“Ulva lactuca” detta la lattuga di mare, il superfood buono da mangiare

Chi ama passare le giornate di primavera al mare cominciando a mettere i piedi nell’acqua fredda, avrà notato, attaccata agli scogli nei pressi della superficie, un’alga di colore verde brillante che ondeggia al ritmo della corrente. È la lattuga di mare (ulva lactuca), un’alga poco considerata che, in realtà, è ricca di proprietà nutritive e, in cucina, se ben utilizzata, è davvero sfiziosa.

Si tratta di un’alga molto ricca di fibre, vitamine A, B, C (più degli agrumi), di ferro (più di lenticchie e spinaci), di calcio (molto più del latte) e magnesio (in quantità maggiore di spinaci e tuorlo d’uovo), oltre ad essere carica di proteine vegetali e di tutti gli amminoacidi essenziali. Dall’ambiente marino trae una grandissima quantità di sali minerali e oligoelementi biodisponibili e, inoltre, contiene rame, zinco, fosforo, zolfo, selenio, manganese ed è una preziosissima fonte di carotenoidi, clorofilla e polisaccaridi.

Molto usata, proprio per queste sue peculiarità, nella preparazione di integratori alimentari, la lattuga di mare è un vero superfood utilizzabile con soddisfazione anche in cucina. Ovviamente va raccolta in tratti di mare con acque pulite, staccandola  delicatamente dagli scogli a cui si abbarbica con il suo peduncolo.

Cosa si può fare in cucina con la lattuga di mare? Il più tipico degli utilizzi è nelle zeppole di mare, ricetta tipicamente campana, che si preparano esattamente come le nostre pettole, cioè con un impasto molto morbido fatto con farina, acqua e lievito, nel quale viene inserita l’alga tagliuzzata. Quando l’impasto è ben lievitato lo si frigge in olio bollente lasciandolo cadere da un cucchiaio creando appunto delle fragranti zeppole, simili a quelle che a Bari vengono chiamate popizze.

La lattuga di mare può essere usata in tanti altri modi, abbinata ad una pasta oppure in insalata, e, perché no, aggiunta ad un risotto o ad una zuppa di pesce.

Ma la ricetta più gustosa in assoluto me la sono inventata una trentina di anni fa uscendo dal mare, dopo una battuta di pesca subacquea, con un gran quantitativo di questa ottima alga. Dopo averla ben pulita, preparatela in tempura, passandola in una pastella lasciata volutamente grumosa (proprio come fanno i giapponesi) di farina di riso e acqua frizzante ghiacciata, nella quale, volendo dare un colore più caldo, si può aggiungere un tuorlo d’uovo. Friggendola in olio bollente, sarà croccantissima e gustosissima, dal sapore salmastro, leggermente amarognolo e con un delicatissimo profumo e sapore di mare.

Se sarete stati bravi nel preparare la pastella e l’olio della frittura profondo e bollente, avrete delle inusuali frittelle incredibilmente buone e croccanti gustate calde. Ma, se mai dovessero avanzare, rimarranno croccanti anche quando saranno fredde e, persino, il giorno successivo.

 

 

 

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