Immerso nel parco delle Gravine, con un incredibile vista sul Golfo di Taranto, Amastuola, storica masseria del 1400, oggi è un wine resort che combina tradizione e innovazione.
È considerato tra i 26 migliori wine resort europei secondo la classifica stilata dal quotidiano The Times. Amastuola è un luogo colmo di storia e ricchezza; a poca distanza dalla struttura furono ritrovati gran parte dei famosi “Ori di Taranto”, oggi conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Il suo territorio custodisce, inoltre, un immenso patrimonio, che comprende 1500 alberi di ulivi secolari, 100 ettari di vigneto da vino e 9000 metri di muretti a secco, nonché produzioni vinicole certificate come rigorosamente biologiche.
Una grande ricchezza lasciata per anni in stato di abbandono finché, nel 2003, Giuseppe Montanaro acquistò il terreno e diede il via ad un ambizioso progetto di valorizzazione del territorio, premiato dalla Regione Puglia per aver reinterpretato il paesaggio rurale e ridefinito le potenzialità, attraverso un intervento di progettazione di qualità, finalizzato anche allo sviluppo turistico.
“Tutto è iniziato quando la mia famiglia ha acquistato un terreno di 150 ettari che comprendeva anche il rudere della masseria abbandonato da oltre 60 anni – racconta Filippo Montanaro proprietario e Direttore di Amastuola. – L’idea era quella di realizzare un vigneto giardino, legato alla produzione di vini biologici e di affidare la progettazione del vigneto a un paesaggista spagnolo, Fernando Caruncho, l’unico tra quelli valutati che aveva già esperienza di questo tipo”.
IL VIGNETO GIARDINO E LE ONDE
I filari di viti disegnano onde armoniche e parallele, mentre gli ulivi secolari sono posizionati in piccole isole attigue al vigneto e lungo i viali principali, in un contrasto cromatico dove il verde argento degli ulivi si affianca a quello intenso delle viti. Il vigneto giardino di Amastuola è considerato tra i più belli al mondo anche dalla rivista National Geographic ed è stato oggetto di studio in diversi convegni nazionali ed internazionali, tra cui quello di Tokio del 2007 su Architettura e Paesaggio.
“La particolarità dei nostri vigneti – afferma Filippo Montanaro – è quella di avere dei filari a onde, che il paesaggista e filosofo Fernando Caruncho considera onde del tempo, che hanno attraversato questo terreno dal passato a oggi e che si proiettano verso il futuro. L’idea del progetto era inoltre quella di conservare gli ulivi secolari sparsi su tutta la superficie”.
Ulivi, non più produttivi, con più di 800 anni di vita e diametro di 2,5 metri (dati censiti dal CNR di Perugia) sono stati trapiantati, dando vita ad un’opera di recupero storico-monumentale finalizzata alla valorizzazione del paesaggio agrario.
LA PRODUZIONE BIOLOGICA E LA CANTINA
Amastuola produce vini biologici unendo tradizione e ricerca. La filiera chiusa e le tecnologie innovative, poi, garantiscono alti livelli di qualità. Un innovativo sistema di monitoraggio delle condizioni climatiche e della variabilità dei suoli segnala con anticipo possibili attacchi parassitari. Si tratta di Horta, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, un sistema che dà la possibilità di intervenire sulle piante, in modo preventivo, con gli unici prodotti ammessi dal biologico, zolfo e rame, utilizzati in quantità inferiori rispetto a quelle necessarie per l’infezione già in atto.
Le viti da cui nascono i vini sono di diverse qualità: Primitivo, Aglianico, Merlot, Syrah, Cabernet Sauvignon, Sauvignon Blanc, Chardonnay, Fiano, Malvasia e Malvasia Bianca.
La cantina si compone di 13 referenze e una gamma focalizzata sul Primitivo proposto in 3 diverse declinazioni. Il “Primitivo” 14 gradi, vincitore di 17 titoli a livello nazionale e internazionale, con vinificazione in acciaio, senza passaggi in legno, per conservare tutti i caratteri organolettici tipici del primitivo. Il “100 sassi”, top di gamma, è un primitivo in purezza prodotto da uve selezionate, che si caratterizza per la raccolta manuale e per l’assenza di passaggi in acciaio.
“Lama rossa” infine è una proposta intermedia, un primitivo che conserva i 14 gradi e mezzo ma che grazie all’affinamento in legni di rovere francese ha un residuo zuccherino, pur rientrando nella tipologia di vino secco.
“Tra le altre referenze abbiamo Aglianico in purezza, Aglianico rosato, Negramaro in purezza, Merlot in purezza e Onda del tempo – continua Filippo Montanaro – che definisco la sintesi dell’Amastuola perché mette insieme due vitigni autoctoni e due internazionali: Primitivo, Aglianico, Merlot e Cabernet Sauvignon in parti uguali. Ciascun vino fa il suo percorso di vinificazione in modo separato, compreso l’affinamento. Il blend viene composto solo prima dell’imbottigliamento. È interessante perché mette insieme le caratteristiche dei 4 vitigni: la morbidezza e rotondità del Primitivo, la parte più astringente e vellutata dell’Aglianico e la struttura data dai due internazionali”.
LA MASSERIA TRA CUCINA E OSPITALITÀ
Meta ideale per gli appassionati di enoturismo, Amastuola offre anche la possibilità di gustare i vini bilogici in abbinamento alla proposta gastronomica legata alla tradizione pugliese, ma con spunti innovativi dello Chef Luigi Chirico. Nei suoi piatti si ritrova la memoria della cucina territoriale, la stagionalità dei sapori con una sperimentazione nelle cotture e nella presentazione.
“Amastuola non è solo azienda agricola, ma è anche ospitalità. Nel 2012 abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione della masseria – conclude Filippo Montanaro – perché sentivamo l’esigenza di realizzare un luogo dove fosse possibile far conoscere i nostri vini. Quindi abbiamo realizzato diverse sale degustazioni, 18 camere dove soggiornare, una cucina interna e spazi che utilizziamo per eventi privati e destination wedding, cioè matrimoni, che richiedono l’uso esclusivo della struttura. La richiesta proviene soprattutto da Svizzera, Francia, Germania, Olanda, paesi con una forte cultura del vino”.