Valentina Passalacqua, “la madre dei vini naturali” del Gargano

Valentina Passalacqua è una delle produttrici più attive della zona del Gargano, da anni la sua filosofia di vita è: “Paceful living”. Questo motto racchiude un ampio significato ossia ringraziare, vivere e curare, restando in armonia con la natura e godendo dei piccoli piaceri che la vita regala. Vediamo come questo stile di vita abbia influito sul suo modo di produrre vino, in una terra, quella della Puglia, che riesce a donare caratteristiche uniche e riconoscibili.

Qual è l’attuale assetto della cantina?

 Oggi in azienda abbiamo trentacinque collaboratori, alcuni di loro mi seguono sin dagli inizi. Sono tutti fortemente attaccati ai valori della terra, svolgono con professionalità, dedizione e amore il proprio lavoro, una parte di loro è anche proprietaria di piccoli vigneti che coltiva in modo privato. Il mio è un team multi culturale, perché credo molto nel valore dell’inclusione e degli scambi come strumento di crescita professionale: ad esempio Dimitri, il responsabile dei vigneti, proviene dalla Bulgaria, mentre Miloud dal Marocco. Lo staff è per la maggior parte nella fascia d’età dei 45 anni, fatta eccezione per alcuni vignaioli più anziani che stanno passando il testimone alle nuove generazioni. Ci troviamo in un territorio a forte vocazione agricola, spesso abbandonato dai giovani e trovo che trasmettere la passione per questo mestiere sia un valore aggiunto per quest’area.

Dove nasce la tua passione per il vino e quando hai capito potesse essere la tua strada?

A scuola sono sempre stata la prima della classe, all’inizio senza fatica, poi, crescendo sempre più con impegno e sacrificio. Anche perché ho scelto un’università molto competitiva, d’altra parte venivo da una famiglia molto ambiziosa. Una volta laureata ho fatto un master in “Business Administration” a Londra e poi nel 2001 sono rientrata nell’azienda estrattiva di famiglia per occuparmi della parte più gestionale. La mia prima rivoluzione è arrivata nel 2008 con la nascita mia figlia Giulia. All’epoca avevo 33 anni e una vita ormai avviata, quasi preconfezionata direi: figlia di imprenditore, moglie di un imprenditore ed io stessa a capo di un’impresa storica.

Durante la gravidanza e anche dopo la nascita di Giulia ho iniziato a pormi delle domande: «È davvero questa la vita che voglio? È davvero questa la vita che voglio dare a mia figlia?». La risposta è stata ovviamente, no. Ho iniziato a “riformattarmi”, trascorrendo il tempo in campagna, dove ritrovavo i miei ricordi d’infanzia, riscoprendo la calma e una dimensione fatta di semplicità e autenticità che amavo. Così decisi di mollare tutto e ritornare alle mie origini, trasferendomi proprio in campagna per avviare un’azienda agricola, dove fare vino. Il lavoro del viticoltore mi è stato spiegato dalle maestranze locali e confesso che sono stati anni molto difficili e complessi.

Come mai hai intrapreso la strada dei vini naturali?

La seconda rivoluzione della mia vita si chiama Agnese, la mia seconda figlia. Agnese vuol dire purezza e questo ha ispirato la nuova direzione che avrebbe dovuto prendere il mio vino. Così sono passata da una visione più classica della produzione biologica a una visione empatica e spontanea dei miei vini. Sono nati così i vini naturali della mia azienda, che portano al loro interno le vibrazioni mie, delle mie figlie, dei miei collaboratori e della mia terra. Voglio trasmettere tutta l’originalità, la forza e l’autenticità del territorio dove sono cresciuta e raccontare la vera storia della mia terra, facendolo appunto con il vino, che rispecchia il mio essere senza filtri e senza trucco. Non c’è alcun intervento chimico né meccanico, produciamo quindi un vino vivo.

Il mio desiderio per la prossima rivoluzione sarà portare in giro per il mondo il mio vino, sperando che questo possa essere fonte d’ispirazione al cambiamento, così come lo è stato per me. Voglio che la gente possa tirare fuori la parte migliore di sé e liberarsi dai condizionamenti, perché sono convinta che solo così il mondo potrà migliorare sotto molteplici aspetti.

 

 Il Gargano è una terra ricca di risorse naturali che fatica ad aprirsi all’esterno, come riesci a convivere con questo aspetto?

 Il Gargano è una terra meravigliosa e con un grandissimo potenziale. Sono rientrata a casa nel 2001 dopo un lungo periodo trascorso in giro per il mondo, per motivi di studio, portando con me il desiderio di realizzare qualcosa di bello nella mia terra. Ho creato un’azienda agricola, grazie ai fondi dell’Unione europea in favore delle donne imprenditrici nel Sud Italia. Ho convertito progressivamente i terreni da pascolo in vigneti, raggiungendo oggi circa 100 ettari di superficie vitata, coltivata con metodo biologico e incentrata sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni. Ho contribuito a creare nuove opportunità di lavoro e di integrazione nella zona, gettando così le basi per costruire il mio sogno. Sono fiduciosa che le prossime generazioni si lasceranno affascinare da questa terra come fece Diomede e che il ricambio generazionale porterà benefici e crescita in tutti gli ambiti.

Cosa hai provato quando per la prima volta ti hanno chiamato dall’estero perché volevano visitare la tua cantina?

Era il 2016 ed ero molto felice perché stavo realizzando il mio sogno dopo otto anni di sacrifici e momenti di sconforto. Non potrò mai dimenticare quella sensazione di felicità quando di lì a poco il telefono avrebbe cominciato a squillare tutti i giorni. La mia terra stava diventando polo di attrazione per gli stranieri. Successivamente, arrivarono i miei primi grandi importatori in cantina per vivere la magia della vendemmia e rimasero affascinati proclamandomi, a loro dire: “la madre dei vini naturali”. Dal 2017 ho acquisito maggiore consapevolezza sulle nostre potenzialità.

Se potessi tornare indietro c’è qualcosa che non rifaresti?

 Rifarei tutto esattamente così, anche se il mio percorso è stato a un certo punto destabilizzato da vari detrattori. Non cambierei mai quello che ho fatto fino a oggi, perché le esperienze negative vissute, mi hanno insegnato cosa può subire chi si espone mediaticamente. Ho intrapreso un cammino di miglioramento e consapevolezza. Innovazione, trasparenza ed etica sono stati da sempre il filo conduttore delle mie scelte ed ho costruito e raggiunto una serie di obiettivi per migliorare la qualità del lavoro e dei rapporti umani con i miei collaboratori. Ho aderito alla Rete del lavoro agricolo di qualità, al modello organizzativo 231, ho inserito in cantina una rappresentanza sindacale della FLAI (Federazione Lavoratori Agroindustria). Stiamo inoltre lavorando su accordi di secondo livello per favorire lo smart working ed il welfare aziendale, su questo fronte saremo la prima azienda in Italia del settore agricolo ad adottare questa misura.

Stiamo lavorando per entrare nel movimento B-Corp che mette insieme le migliori imprese del mondo sotto il profilo di elevati standard sociali e ambientali, di trasparenza e responsabilità, con l’obiettivo di creare benessere condiviso. Il motto è “Da migliori del mondo a migliori per il mondo”.

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