Graticciaia, il vino emblema della cantina Vallone

Erano gli anni Novanta quando ho scoperto il Graticciaia, ed è stata felicità al primo sorso. Una felicità legata alla sua identità di vino straordinariamente unico, che sembra avere dentro di me una via di comunicazione interiore privilegiata.

Sarà perché ogni volta che lo assaggio mi fa ripercorrere l’immagine di bellissime vigne ad alberello indorate dal sole salentino, o perché possiede la forza dell’appassimento delle uve assieme all’eleganza di uno dei migliori rossi d’Italia.

Dalla prima annata (1986) ad oggi il suo linguaggio è rimasto pressoché identico, con i grappoli di Negroamaro selezionati uno ad uno e poi leggermente appassiti in graticci – ecco il nome Graticciaia! – sulle terrazze del Castello di Serranova nel brindisino, dove il microclima marino, rinfrescato da brezze, può concentrare in quelle uve una materia unica e ricchissima.

Dopo circa venti giorni, quando l’enologo-fuoriclasse Marco Mascellani lo reputerà opportuno, verrà avviata la vinificazione ed il trasferimento in acciaio per diciotto mesi e in pièce di rovere francese e vasche in cemento per un anno.

Cosa mi affascina di più del Graticciaia? Un particolare ed incantevole mélange di toni olfattivi, la grazia sottile di un rosso che fa dell’armonia la sua dote primaria e la bravura di Vittoria, Maria Teresa e Francesco Vallone che ogni anno ci danno un assaggio importante del loro prezioso territorio, facendo diffondere sul volto dei miei commensali un’espressione di gioia.

Graticciaia 2016 AGRICOLE VALLONE

Negroamaro 100% – € 55

Rubino brillante con palesi nuance granato. Il quadro olfattivo è mediterraneo e raffinato e ciò che si coglie a immediata rotazione del calice è la sua progenie così aristocratica che è impossibile non farsi catturare. Profuma di spezie, liquirizia in stecco, carruba, pot-pourri e ancora erbe aromatiche e ciliegia sotto spirito. In bocca si distende con pari grazia dimostrando una certa silhouette fresco-sapida difficile da immaginare in un campione in parte frutto di appassimento. Lunghissimo, dal tannino dolce e sinuoso, si attenua in perfetta rispondenza con il naso, lasciando intravedere un duraturo e roseo futuro di maturazione.

A voi la scelta se degustarlo con o senza cibo, io l’ho fatto sul castrato alla brace e ancora mi lecco i baffi.

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