Viaggio nella Puglia “inedita” dell’arte con il critico Giuseppe Lopriore

Critica e storia dell’arte assumono le opere a oggetto di scienza. Uffici pubblici assumono il compito della loro conservazione. Il commercio delle opere ne cura il mercato. “Ma in tutto questo indaffaramento incontriamo veramente l’opera d’arte?”

È questa la domanda che si pose il filosofo tedesco Martin Heiddeger ne “L’origine dell’opera d’arte, andando alla ricerca proprio dell’essenza dell’opera d’arte e della sua origine come oggetto con una sua ontologia.

Giuseppe Lopriore fa proprio questo: farci incontrare l’opera d’arte in un contesto specifico, la Puglia. Giovane critico d’arte della scuola di Roberto Longhi, guida turistica e docente esperto in didattica museale, Lopriore ha fatto della divulgazione delle bellezze pugliesi il suo obiettivo. È originario di un luogo che, come dice lui stesso, di provinciale ha solo la collocazione geografica: Conversano (Ba), punto di approdo dei più grandi maestri della pittura napoletana e romana.

Mentre frequentava il liceo classico, l’insegnante di lettere organizzò una visita al ciclo pittorico della Gerusalemme liberata di Paolo Finoglio, ora custodito nella pancia del castello di Conversano. Toccò a lui recitare a memoria le ottave del poema del Tasso relative al Battesimo di Clorinda. È una delle scene più ricche di pathos della storia della presa del Santo Sepolcro ad opera dei cristiani. Qui Clorinda morente, dopo una battaglia durata tutta la notte, chiede al suo nemico Tancredi il battesimo, convertendosi al cristianesimo. Solo a questo punto Tancredi, togliendole l’elmo, si accorge che celava la donna da lui amata.

Di fronte a questo ciclo unico al mondo, composto da dieci grandi diapositive pittoriche, Lopriore comprende la dimensione del racconto dell’opera. La sua educazione sentimentale al bello è iniziata, però, molto prima, quando suo padre, titolare di un’impresa edile che si occupava di recupero di architettura sacra, lo porta sui cantieri, esortandolo a “vedere le cose belle”. Così, questo amore per l’arte. sbocciato nei sottotetti delle basiliche di Puglia, diventa un sentimento più maturo, attraverso studi specifici, fino a costituire un lavoro.

Con tratti di grande suggestione fai incontrare l’arte pugliese ai turisti, agli studenti delle scuole, agli appassionati. Questo è l’aspetto più significativo del tuo lavoro come guida turistica. Puoi spiegarmi, invece, cosa fa il critico d’arte?

Il critico d’arte è uno studioso che si occupa di attribuzione delle opere, approfondimento e ricostruzione di movimenti attraverso il recupero dei contatti tra i diversi artisti e l’analisi degli archivi. Si avvale di una serie di discipline complementari. Ha una grande responsabilità perché può fare la fortuna di un artista. Analizza e determina il valore delle opere d’arte, anche attraverso perizie. Il critico, inoltre, cura mostre, cataloghi ed altre pubblicazioni scientifiche all’interno del contesto estetico.

Qual è la specificità della Puglia dal punto di vista artistico?

È la porta d’Oriente, una regione le cui opere hanno una varietà di stili, anche sovrapposti, legati alle diverse dominazioni. Prendiamo come esempio la cattedrale di Otranto: è in stile latino ma la pavimentazione a mosaico la lega ad un’arte tipicamente orientale. A Bari, poi, per più di un quarto di secolo c’è stato un emirato arabo berbero-iracheno. Bari è stata sede del catapano bizantino e questo non poteva non lasciare segni sull’arte.

Per ciascuna provincia della Puglia, vorrei che tu scegliessi per i nostri lettori un monumento, un’opera, un autore di rilievo, meno conosciuto/a dal grande pubblico.

