L’Associazione Pugliese di Roma, il bello di condividere le proprie origini lontano da casa

A Roma da più di sessant’anni esiste “L’associazione pugliese di Roma” un’associazione culturale senza scopo di lucro nata per aggregare al proprio interno i pugliesi residenti nella Capitale, offrendo loro uno spazio dove condividere le stesse origini e quella sana nostalgia che spesso si prova quando si è lontani dalla Puglia. Da meno di un anno per la prima volta nella storia dell’Associazione è stata eletta una donna come presidente: Irene Venturo stimata oncologa dell’ospedale “Regina Elena” di Roma, da pochi anni in pensione e originaria di Altamura. La dottoressa Venturo ha lasciato la Puglia quando aveva diciassette anni per seguire gli studi di medicina nella Capitale da mezzo secolo vive a Roma, ma il richiamo alle sue origini è forte e pulsa nel suo sangue ecco perché da più di quindici anni fa parte dell’Associazione Pugliese di Roma e da dicembre 2021 si pregia di presiederla. Le abbiamo posto qualche domanda per comprendere i sentimenti che animano coloro che decidono di lasciare la Puglia, tra ricordi legati alla sua infanzia e proiezioni future sul percorso intrapreso dall’Associazione sotto la sua presidenza.

Quando e con quale scopo nasce l’Associazione?

L’Associazione ha una lunga storia, più di sessant’anni di vita, all’inizio la sede era a Via Vittoria Colonna, tra i soci onorari c’è stato anche Aldo Moro. L’Associazione Pugliese di Roma afferisce all’UNAR: Unione Associazioni Regionali, che ha come sua collocazione la Casa delle Regioni nella prestigiosa sede di Via Aldrovandi 16, in uno storico palazzetto adiacente a Villa Borghese. Io sono anche Vice Presidente dell’UNAR. Lo storico direttivo dell’Associazione è stato riconfermato nel dicembre 2021. L’obiettivo principale che si pone è quello di mantenere “vivi” i valori della Puglia a Roma, una piccola percentuale di soci, conformemente allo statuto, è formata anche da persone non pugliesi, i soci aggregati, ma che hanno dimostrato un amore per questa terra.

Qual è l’indirizzo che sta dando all’Associazione sotto la sua presidenza?

Fra gli obiettivi che sto perseguendo per me fondamentale è quello di incrementare l’afflusso delle nuove generazioni all’interno dell’Associazione. Siamo felici di avere tra noi i trentenni e i quarantenni, nuove generazioni di uomini e di donne che ci rendono orgogliosi di essere pugliesi.

Qual è lo spirito comune che percepisce dai pugliesi residenti a Roma?

La volontà di non dimenticare mai le proprie origini senza nostalgia, mantenendo inalterate quelle che sono le caratteristiche genetiche di noi pugliesi, l’entusiasmo, e la personalità nell’imporsi e nel farsi strada grazie alle proprie capacità. Oltre allo spirito d’aggregazione mi piace parlare di Bellezza intesa come il culto dei miti classici. Noi pugliesi siamo un coacervo di culture che hanno contaminato il nostro essere.

Roma è una città che riesce a donare e a togliere, nella sua vita cosa ha aggiunto e cosa ha sottratto la vita nella Capitale?

Altamura e Roma sono due città che mi hanno dato tanto in modi diversi, ad Altamura ho vissuto la mia infanzia e ho gestito le mie emozioni, a Roma, mi sono formata a livello di persona e di Professionista. Nel tempo mi sono strutturata con i valori tipici del sud plasmati dall’apertura e dinamicità della vita vissuta nella grande città. Vivendo a Roma negli anni settanta non ho trascorso un periodo semplice come studentessa, ho vissuto la strage del Circeo, gli anni di piombo e l’assassinio di Aldo Moro. Il contatto con la bellezza e tutto quanto Roma mi infondeva, mi hanno donato quella forza che mi ha permesso di superare la paura di quegli anni, io e i miei colleghi universitari avevamo solo la voglia di laurearci ed entrare nel mondo del lavoro. Altamura per quanto sia una bella città cinquant’anni fa non poteva darmi quello che ho vissuto a Roma dal punto di vista artistico e professionale.

Siete ripartiti con gli eventi il vostro calendario come si articola?

Si, siamo ripartiti e il 27 settembre presenteremo il libro di una nostra socia, la professoressa Anna Maria Di Santo “Accade più in un’ora che in cent’anni”, un libro particolare e già premiato. Con questo evento riprenderemo le attività del secondo semestre.

Qual è un ricordo che la riporta alla sua infanzia vissuta in Puglia?

Il mio ricordo è legato al periodo della formazione e al giorno della mia maturità avvenuta il 19 luglio del 1973. Della Puglia conservo l’amore che il mio paese d’origine sa darmi ogni volta che ci ritorno, i miei compaesani mi ricordano con affetto e questo per me è importante. Amo sempre citare una frase di Cesare Pavese: “Io ce l’avevo nella memoria tutto quanto, ero io stesso il mio paese: bastava che chiudessi gli occhi e mi raccogliessi.. per sentire che il mio sangue, le mie ossa, il mio respiro, tutto era fatto di quella sostanza e oltre me e quella terra non esisteva nulla”.

Se dovesse chiudere gli occhi e le dicessi la parola Puglia a cosa pensa?

Mi porto sempre dentro di me i colori e la forza del mare pugliese, anche se provengo dalla Murgia.

 

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