Vinitaly, l’anno della ripartenza e del record di buyer stranieri

Si chiude l’edizione 54 di Vinitaly, l’edizione della ripartenza dopo due anni di stop forzato causato dal Covid19, il Vinitaly 2022 registra il record storico di incidenza di buyer stranieri in rapporto al totale ingressi: i 25.000 operatori stranieri (da 139 Paesi) rappresentano infatti il 28% del totale degli operatori arrivati in fiera (88.000). E ciò al netto della fortissima contrazione – legata alle limitazioni pandemiche agli spostamenti internazionali – degli arrivi da Cina e Giappone, oltre ovviamente ai buyer russi. Un contingente che pesa complessivamente per circa 5.000 mancati arrivi ma che non ha impedito la rimodulazione dell’assetto partecipativo di una manifestazione che in chiave nazionale ha anche ribilanciato le presenze del Centro-Sud – in rialzo – con quelle del Nord.

La Puglia con le sue 110 aziende presenti ha dimostrato la voglia di tornare a svolgere un ruolo da protagonista nel settore vinicolo.  Questi quattro giorni di Vinitaly hanno evidenziato un fenomeno concreto, che coinvolge molte cantine pugliesi, ossia il cambio generazionale all’interno delle stesse. Il nuovo che avanza ha cercato, attraverso la propria presenza, di velocizzare alcuni passaggi legati alla digitalizzazione, raccontando un aspetto nuovo di questa terra, con uno spirito che risultasse più immediato agli occhi del consumatore. I figli hanno la volontà di non stravolgere il lavoro realizzato dai padri, ma di innovarlo, conservandone i valori fondanti. Gran  parte dei produttori presenti  ha confermato la volontà di voler esserci al Vinitaly 2022, perché questo anno preciso avrebbe segnato una linea da dove ripartire e da dove partire, dopo aver compreso quali sarebbero state le mosse e le strategie realizzate dal mercato di riferimento.

Le impressioni a caldo raccolte hanno fatto registrare un grande entusiasmo da parte dei produttori nell’aver ritrovato numerosi buyer stranieri e un pubblico di addetti ai lavori molto interessato.  Anche se tanti ci hanno confermato che i risultati ottenuti al Vinitaly si potranno riscontrare solo una volta tornati a casa. L’offerta realizzata dalla Puglia ha parlato di vino e attraverso esso ha cercato, con le degustazioni in programma, di raccontare il proprio territorio.

Un’edizione nel segno della ripartenza che ha confermato per molti le fiduciose iniziali aspettative. Sul fronte delle presenze estere, nel testa a testa tra Stati Uniti e Germania la spuntano i primi che confermano la leadership nella classifica delle nazioni presenti. Terzo rimane il Regno Unito, mentre il Canada subentra alla Cina nella quarta posizione, davanti alla Francia. Seguono Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca e Danimarca. Bene, nel complesso, le presenze dal continente europeo, che hanno rappresentato oltre due terzi del totale degli esteri. Ottime anche le performance di Francia, Svizzera, Belgio e Olanda che vedono aumentare il numero degli operatori rispetto alle passate edizioni. Si consolidano inoltre le presenze dei Paesi del Nord e dell’Est, con in evidenza Finlandia, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovenia e Romania. In ambito extraeuropeo, tengono Paesi come Singapore, Corea del Sud, Vietnam; in crescita l’India. Infine, anche se con valori assoluti contenuti, si dimezzano le presenze dall’Oceania mentre più che raddoppiano quelle dall’Africa.

Il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese ha affermato: “Guardiamo ora al 2023 con un evento ancora più attento alle logiche di mercato e alla funzione di servizio e di indirizzo della nostra fiera in favore di un comparto che abbiamo ritrovato entusiasta di essere tornato a Verona dopo tre anni”. Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Si è chiuso il Vinitaly che volevamo, e non era nulla scontato. Abbiamo dato un primo riscontro dopo una lunga attività di ascolto e condivisione con le aziende del settore, e dato vita a un piano che troverà, progressivamente, pieno regime entro il prossimo biennio. Segnare il record di incidenza di buyer esteri in un anno così difficile sul piano congiunturale e geopolitico è tutt’altro che banale ed evidenzia tutta la determinazione di Veronafiere nel perseguire i propri obiettivi”.

 

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