Il Negroamaro, il vitigno protagonista della rivoluzione enoica pugliese

Il Negroamaro è uno dei vitigni più diffusi in Puglia, indiscusso protagonista, insieme al Primitivo di Manduria, della rivoluzione enoica che da vent’anni ha interessato la regione, orientando la produzione a prediligere la qualità a discapito della quantità. Il Negro Amaro è molto conosciuto anche come Negroamaro, vitigno a bacca nera che ritroviamo maggiormente nella zona del Salento, pur essendo presente anche nel resto della regione. Per ettari vitati il Negroamaro è il vitigno più importante, assieme al Primitivo, di tutta la Puglia, con l’Aglianico e il Nero d’Avola rappresenta una delle uve migliori di tutto il Meridione. La sua origine è molto antica e risale probabilmente alla colonizzazione greca che ebbe luogo a partire dal XVIII secolo a.C.

In passato questo vitigno veniva esportato verso il nord Italia e in Francia per fornire una carica cromatica più vigorosa a vitigni come il Merlot e il Cabernet Sauvignon. Il suo utilizzo come vitigno principale per i vini locali si è avuto solo recentemente, anche grazie alla produzione di vini rosati. Il Negroamaro deve il suo nome alle sue caratteristiche principali, il colore quasi nero dei suoi vini e il loro retrogusto amarognolo. Si adatta bene all’uvaggio con quantità minori di uve locali, quali la Malvasia nera di Brindisi e di Lecce, il Sangiovese e il Montepulciano, per produrre rossi eleganti e di grande corpo o eleganti vini rosati. Un ‘altra caratteristica del Negroamaro è l’elevata produttività, che deve essere limitata con potature drastiche e sistemi d’allevamento poco espansi. L’alberello è il più utilizzato per le vinificazioni di qualità, mentre per le grandi quantità è ancora molto diffuso il tradizionale tendone pugliese. Il Negroamaro predilige i terreni calcarei, ma gradisce anche una buona presenza di argilla che riesce a trattenere l’acqua che scorre abbondantemente nel sottosuolo pugliese. Il periodo della vendemmia si concentra tra i  mesi di settembre e ottobre.

“Eloquenzia” Copertino Doc 2017 Severino Garofano

L’amore e l’approccio sentimentale che la famiglia Garofano ha per il Negroamaro è sicuramente un’eredità tramandata dal capostipide, Severino Garofano, enologo tra i più importanti, che durante la sua lunga carriera ha lavorato per le più rinomate cantine del sud Italia, contribuendo a una nuova interpretazione dei vitigni storici locali. I figli Renata e Stefano hanno vissuto e assaporato il lavoro del papà sin dalla loro tenera età, lasciandosi travolgere dalla passione per il vino sono riusciti nel duro compito di continuare, sempre nel nome e nel ricordo del padre, un lavoro basata sulla verità del rapporto tra loro e la terra. Partendo proprio dal Negroamaro l’assaggio non poteva che concentrasi sul loro “Eloquenzia”, le cui piante crescono sia con il sistema dell’alberello che con il cordone speronato, all’interno di vigneti dal profilo pianeggiante, caratterizzati da un sottosuolo principalmente calcareo. Il mosto effettua una macerazione pre-fermentativa di 5 giorni, per poi fermentare, svolgendo anche la malolattica, in acciaio. L’affinamento ha una durata di 24 mesi ed è svolto in vasche di cemento. Il colore rosso granato conserva dei riflessi tendenti al rubino, il naso apre su un ventaglio di profumi che raccontano note ampie e complesse, dove spezie dolci, piccola frutta rossa e nuances di sottobosco si alternano a tocchi più balsamici. In bocca è di buon corpo, con un tannino ben lavorato e un sorso dotato di buona freschezza e dal lungo fianle.

 

 

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