Uof! Uof! “Edoà, vieni a vedere!”. Nel cortile di casa dell’amico Michele, c’era un gran trambusto. Chi andava, chi veniva: c’era il vicino del piano di sotto che portava una coperta, la signora Elvira tutta concitata con una scodella piena d’acqua che quasi rovesciava sulla ‘zi Teresa. Qualcuno usciva in cortile con un bricco di latte.
Un piccolo gruppo di ragazzini in cerchio indicava ad Edoardo il punto verso il quale dirigersi. Si erano ritrovati lì con Pietro per la solita partita di pallone. Impossibile fermarsi in casa di Nonna Pina: papà Alberto era impegnato con una consegna urgente che richiedeva il massimo della concentrazione. Così, nessun pallone tra i piedi, che sia in cortile o nel giardino, tantomeno davanti casa o nell’orto.
Uof Uof! Anche quel guaire sommesso incuriosiva le giovani orecchie di Edoardo. Farsi spazio tra i presenti non era facile, ma il ragazzo sapeva come muoversi per scivolare tra la folla. E poi lì tutti lo conoscevano e l’avevano preso in simpatia. Tutti tranne uno: Marco, uno del quartiere, di un paio di anni più grande di lui, che se ne stava sempre in disparte, sul volto un’aria sostenuta e diffidente contro la quale era molto facile scontrarsi. Edoardo sapeva di non essergli del tutto antipatico, ma in presenza di Marco, lui si ammutoliva e diventava nervoso.
Era stato proprio Marco a trovare Fuffi, un cucciolo abbandonato in un cartone che pubblicizzava una nota marca di passata di pomodoro. Fuffi era spaventato a morte e denutrito. Edoardo aveva sempre avuto un’attitudine particolare verso gli animali e anche questa volta i suoi modi delicati fecero da magnete. Avvicinatosi il ragazzino al piccolo gruppetto di persone, il neobattezzato Fuffi smise quasi istantaneamente di lamentarsi. Sembrò a tutti amore a prima vista, perché l’animale si lasciò accarezzare con una docilità sconcertante.
Quel pomeriggio, Edoardo tornò a casa con un fagotto tra le braccia e due nuovi amici: Fuffi e Marco. Già, perché il ragazzo dapprima diffidente verso il giovane venuto dal nord aveva molto a cuore la sorte del piccolo animale, il quale dal canto suo si era affezionato con uno sguardo ad Edoardo. E avendo trovato lui il povero cagnolino per la strada, Marco voleva accertarsi della risposta che Edoardo avrebbe ricevuto a casa di Pinuccia e soprattutto delle condizioni nelle quali avrebbe vissuto il cucciolo.
Non gli ci volle molto per scoprirlo. Erano entrati nella proprietà passando dall’orto. Edoardo voleva assicurarsi di ricevere prima il benestare di Nonna Pina, la quale avrebbe parlato con i genitori di Edo e messo una buona parola per la povera creatura. La trovarono tra le file di lattughe e pomodori. L’anziana, vedendo il fagotto che il bisnipote portava in braccio rimase interdetta. Ma, spiegata la situazione, acconsentì all’adozione di Fuffi – anche l’anziana si lasciava intenerire dalle bestie, come usava chiamarle lei. Solo quando capì il motivo per cui Marco aveva accompagnato Edoardo in casa sua (come osava pensare che avrebbe mai potuto maltrattare quella povera bestiola?!), cominciò ad alzare la voce “E ci jè?! Pensi che lo tengo legato con la ZAUC stretta al collo tutto il giorno sotto il sole?! Che siamo barbari qui?!”. Ora, ad Edoardo non era chiaro cosa fosse la ZAUC, ma dal gesto di Marco che simulava il cappio al collo gli sembrò chiaro che Nonna Pina era la persona giusta per occuparsi di Fuffi insieme a lui.
E Fuffi? Come l’ha presa?
Uof uof!