La Cicala Greca, il crostaceo da prezzi proibitivi e dalla bontà sublime

Avevo più o meno diciannove anni e facevo giornalmente immersioni con un gruppo di amici in zona Torre Canne / Villanova, località costiere in provincia di Brindisi. Ogni mattina passavano a prendermi da casa con una Austin, una macchina già vecchia per l’epoca, guidata dal mio amico Bartolo, e così caricavo nel cofano la mia sacca con muta, pinne, maschera e fucili e in pochi minuti eravamo già sugli scogli, in procinto di entrare in mare. Bartolo era il più forte tra noi, quello che pescava di più e che scendeva più in profondità catturando sempre più pesce rispetto agli altri. Aveva, inoltre, una capacità di recupero incredibile, perché la sua giornata tipo prevedeva sveglia di buon’ora per andare a pesca, ritorno per pranzo, poi, siccome era pure maestro di tennis, andava a tenere i corsi a Rosa Marina. Poi a pomeriggio inoltrato partecipava, quasi sempre vincendo, ai tornei di tennis nelle vicine località di Cisternino, Fasano, Ostuni, tornava a casa e si preparava per uscire e andare in discoteca, dalla quale si ritirava molto tardi. Ma poi la mattina, massimo alle 8 era già a casa mia per andare a fare caccia subacquea.

Tutto ciò accadeva quasi tutti i giorni, perché ci immergevamo con ogni condizione atmosferica anche appena accettabile, anche se spirava il forte maestrale o il meno violento vento di levante, persino se l’acqua era un po’ torbida, perché ci aiutava a nasconderci meglio dalle nostre possibili prede. Che erano un po’ tutti i pesci di buone dimensioni, come gronghi, polpi, labridi, seppie, mormore, corvine, ma soprattutto saraghi belli grossi, dei quali avevamo individuato alcune tane belle piene.

Io il pomeriggio e a volte anche la sera, invece, mi intrattenevo con i pescatori professionisti di Torre Canne a bere una birra sul Bar del Porto e ci raccontavamo tante cose, ma soprattutto le nostre giornate di pesca, motivo per cui mi ero meritato il soprannome di “Arpione” e, ancora oggi, se incontro qualcuno di loro, è più probabile che mi chiamino così piuttosto che con il mio vero nome. Loro, però, facevano un tipo di pesca diverso dal mio, perché il pomeriggio calavano le reti e la mattina le ritiravano, motivo per cui anche le nostre prede erano diverse.

I pesci venivano classificati a tagli: i miei saraghi erano considerati di primo taglio come tutto il pesce bianco, poi si passava al secondo taglio per gli scorfani grandi, le mormore e altri pesci di buon pregio, fino ad arrivare al terzo e quarto taglio per il pesce da zuppa, il “ciambotto” e, persino, per i polpi, che all’epoca costavano davvero poco.

A seconda del periodo i pescatori ne catturavano molti considerati da zuppa e qualche volta, in quelle reti ci finivano anche specie che non avevano un gran valore commerciale per l’epoca, che, di solito, finivano per essere preparate e consumate da loro stessi.

Un giorno il mio amico pescatore Franchino, che andava in mare con Il Baleno, una delle barche più grandi di Torre Canne, mi regalò uno strano crostaceo, che – parliamo di tanti anni fa, più o meno  del 1978 – non avevo mai visto e non conoscevo.

“Passa da casa – mi disse – che ti ho messo da parte una “zoccola”, così ti fai gli spaghetti”.

Ovviamente gli risposi male, non immaginando che quel nomignolo era usato dai pescatori di Torre Canne per la cicala greca o magnosa, un crostaceo che, brutto a vedersi, non aveva un buon valore commerciale.

Forse la forma, forse il colore, ma quell’appellativo non rendeva giustizia alla bontà e delicatezza delle sue carni. Infatti loro non la vendevano, ma Franchino ne conosceva bene il sapore e, quindi, mi stava facendo davvero un bel regalo, tanto che, al giorno d’oggi, la cicala greca viene venduta a prezzi proibitivi, al pari dell’aragosta. E allora, se vi capita di trovarla a prezzi accettabili, il consiglio è di non perdersela perché è davvero ottima, e preparatevi un piatto fantastico seguendo questa ricetta, per due persone.

Ingredienti:

200 grammi di spaghetti o mezzi paccheri

1 cicala greca da circa 500 grammi

pomodori (fiaschetti, datterini, ciliegini, comunque i migliori del periodo)

aglio

prezzemolo

un bicchiere di vino bianco secco

pepe bianco

sale

Preparazione:

Mentre lessate la pasta, in una larga padella mettete olio extravergine e aglio tritato, poi adagiate la cicala, tagliata in due per il lungo, e aggiungete i pomodorini. Alzate la fiamma e sfumate con il bicchiere di vino, poi continuate la cottura facendo attenzione a non fare asciugare il sughetto che si formerà. Regolate di sale, poi scolate la pasta e versatela nella padella dalla quale avrete prima tolto la cicala mettendola da parte. Date qualche energica rimescolata e impiattate completando con pepe bianco macinato al momento, del prezzemolo fresco tritato, un giro d’olio e la mezza cicala tenuta da parte. È un piatto da re!

Foto Credits: Sandro Romano

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