Pane, amore e fantasia: Antonio Cera e le sue donne

Come ci ha insegnato Maleficent, i baci d’amore che salvano non sono solo quelli dei principi o delle principesse, ma anche quelli tra madre e figlia. Come ci ha insegnato Frozen, l’amore tra sorelle può insegnarci molto più su noi stessi rispetto a quello verso dei completi estranei. Per questo motivo, per San Valentino 2022, abbiamo scelto di raccontarvi una storia d’amore diversa, in cui ci sono un uomo, tre donne e un paese di 13 mila abitanti dove il pane è religione.

 

Siamo a San Marco in Lamis, in provincia di Foggia. Qui nasce Antonio Cera. Figlio unico e unico nipote di nonno e due zie, proprietari di un forno aperto nel 1961. Dopo la scuola, da ragazzo, Antonio va a rifugiarsi proprio lì, tra i sacchi di farina e le pagnotte. Dopo la laurea in Bocconi, con un posto di lavoro già avviato, Antonio lascia la città e sceglie di tornare indietro. Rimette il suo cuore in quel forno di famiglia, con le donne che l’hanno sempre accudito e temprato, non con il dito puntato, ma con la pazienza e la consapevolezza che, da umani, gli errori capitano, e che «la prossima volta farai meglio».

 

La prima parte di questa storia d’amore è quella tra Antonio e il mestiere del fornaio. Tornato a casa, Antonio osserva che si fa un gran parlare di chef, pizzaioli, pasticcieri, ma che nessuno menziona mai chi fa il pane. Quindi inizia a lavorare con le aziende eccellenti di Gargano e Monti della Daunia, diventando il fornaio dei ristoranti stellati di tutta Italia. «Nel 2010 ho realizzato il mio sogno: tornare in provincia di Foggia e creare una realtà che producesse valore». Dopo aver messo a punto i suoi pani esclusivi e il suo Panterrone, il panettone che parla di terra, inventa “Grani Futuri”, un movimento culturale che esalta e vivifica tutti i mondi che ruotano intorno al pane, anche oltreoceano.

 

Per fare cose così grandi bisogna avere gambe ferme e cuore saldo, insieme a un team che ti copre le spalle. Qui inizia la seconda parte di questa storia d’amore, più antica, quella con la magica triade: zia Maria, zia Tanella e mamma Lina. Zia Maria è la donna che ha dato il nome al Forno Sammarco, la casa di ogni progetto attuale di Antonio. Anche oggi, se chiedete in giro, i local lo chiamano “lu fùrne de la Marìe”. Queste tre donne sono la roccia su cui Antonio ha costruito i suoi progetti, quella da cui ogni mattina salta per sognare ancora più in grande.

 

Rimasta vedova, mamma Lina, che oggi ha 78 anni, ha continuato a lavorare e a prendersi cura delle sorelle più grandi, Maria, che di anni ne ha 94, e Tanella, che ne ha “solo” 90. Quando parla di loro, Antonio si perde: gli brillano gli occhi e gli vibra la voce, come a un innamorato. «Sono un corpo, un anima e un pensiero unico. Loro traducono, fin dove riescono, ciò che io penso. Sono uniche, insostituibili. Hanno un senso del dovere, dell’abnegazione, della passione che poche volte ho incontrato nella mia vita. Fanno tutto col sorriso sulle labbra, e questo mi dà forza. La fretta, il rimprovero, l’errore non fanno parte della loro vita. Tutto il contrario di quello che viviamo fuori. Spezzano il chiacchiericcio, non spettegolano, non consumano energie nel parlar male degli altri. Sul territorio si prende forza, parlando male degli altri, ma loro no, non lo fanno».

 

Antonio, sua mamma e le zie mangiano e lavorano insieme. Si separano di notte, quando Antonio torna a casa e le donne della sua vita tornano nelle loro stanze. Nel tempo passato insieme, l’amore tra i componenti di questo quartetto si esprime in vari modi. «Mamma è capace di pensare a cosa dovrei mangiare il giorno dopo o anche due. Si organizza con i fornitori e pensa al menu. Zia Maria esprime il suo amore con le primizie: se a casa arriva qualcosa di buono, lei la conserva per me. Oggi lo fa per mio figlio Michelangelo. A mia memoria, non ha mai conservato nulla per sé stessa. Quando ero bambino, zia Tanella metteva da parte dei soldini per me in una bottiglia di plastica, perché qui non si butta via niente. Ora lo fa per mio figlio: l’accordo è che se ne possa regalare solo una all’anno».

E Antonio, vi starete chiedendo, cosa fa per loro? «Niente, se paragonato a quello che loro fanno e hanno fatto per me. Ma una piccola cosa sento di averla fatta: gli ho dato una dimensione quasi impensabile per persone di una certa età, integrandole in una realtà produttiva, traendo il meglio di quello che possono dare, rendendole vive e attive». Antonio ha fatto anche di più. Lavorando con i più grandi chef italiani, non ha lasciato le sue donne a San Marco in Lamis, ma le ha portate con sé. Così mamma e zie sono diventate personaggi famosi nel mondo dell’enogastronomia.

 

Si permettono di fare appunti alle tavole più importanti d’Italia. Hanno fatto cadere in ginocchio Massimo Bottura durante La cena delle cene, organizzata con Viviana Varese, a Milano, nel 2018. Hanno stregato Lara Gilmore con i più semplici dei loro biscotti. Durante il dibattito con il creatore dell’Osteria Francescana, mamma Lina è stata chiamata sul palco e dalla platea, raggiunta da un microfono, come una vera rockstar, zia Maria ha detto: «Un saluto a tutti». La stessa Maria, che non lascia mai il forno e ne assaggia tutti i prodotti ogni giorno, davanti a una mozzarella di 5 kg servita alla tavola di Gennaro Esposito, ha detto: «No, grazie, per me è un po’ troppo». Al termine della cena, Esposito le chiese: «Ha mangiato bene oggi?». E lei: «Benino, grazie». Quando lo chef le ha chiesto se avrebbe voluto passare la sua vita sempre così, lei ha esclamato: «Non sia mai! Non è che non mi sia piaciuto, ma queste cose posso farle una o due volte all’anno. Poi devo tornare a casa, alle mie cose, al mio lavoro».

 

Il terzo atto di questa storia d’amore è tra Antonio e il suo territorio. «Ho sempre pensato e contato che, un giorno, insieme potessimo diventare una guida per un intero territorio». E finalmente in questo 2022 sembra che il progetto sta per concretizzarsi. A pochi chilometri dal paese che contava 36 forni e 10 mulini, sorgerà un laboratorio in cui Antonio, sua mamma e le zie riuniranno tutto il sapere di San Marco in Lamis sul pane e lo metteranno a disposizione di chi lo vorrà apprendere. A insegnare non ci saranno nomi blasonati, bensì le donne del paese, quelle che al pane danno forma ogni giorno.

C’è un ultimo pezzo di questa storia d’amore, che va raccontato. Quando Antonio torna a casa, ad aspettarlo c’è Carlotta. La sua compagna è parte integrante del team del Forno Sammarco e, come tutti, è totalmente innamorata di mamma Lina e delle zie. «Una cosa che mi ha fatto riflettere e colpito di loro – sottolinea Antonio – è che non hanno mai avuto l’esigenza di fare un viaggio o di comprare qualcosa a tutti i costi. C’è sempre stato un trasferimento dal più grande ad aiutare il più piccolo, con il più piccolo che cresce e aiuta il più grande. Forse è questo il dono d’amore che porterò sempre con me».

Photo credits: Antonio Cera

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