L’impatto, il boato, la nave accasciata e Giuseppe che non c’è più. Alberobello piegata dal dolore, una Comunità squarciata dalle lacrime, la vita affogata a 30 anni.
Sono passati 10 anni, ma sembra ieri. Oggi 13 gennaio 2022 Alberobello piange Giuseppe Girolamo, il giovane della Capitale dei trulli che il 13 gennaio 2012 ha perso la vita nel naufragio della Costa Concordia, all’isola del Giglio.
Giuseppe, che lavorava sulla nave come batterista, cedette il proprio posto sulla scialuppa di salvataggio a due fratellini, alla loro mamma e al loro papà pur non sapendo nuotare e quindi consapevole che quel gesto gli sarebbe costato la vita.
«Non ci sono parole per esprimere il suo grandissimo gesto fatto con il cuore – dice Antonella Bologna, la donna salvata da Giuseppe insieme alla sua famiglia –. Lui è un eroe, il nostro angelo. ci ha salvato la vita, non lo dimenticherò mai».
La passione per la musica, l’amore per il lavoro sulle navi da crociera, il sorriso che non mancava sulle sue labbra. Lo ricordano tutti così ad Alberobello e lo ricorda così Antonella Bologna che quegli attimi tremendi, mentre la Concordia colava a picco, li ha ancora scolpiti nella testa: «La nave si stava inclinando sempre di più – racconta la donna – . E noi come cadaveri che camminavano, ci guardavamo in faccia con terrore. Io però ero fredda, dovevo proteggere i miei bambini. Ci siamo così diretti in un punto della nave dove abbiamo indossato dei salvagenti. Frattanto dagli autoparlanti fummo invitati, dopo un’ora e un quarto ad andare nel ponte 4 dove avrebbero calato le scialuppe. C’era il delirio. Non dissero di far passare prima le donne e i bambini. Si pensava, guardandosi negli occhi: O muori tu o muoio io. Ci spingevamo, ci strattonavamo tutti».
La testimonianza di Antonella Bologna è allegata alle decine e decine di richieste che il Comune di Alberobello ha inviato – invano – in questi anni per ottenere la medaglia al valor civile. Che è un gesto simbolico e doveroso nei confronti di un eroe generoso che ha sacrificato se stesso per salvare il prossimo.
Antonella Bologna lo descrive così: «A guardare la scena stava un uomo vestito di nero, in un angolo, con la testa china e io ricordo di avergli detto: La prego, mi deve far salire, ho due bambini. Nel panico generale è riuscito a restare calmo e ad aiutarci. Credo fosse un angelo o mi è parso tale. Perché solo grazie a lui siamo riusciti a salire nella terza scialuppa e accomodarci nella parte finale. Dopo di ciò è scomparso». É annegato Giuseppe, risucchiato dall’acqua gelida di quella notte, dal mare profondo. Com’è profondo il dolore ancora oggi ad Alberobello. L’amministrazione avrebbe voluto intestare al giovane la piazza principale del paese – piazza del Popolo – quella che arriva al Comune e che cuce le parti più belle della località pugliese patrimonio dell’Unesco: da un lato verso la chiesa dei Santi Medici, dall’altra verso il belvedere che si affaccia sulla zona trulli. La mamma del giovane però non ha mai voluto. Le scoppierebbe ancora di più il cuore ad attraversare quella piazza così centrale, così visitata, pensando al figlio che non c’è più.
Sulla richiesta al valor civile il Comune non demorde, non si è mai arreso. Lettere continue, telefonate su telefonate.
«Ci auguriamo che la nostra richiesta, che è quella di una intera Comunità, possa trovare accoglimento – dice il sindaco Michele Longo – affinché Giuseppe Girolamo riceva finalmente il giusto merito per il proprio esemplare comportamento, modello di vita per ciascuno di noi».
Per volontà del primo cittadino oggi al municipio ci sono le bandiere listate a lutto, a mezz’asta sul balcone che si affaccia su quella piazza che idealmente porta comunque il nome di Giuseppe e ne tramanda la memoria. Così, ancora oggi, dieci anni dopo, con orgoglio e con identica commozione, Alberobello piange il suo eroe, orgogliosa di annoverarlo tra i suoi cittadini più illustri, straordinario emblema di altruismo e generosità.