Sulla via micaelica (di San Michele Arcangelo ndr), a 10 chilometri da Manfredonia c’è l’abbazia medievale di San Leonardo di Siponto, fondata dai cavalieri teutonici. Qui possiamo ammirare una delle espressioni più riuscite di GNOMONICA, la scienza astronomico-architettonica legata alla proiezione della sfera celeste. Si tratta di un piccolo foro in direzione Sud del tetto, decorato con un rosone a undici petali, che alle 12 di ogni 21 giugno intercetta un raggio di sole e lo proietta in un punto del pavimento in cui compare una piccola croce. Un evento di grande impatto emozionale e simbolico.

Per la BAT citerei sicuramente la pinacoteca, allocata in palazzo Marra a Barletta, dove sono custodite le tele del pittore ottocentesco Giuseppe De Nittis, unico vero impressionista italiano, amico di Degas e Zola.

In provincia di Bari, merita sicuramente una visita la quasi sconosciuta chiesa di San Cosma, a Conversano, custodita dalle dodici suore dell’annesso convento. Il suo interno ad una navata, con la volta a stucchi dorati e gli altari laterali adorni delle tele del Finoglio, è la più sontuosa testimonianza del barocco napoletano in Puglia.

A Mottola, in provincia di Taranto, ci sono le “Grotte di Dio, chiese rupestri uniche per la qualità dell’architettura geometrica in negativo, cioè costruite per via di togliere pietra. In particolare, la chiesa di San Nicola, che si è salvata dal degrado grazie alla sua posizione nascosta in una lama, è ricca di affreschi e presenta un altro esempio di gnomonica.

Nel cuore del centro storico di Brindisi, il tempio a ferro di cavallo di San Giovanni al Sepolcro, fondato nell’ XI secolo e frequentato dai cavalieri crociati, che da lì partivano per la Terra Santa. Tra le particolarità di questa chiesa, un ciclo di affreschi collocati nella sezione superiore dei muri perché i crociati entravano a cavallo e li ammiravano, appunto, ad altezza di sella.

Per Lecce, notevole è il sito Fai (Fondo Ambiente Italiano) di Santa Maria di Cerrate: chiesa latina a tre navate, con affreschi bizantini e iscrizioni in arabo nei sottarchi che inneggiano ad Allah. Il sovrano normanno cattolico-cristiano che la fece costruire vi insediò dei monaci greco-ortodossi, compiendo un’operazione di tipo politico-religioso senza precedenti. La chiesa, infatti, successivamente ampliata ed incastonata in una masseria fortificata, divenne luogo di aggregazione delle tre principali religioni monoteiste del Mediterraneo. Nel 1531, quando passò sotto il controllo dell’Ospedale degli incurabili di Napoli, il complesso arrivò a comprendere anche stalle, alloggi per i contadini, un pozzo, un mulino, due frantoi ipogei. Il centro sarà poi depredato dai saraceni e abbandonato per due secoli, fino a quando la Provincia di Lecce l’ha recuperato e riaperto al culto.

La fruizione dell’arte passa necessariamente anche attraverso l’emozione, i sentimenti. Questo spiega la centralità dell’arte nella nostra vita, se consideriamo (come sottolineano le neuroscienze) quanto contino le emozioni per la ragione. C’è un’espressione artistica in Puglia che ti emoziona particolarmente?

È Alberobello, culla dell’Umanesimo della pietra ed emblema della forza di resilienza del popolo pugliese. Un luogo fiabesco, lillipuziano, con una parvenza di paese fatato che racconta, però, la storia di una grande civiltà. La civiltà contadina della puglia. Lì, come in tutta la Valle d’Itria, per secoli gli uomini hanno avuto la forza di spietrare le colline per costruire case. Era stato Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona a introdurre coloni che dovevano costruire case solo a trullo perché egli avrebbe potuto in qualunque momento ordinarne la rimozione: sarebbe bastato, infatti, togliere il pinnacolo sulla sommità e la struttura sarebbe immediatamente implosa. Questo aveva l’unico obiettivo di evitargli di pagare le tasse altrimenti dovute al governo centrale di Napoli. Il risultato fu quello di creare una civiltà quasi clandestina, senza tempo, senza storia e, soprattutto, senza diritti civili, frutto del rapporto antichissimo tra l’uomo e la pietra.

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