regione non solo da un punto di vista olivicolo ma anche turistico. Tra le attività svolte in masseria, c’è anche la visita guidata dell’oliveto monumentale, del frantoio ipogeo, di alcuni locali storici e posso garantire che proprio la visita degli olivi è uno dei motivi più importanti che spingono i turisti a visitare la nostra regione, e, naturalmente, sono invogliati ad assaggiare e a comprare l’olio proveniente da questi monumenti naturali. Il riconoscimento sarebbe quindi importantissimo per rilanciare la commercializzazione dei nostri prodotti e, ovviamente in primis l’olio extravergine di oliva. Adesso nutro dei dubbi, proprio a causa del problema Xylella, che avremo questo riconoscimento, nel caso sarebbe un vero peccato, ma sono sicuro che avremmo buone speranze nel caso riuscissimo a salvare gli olivi della Piana, il più grande oliveto monumentale del Mondo.

Grande è stata la soddisfazione quando nel 2017, grazie all’istanza avanzata dal Parco Delle Dune Costiere, il Ministero delle Politiche Agricole ha iscritto il “Paesaggio Agrario Della Piana degli Oliveti Monumentali di Puglia” al Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici quale “esempio unico, di permanenza del paesaggio olivicolo in cui si è conservato l’impianto colturale degli antichi oliveti di epoca romana”. Ora, a noi agricoltori il compito di ostacolare l’avanzata del batterio, con le buone pratiche agricole, contando sul lavoro dei ricercatori e sperando che diano una soluzione al più presto possibile».

 

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