Chef Davide Pezzuto, dalla Puglia all’Abruzzo per il primo ristorante diffuso

Chef Davide Pezzuto, classe ’80 originario di San Pietro Vernotico arriva in cucina grazie a una serie di fortunati incontri e alla sua determinazione. La vita con lui non è stata delicata, a otto anni perde il papà, vittima di un incidente sul lavoro, mamma Carmelina, che lui stesso definisce un’eroina d’altri tempi, all’età di 38 anni convive con il lutto e porta avanti la gestione dell’intera famiglia, crescendo da sola i suoi tre figli: Davide di otto anni, Ruggiero di quattordici e Andrea di sei anni. Era piccolo quando il papà morì ma ricorda perfettamente alcuni suoi insegnamenti. Da lui ha imparato che nella vita bisogna sempre guadagnarsi e meritare ciò che si ottiene. Frequenta l’istituto alberghiero di Brindisi perché desidera raggiungere subito un’indipendenza economica ed essere libero di fare nuove esperienze. L’estate inizia a lavorare nelle cucine della Riviera Romagnola e dopo tanto peregrinare raggiunge la cucina di Heinz Beck nel suo ristorante tre stelle Michelin, La Pergola di Roma. L’incontro con lo chef tedesco gli permetterà di crescere a livello umano e professionale. Nel 2014 una chiamata cambiò il corso della sua vita e di lì decise di trasferirsi a Montepagano, frazione di Roseto degli Abruzzi in provincia di Teramo. Da questo piccolo borgo italiano di 400 anima che la sua esistenza professionale, grazie all’imprenditrice Nuccia De Angelis, prende forma nel ristorante diffuso D.one.

Davide, sei un cuoco che possiamo definire di successo, ma è sempre ciò che hai voluto fare nella tua vita?

La parola successo mi sembra esagerata, diciamo in carriera suona meglio. Prima di intraprendere definitivamente questa strada pensavo di lavorare in campagna nell’azienda agricola di mio zio Pippi, mi piaceva moltissimo perché ero in famiglia tra fratelli e cugini. Poi ho frequentato la scuola alberghiera che mi ha dato la possibilità di farmi qualche stagione fuori e di intraprendere nuove esperienze. Da qui tutti mi dicevano che ero molto bravo a cucinare e di continuare, così ho solo seguito il mio destino.

 Come nasce l’idea di realizzare un ristorante diffuso?

Il ristorante diffuso è un’idea che nasce con l’imprenditrice Nuccia De Angelis con la quale abbiamo pensato di recuperare diversi spazi dislocati nel borgo di Montepagano e renderli funzionali per l’attività ristorativa sotto un’unica gestione della cucina. Progetto che può essere replicato in tutti i piccoli borghi per farli rinascere come centri ricettivi, dove accoglienza e qualità si fondono in luoghi lontani dalle grandi città e dal marasma quotidiano. Da qui nasce D.one che prende spunto da “Davidone”, il mio soprannome, ma che ha anche altri significati come diffusione, dislocazione ecc..

Vorresti tornare in Puglia?

 Perché no, la Puglia sta crescendo tantissimo negli ultimi anni in qualità ristorativa, grazie ai tanti pugliesi tornati in regione con bagagli d’esperienza importanti. Nella vita mai dire mai.

Chi è stata la persona che ti ha trasmesso la passione per la cucina?

Mia madre non è mai stata una grandissima cuoca, mia zia è molto brava e da lei ho imparato tanto anche se nei miei piatti amo replicare la nostra tradizione pugliese, utilizzando gli ingredienti migliori.

Quali sono gli ingredienti che preferisci?

 Tra gli ingredienti che uso non può mancare la burrata, i ricci di mare, i carciofi o le cime di rape da sempre usate anche in Abruzzo, fanno parte delle mie radici e non posso farne a meno. Amo tutti gli ingredienti però, per me sono come note e accordi di musica, prima o poi li usi tutti e tutti hanno uguale importanza per la composizione.

Cosa ti piace mangiare?

 Amo mangiare e mangiare bene, i miei gusti sono semplici come una pasta al pomodoro fatta a regola d’arte, con i nostri pomodori maturati su pianta, che può valere più di una cena in un ristorante tre stelle Michelin. Non mi piacciono i piatti troppo elaborati con più di tre o quattro ingredienti o troppo manipolati con uso di additivi della cucina molecolare. Per me conta solo il gusto eccellente, chiaro e riconoscibile.

Cosa fai quando non sei al ristorante?

Quando non cucino mi dedico alla mia ragazza perché mi vede pochissimo e così cerco di compensare la mia assenza dedicandole del tempo di qualità che vale doppio. Se potessi avere più tempo libero mi piacerebbe dedicarmi alla vela, alla pesca e ai motori.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Penso che non farò il cuoco a vita è un mestiere molto duro e richiede tantissimo sforzo creativo, spero un domani di tornare nella mia San Pietro Vernotico ho della terra e delle vigne. Il mio primo vino è quasi pronto, Negroamaro in purezza affinato in Tonneau per venti mesi, un Negroamaro che parla francese, per me è un capolavoro.

 

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