Bella la vita in vacanza! Ne sapeva qualcosa Edoardo, che da quando aveva concluso la scuola a pieni voti, passava le sue giornate in giro con gli amici. Ora che c’erano anche Marco e Fuffi (per chi non avesse seguito la storia del povero Fuffi, trovate il link qui https://pugliosita.it/2022/06/27/fuffi-la-zauc-e-marco/ ), il tempo passava ancora più velocemente e gli impegni si susseguivano a tamburo battente, nonostante l’afa estiva.
La giornata di solito era scandita secondo un ferreo calendario che non accettava rinunce, disdette o malattie. Ci si ritrovava a casa di Edoardo, dove si organizzavano le provviste per l’intera trasferta. Nonna Pina in questo era una maga: in quattro e quattr’otto riusciva a preparare per i ragazzi ogni leccornia possibile. Il panino con la frittata, sostanzioso e genuino, per lei era d’obbligo. Perciò Edoardo, Michele, Pietro, Marco – e ovviamente Fuffi, il beniamino della famiglia – si distribuivano in una fila composta e ordinata, con i loro zaini aperti nei quali Pinuccia riponeva i viveri per il pranzo. A ben vedere le borse dei ragazzini erano così piene che avrebbero potuto sfamare metà dei bagnanti, se solo non avessero avuto quella fame da lupo che li contraddistingueva. Nei fine settimana la bisnonna si svegliava ancora prima del suo solito e alle 05:00 di mattina il padellone gigante con l’olio bollente per friggere le melanzane della parmigiana era già acceso. Quello era il pranzo riservato alle giornate di mare in cui anche Elisa e Alberto riuscivano a staccare dal lavoro per concedersi qualche ora di spensieratezza.
Per chi ha sempre vissuto al nord però, il caldo afoso dell’estate non lascia scampo. Elisa e Alberto passavano quindi metà del loro tempo sotto l’ombrellone. Cosparsi di crema protettiva ad altissimo spettro, tornavano comunque a casa di un acceso colore rosso gambero. Nonna Pina, invece, da anni ormai non frequentava più la spiaggia: le sue gambe erano indissolubilmente ancorate alla terra, e poi c’era così tanto da fare in casa che non riusciva mai ad allontanarsi per molto tempo. Sul litorale poi, nelle giornate di calura asfissiante, non si riusciva a respirare. E lei non aveva la minima intenzione di soffrire per il sole.
In quei giorni, il mare era piatto come una tavola, non una bava di vento. L’unica soluzione era passare il tempo in acqua. Cosa che i ragazzi facevano molto volentieri, ça va sans dire. Per prima cosa le gare di tuffi dalla scogliera. Marco aveva insegnato ad Edoardo nuove tecniche per il tuffo a candela, che si concludevano con la sfida del mangiatore di gelato più veloce della storia. Anche a discapito del cervello congelato e del suo dolore lancinante. Poi i ragazzi rientravano in bici a casa, rimpinzati di cibo, salsedine e tanto sole.
Una volta in cui Edoardo e Marco rientrarono particolarmente stremati dalla caotica giornata di mare, Nonna Pina se ne uscì con una delle sue solite canzonature: “Aaaahhh, ma se vi fa così caldo anche dopo tutto quel mare, perché non fate come il mio papà quando lavorava la terra: alzate le magliette e scoprite U’ V’D’CH’, vedrete come vi sentirete freschi!”. Edoardo si guardò la pancia, mezzo assonnato e completamente stremato dal caldo. L’idea di scoprire l’ombelico, il v’d’ch’ di cui parlava Pinuccia, per evitare l’effetto insolazione non gli sembrò così risolutivo, ma non aveva la forza per contraddire sua bisnonna, che comunque non gli avrebbe dato retta.
Avanti, tutti con l’ombelico da fuori!