Come nasce una Personal Chef? La vera storia di Ida quando: “Necessità fa virtù”

Con la pandemia, Ida è diventata personal chef di un medico e una manager. Festival delle patate per Anna, profumatissimo spezzatino per il dottor Nicola.

Questa è la storia di una di noi. È la storia di una donna. Di una donna normale. Forte. A volte straordinaria. Che s’è letteralmente inventata una attività. Che potrebbe avere sbocchi interessanti. Ida sa cucinare. E piuttosto bene. Il nome che le abbiamo dato non è proprio il suo, ma, in fondo, che importanza ha. Tutto il resto è assolutamente vero. Ida possiamo essere tutti. Tutti coloro a cui la pandemia ha maledettamente complicato la vita.

Ida, poco più di sessant’anni molto ben portati, vive tra Quasano e il Libertà, uno dei quartieri più complicati di Bari. E nel “villaggio” turistico a pochi chilometri da Toritto, nella Murgia più vera, vivono anche Anna e Nicola. Lei è manager in una grossa azienda del settore farmaceutico. Lui è medico al Policlinico del capoluogo di regione. Racconta Ida: «Siamo buoni vicini, anche un po’ amici da tempo. Dopo i mesi del lockdown, incontro Anna che mi dice: so che cucini bene. Io e mio marito stiamo lavorando come pazzi. Mentre tutti gli altri stavano chiusi in casa, noi a lavorare. E mangiamo poco e male. Sai che ti dico? Perché non…».

La proposta della signora Anna è affatto indecente. Ida accetta. Vuole solo il rimborso degli ingredienti: «Non mi sognavo per nulla di poterci guadagnare qualcosa».

Guadagno o no, il patto è bell’e siglato. Nicola a fine turno o la stessa Anna passano ogni sera dalla villetta in forma di chalet di Ida e ritirano la cena che è poi anche il pranzo del giorno dopo, sul posto di lavoro. «Anna va matta per le patate – spiega Ida -. E per me va bene perché con le patate posso fare di tutto». Per esempio?   «La prima volta ho preparato una pizza di patate. Semplice e gustosa, con pecorino, latte, un po’ di provola, prosciutto cotto a fette e pangrattato. Mi sono raccomandata con lei di mangiarla bella calda, così la provola sarebbe diventata filante». E per lui? «Spezzatino con patate: dal macellaio di fiducia prendo il reale, che qualcuno chiama cappello del prete. Quando il dottore ha sollevato il coperchio della pirofila, il profumo lo ha inebriato. Ho suggerito di berci sopra un bicchiere di Primitivo. E ho preparato una torta di mele».

Dal lunedì al venerdì bisogna evitare il rischio della routine. «Ad Anna piace la pasta al forno, quella con i cannerozzetti e le polpettine, croccante in superficie. Un paio di volte – aggiunge Ida con un pizzico di orgoglio – mi hanno chiesto di preparare qualcosa di particolare perché c’erano amici a cena. Invece, nel periodo natalizio c’era la mamma di Anna…».

Nonostante la vacanza forzata della personal chef, a casa del dottor Nicola sono arrivate le cartellate e il torrone: vere e proprie specialità di “casa Ida”.

Torniamo alle patate, declinate in decine di specialità. Una di queste le vede protagoniste anche con il baccalà. Tagliate a cubetti, con cipolla, sedano, olive verdi, pelati diluiti con acqua calda e poi il filetto di baccalà: senza spine. Il sughetto, poi, va a condire i paccheri, mentre i crostini vanno a guarnire il pesce nordico.

Il menù in media costa trenta euro. È ovviamente molto vario e prevede legumi (specie le lenticchie), frittatine, fusilli al tonno, la parmigiana. E poi panzerotti (fantasmagorici quelli farciti con le cime di rapa), la focaccia barese, gli spaghetti con le vongole. Fino al must della baresità: patate, riso e cozze.

Foto Credit: Andrea Piacquadio

Gallery